Grayscale rifiuta di fornire le proprie proof of reserves
Di Gabriele Brambilla
Una lettera di Coinbase indirizzata a Greyscale illustra nel dettaglio gli asset detenuti. Peccato che non vengano forniti gli address...
Grayscale: nessuna proof of reserves
Grayscale è l’entità che gestisce il più grande fondo di investimento su Bitcoin al mondo.
In una nota del 18/11/2022, la compagnia ha espresso la volontà di non condividere alcun address relativo ai fondi, evitando quindi di fornire la propria proof of reserves.
La motivazione della scelta viene giustificata da generiche preoccupazioni riguardo alla sicurezza:
“[…] Due to security concerns, we do not make such on-chain wallet information and confirmation data publicly available through a cryptographic Proof-of-Reserve, or other advanced cryptographic accounting procedure. […]”
Lo statement prodotto da Grayscale specifica che in ogni caso i capitali sono al sicuro. Vengono allegati vari documenti ufficiali, compresa la reportistica disponibile sul sito della Securities and Exchange Commission.
Di seguito una schermata dell’ultimo report sul Grayscale Bitcoin Trust.
La lettera di Coinbase
Lo stesso giorno in cui è stato diffuso lo statement, Coinbase ha indirizzato una lettera a Grayscale per fugare qualsiasi dubbio sull’effettiva disponibilità dei fondi. Per chi non lo sapesse, ricordiamo che Coinbase Global è la società che custodisce i fondi di Grayscale.
Nella comunicazione, firmata sia dal CEO che dal CFO, si evidenziano alcuni punti fondamentali così riassumibili:
- Ogni asset legato a un prodotto Grayscale ha un suo address dedicato.
- Gli asset in questione appartengono allo specifico prodotto Grayscale collegato.
- Questi asset non possono essere in alcun modo impiegati da Coinbase.
Proseguendo nella lettura, è possibile consultare l’elenco degli asset posseduti da Coinbase al 30/09/2022.
Spiccano i 635,235 BTC del Grayscale Bitcoin Trust e i 3,056,833 ETH del Grayscale Ethereum Trust. Seguono tante altre criptovalute, ciascuna di esse depositata in un luogo riservato.
Insomma, sembra tutto in regola se non fosse per un “piccolo” dettaglio: l’impossibilità di poter consultare i dati on-chain relativi a questi asset.
Grayscale e Coinbase sono aziende serie e che devono rispettare delle regole rigide per poter operare. Quando poi c’è di mezzo la SEC, sappiamo bene che vi è ancora più attenzione.
Però, di questi tempi vale il famoso detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!”. Dopotutto, fornire gli address non comporterebbe alcun pericolo per i fondi e gli investitori avrebbero la certezza della disponibilità.
Possiamo solo confidare nel fatto che stavolta la fiducia si riveli ben riposta.