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El Salvador e Bitcoin, storia di un matrimonio

Di Davide Grammatica

Nel settembre 2021 Bitcoin è diventato moneta a corso legale in El Salvador: un test fondamentale per BTC, ma che cosa implica?

El Salvador e Bitcoin, storia di un matrimonio

El Salvador e Bitcoin

Nayib Bukele è il presidente quarantenne di El Salvador. Il “dittatore più cool” a detta sua. In circa tre anni, dalla data della sua elezione, si è mosso rapidamente per riformare il suo paese, rimuovendo i giudici dai tribunali e creandosi una cerchia di sostenitori nella ragnatela amministrativa del paese. Ha avuto diversi problemi con giornalisti che lo accusavano di corruzione e si è anche scontrato con Joe Biden, colpevole di non farsi andare a genio il suo accentramento di potere. 

Ma la cosa per cui il presidente è decisamente più famoso (e che interessa in questa sede) è l’aver trasformato El Salvador in un vero e proprio laboratorio per Bitcoin. Un paese che è in sostanza un banco di prova per vedere fino a che punto le criptovalute possano andare oltre il loro attuale status di investimento speculativo, verso un regolamentato mezzo di scambio.

A settembre 2021, El Salvador è diventato il primo Paese ad adottare Bitcoin come moneta a corso legale, e ora su tutto il territorio qualsiasi commerciante è tenuto (almeno sulla carta) ad accettarlo come mezzo di pagamento.

I dettagli dell’operazione

L’obbiettivo è incassare tutto ciò che può derivare dal trend di Bitcoin, inteso come asset ma anche come effetto attivo sul territorio, in termini di popolarità e investimenti nel tessuto industriale. Primo tra tutti il derivato dal mining, con l’obbiettivo di sostenere le politiche economiche del presidente e cercare di ribaltare le questioni relative a povertà e violenza. Magari ribaltando la situazione, trasformando El Salvador nella “Singapore dell’America Latina”. 

Tutto un piano per cercare di evadere (dal punto di vista di un economia in via di sviluppo) il sistema delle banche tradizionali (Wall Street) e gli istituti di credito di ultima istanza come il Fondo monetario internazionale (FMI), i quali sono soliti imporre condizioni di austerità. E per provare a favorire, d’altra parte, i fondi provenienti da un pool crescente di investitori nel mondo crypto. 

Le prime reazioni sono state diverse tra loro. Il Fondo monetario internazionale ha criticato aspramente il passaggio di El Salvador a Bitcoin, avvertendo sul rischio delle oscillazioni di prezzo, considerate a loro volta come troppo rischiose per piccole economie, ma anche sulla politica di Bukele, che potrebbe portare a un indebitamento a lungo andare “insostenibile”. 

Del resto, l’operazione di El Salvador non è stata nemmeno particolarmente “democratica”, per non dire imposta, e recenti sondaggi testimoniano che il 70% dei cittadini non esprime particolare fiducia sulla mossa del governo. I commercianti sono infatti obbligati ad accettare Bitcoin come metodo di pagamento, cosa che, a dirla tutta, non coincide nemmeno con la filosofia più virtuosa di Bitcoin, intesa sempre come affine a una libertà di finanziaria concessa agli individui, non certo costituita. 

Le obbligazioni Bitcoin

Il fulcro dell’operazione di adozione consiste nel dare nuova propulsione all’economia, partendo da delle problematiche concrete. La grossa partita si gioca sui titoli di stato, ovvero le obbligazioni sovrane di El Salvador, che hanno registrato le peggiori performance dei mercati emergenti nel 2021. Un problema di cui si ha certamente consapevolezza e terreno di sfida per il paese, in cui Bitcoin gioca un ruolo chiave.

The Volcano Bond” è il soprannome affibbiato all’offerta di un nuovo bond garantito da Bitcoin, e dovrebbe fornire dollari USA da reinvestire al 50% in BTC e al 50% in sviluppo delle infrastrutture. Tra queste, anche la famosa Bitcoin City, una zona esentasse per gli imprenditori in cui sarà possibile minare nuovi Bitcoin utilizzando l’energia geotermica di un vicino vulcano spento.

Il tasso di interesse dell’obbligazione è del 6,5%, ed El Salvador prevede di iniziare a vendere parte dei suoi investimenti in Bitcoin solo allo scadere di 5 anni, sperando che il prezzo dell’asset sarà più alto. 

