L’occhio della FED sulla volatilità crypto
Di Davide Grammatica
Il presidente della FED Jerome Powell ha dichiarato come la banca centrale statunitense stia osservando da vicino il mercato delle criptovalute, e come la sua volatilità possa influire sull’economia
La FED e le crypto
Jerome Powell, presidente della Federal Reserve System (FED), ha dichiarato nelle ultime ore, durante un’audizione alla commissione bancaria del Senato, come i funzionari della banca centrale statunitense stiano osservando da vicino il mercato delle criptovalute. E soprattutto nell’ultimo periodo, data l’estrema volatilità di tutto il mercato.
I commenti del presidente sono giunti in risposta alla domanda della senatrice democratica Kyrsten Sinema, che aveva sollevato il dubbio su un eventuale coinvolgimento dell’industria crypto nelle complicazioni che si stanno verificando a livello macroeconomico. E, nel caso, sull’impatto che la recente volatilità delle criptovalute può avere sulle operazioni della FED.
Powell ha quindi affermato come la Federal Reserve stia osservando la situazione in corso “con molta attenzione”, ma ha anche aggiunto che la banca centrale statunitense non vede finora implicazioni macroeconomiche significative.
“Penso che in questo spazio nuovo e molto innovativo ci sia davvero bisogno di un quadro normativo migliore”, ha tenuto a sottolineare Powell. “La stessa attività dovrebbe avere la stessa regolamentazione indipendentemente da dove questa si svolge. Molti prodotti di finanza digitale, in qualche modo, son simili ai prodotti che esistono o sono esistiti nel sistema bancario tradizionale, ma non sono regolamentati allo stesso modo. Quindi dobbiamo farlo”.
L’inflazione
Altra storia è quella che riguarda invece lo scenario più generale, ovvero la campagna per ridurre l’inflazione elevata aumentando i tassi di interesse. Almeno fino a quando la FED non vedrà chiare prove che l’inflazione stia rallentando fino al suo obiettivo del 2%.
“Una recessione economica è certamente una possibilità”, ha dichiarato Powell. ”Non stiamo cercando di provocare e non pensiamo di dover provocare una recessione, ma pensiamo che sia assolutamente essenziale ridurre l’inflazione”.
La normalizzazione della politica monetaria in atto, del resto, potrebbe effettivamente avere una recessione come principale effetto collaterale. È l’eterno dilemma tra inflazione e recessione o, meglio, tra le misure di politica monetaria che servono a raffreddare la corsa dei prezzi e le loro conseguenze sulla crescita.
L’obiettivo, sempre secondo Powell, è un “soft lending”, ovvero un rallentamento dell’attività economica gestito in modo da attenuarne gli effetti negativi e scongiurare rischi di recessione. Nonostante i ripetuti rialzi decisi dalla FED, ad ogni modo, non si è ancora arrivati a un livello di tassi neutro, ovvero la soglia che separa una politica monetaria restrittiva da una espansiva. Secondo Powell, questi dovranno porsi di poco superiori al 2,5%, come dei tassi moderatamente restrittivi, a fronte di un livello di inflazione molto elevato.