Giappone: tasse Bitcoin al 20%, l’Italia rischia di perdere capitali
Di Daniele Corno
Tamaki del DPP giapponese punta a RIDURRE LE TASSE sui guadagni crypto dal 55% al 20%. L'Italia, invece, rischia di perdere capitali.
Riforma fiscale per attrarre investitori crypto
Il Giappone sta rivedendo le tasse sulle plusvalenze per Bitcoin e le criptovalute. Yuichiro Tamaki, leader del Partito Democratico per il Popolo (DPP), ha proposto di ridurre le tasse sui guadagni da bitcoin e criptovalute dal 55% al 20%. La proposta fa parte della campagna elettorale del partito in vista delle elezioni del 27 ottobre, puntando a rendere il Giappone più competitivo nel settore crypto.
Tamaki propone anche esenzioni fiscali per scambi cripto-cripto e l’introduzione di ETF sulle criptovalute. Inoltre, vuole aumentare la leva finanziaria per i trader da 2x a 10x. Queste misure puntano a stimolare gli investimenti e la crescita del settore, contrastando l’attuale regime fiscale giapponese che tassa i guadagni in criptovalute fino al 55%.
Il contrasto con la politica fiscale italiana
Mentre il Giappone vuole ridurre le tasse bitcoin e creare un ambiente favorevole agli investitori, l’Italia sembra seguire una strada diversa. Le politiche fiscali italiane rischiano di far emigrare capitali, specialmente con una potenziale bull market del mercato. Il Giappone, invece, mira ad attrarre nuovi investimenti con la riforma relativa alle tasse su Bitcoin.
La Banca Centrale del Giappone ha anche alzato i tassi d’interesse per la prima volta in 30 anni, alimentando il carry trade, con investitori che usano i tassi bassi per generare profitti altrove. Questa strategia, insieme alla riduzione delle tasse bitcoin, punta a fare del Giappone un polo d’attrazione per i capitali globali.
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