Le questioni in gioco sono molte, non sono squisitamente economiche, ma anche politiche e in parte ideologiche. Di certo gli investimenti non mancano, in gran parte da fan delle criptovalute che vogliono investire in un paese di adozione pionieristica di Bitcoin, ma anche altri acquirenti. Tuttavia, è impossibile ad oggi avere un’idea precisa sulla mole di questi fondi. Il Wall Street Journal, per citare una fonte, ha provato ad indagare sulla consistenza di questi investimenti (circa 5 miliardi di dollari), ma non può confermarla anche in virtù del fatto che né Bukele né il ministro delle finanze Alejandro Zelaya hanno mai fatto una dichiarazione precisa in merito. 

L’obbiettivo di Bukele sarebbe quello di sfruttare i soldi dei contribuenti per mantenere alti livelli di spesa pubblica, per le riforme, ma anche per tutelare la sua popolarità. Bitcoin si inserisce nel discorso anche da questo punto di vista, poiché El Salvador, avendo adottato il dollaro statunitense una ventina di anni fa, non può effettuare forme di “quantitative easing”, accedendo alle macchine da stampa per spendere più soldi. E le uniche entrate possono essere fatte attraverso esportazioni, rimesse o turismo, e prestiti. 

Anche per questa ragione, il FMI è ancora in trattativa con il paese su un programma di aiuti finanziari da 1,3 miliardi di dollari, ma vuole che Bukele abbandoni Bitcoin come valuta nazionale. 

Un paese in via di sviluppo, generalmente, vende i propri titoli di stato in “valuta forte”, come dollari, euro o yen per finanziare la spesa pubblica. Con Bitcoin la posta in gioco è molto più alta, perché l’asset crypto pecca ancora dei fondamenti economici per supportare il valore di un titolo. La volatilità è sempre l’incognita principale, e potrebbe costringere il governo a utilizzare le limitate riserve in valuta estera di El Salvador per coprire una perdita di valore. Tutto ciò, a detta degli economisti, ma forse è proprio questo rischio a rendere l’operazione El Salvador particolarmente interessante, e dall’esito per nulla scontato. In primo luogo, perché l’adozione di Bitcoin ha permesso a un giovane leader di poggiarsi su un’innovazione tecnologica e finanziaria dalla portata immensa, conferendogli uno status di celebrità altrimenti irrealizzabile. 

"Le questioni in gioco sono molte, non sono squisitamente economiche, ma anche politiche e in parte ideologiche"

Origini e prospettive

Il piano di adozione di Bitcoin nasce durante la conference di Miami, a giugno 2021, ed è da questa circostanza che giunse l’annuncio ai salvadoregni. Tre giorni dopo l’evento, i legislatori di El Salvador hanno approvato un disegno di legge di tre pagine, senza che fosse discusso in commissione e nel Congresso. Semplicemente, il governo ha speso circa 180 milioni di dollari per effettuare un airdrop di 30 dollari in BTC ai cittadini, fornendo successivamente la piattaforma Chivo, ovvero il wallet per effettuare le transazioni. 

L’adozione, tuttavia, è stata e continuerà ad essere verosimilmente lenta, visto che due terzi della popolazione lavora in nero, e che una tecnologia innovativa difficilmente viene digerita da una cittadinanza con un’alta percentuale di analfabetizzazione. E a ciò si potrebbe aggiungere il rischio di favorire alcune attività criminali.

L’obbligazione, secondo i progetti, sarà il primo titolo di debito sovrano a essere scambiato come un token, sulla piattaforma Bitfinex, a discapito dei normali mercati obbligazionari. Il Bitcoin bond sarà quindi anche il primo titolo ad essere strutturato secondo la legge di El Salvador, poiché normalmente questi vengono garantiti dalle leggi di New York o del Lussemburgo.

Lo scorso luglio, parallelamente, Moody’s Investors Service ha invece abbassato ulteriormente il rating delle obbligazioni tradizionali di El Salvador, proprio a causa dell’adozione di Bitcoin. Così come ha fatto Fitch Ratings a febbraio, che ha denunciato nel contempo l’indebolimento delle istituzioni. 

Nel mentre, Bukele continua a deridere i propri critici su Twitter, e anzi non smette di rincarare la dose pubblicando su Twitter le sue costanti operazioni in Bitcoin. L’ultima, proprio lo scorso 9 maggio, quando il presidente ha annunciato di aver acquistato altri 500 BTC, per un valore di circa 15,5 milioni di dollari. 


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