Investire in whisky: una vera alternativa
Di Gabriele Brambilla
Uno dei distillati più antichi è diventato di moda nel corso degli ultimi anni, ampliando il bacino di collezionisti e investitori che lo vedono come un asset

Introduzione all'investimento in whisky
Investire in whisky può sembrare qualcosa di strano per chi non conosce il settore, ma le potenzialità non mancano affatto.
Abbiamo già trattato di investimenti alternativi, come quello in Lego. Proseguiamo su questa scia esplorando anche le possibilità offerte da questo distillato, pesando anche i pro e contro del caso.
Tratteremo l’argomento solo dal punto di vista dell’investimento e non da quello della degustazione. Raccomandiamo comunque moderazione nel consumo di qualsiasi forma di alcool.
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Un po' di contesto
Il whisky (o whiskey, dipende dal luogo) ha origini antiche e si produce in Paesi quali Scozia e Irlanda, ma anche Stati Uniti, Canada, Giappone e tanti altri. Si tratta di un distillato di malto caratterizzato da forte gradazione (sempre sopra i 40°) e stili molto differenti tra le varie tipologie.
Da “semplice” distillato, da bere dopo cena o miscelare per ottenere alcuni celebri cocktail (come l’Old Fashioned), il whisky ha guadagnato maggiore popolarità. Seppur abbia sempre goduto di una certa fama, negli ultimi decenni è letteralmente esploso, divenendo uno degli spirits più seguiti e apprezzati.
Oggi esistono eventi dedicati e associazioni che avvicinano i cultori di questo superalcolico. Sono nate inoltre nuove distillerie, anche nel nostro Paese, ulteriore testimonianza dell’interesse generale.
Il grande cambiamento ha portato sulla scena anche nuove produzioni di distillerie e brand già noti, per andare incontro a gusti ed esigenze di tutti e tutte. Merito soprattutto di alcune società multinazionali già presenti o entrate nell’industria, che hanno acquistato dei produttori e rivoluzionato il comparto anche dal punto di vista della comunicazione e marketing.
La rivoluzione del whisky ha ovviamente attirato nuovi collezionisti. Non che prima non ci fossero, ma oggi troviamo molte più persone interessate a piazzare qualche colpo interessante da poter mostrare ai propri amici, o da conservare gelosamente sotto chiave.
In aggiunta, essendo passati decenni dalla chiusura di distillerie storiche, così come di produzioni particolari, ora spuntano molte rarità. Troviamo quindi distillati degli anni ’80 e ’90 mai più prodotti, invecchiati magari 20 o 30 anni, che ricevono valutazioni da migliaia di euro la bottiglia. Vedere per credere: un esempio è la distilleria Port Ellen, dell’isola di Islay in Scozia, che dopo la chiusura (avvenuta negli anni ’80) ha raggiunto uno status leggendario. Le bottiglie Port Ellen sono rarissime e valgono cifre da capogiro.
Uno scenario del genere attrae non solo i collezionisti, che puntano ad avere il trofeo (la bottiglia), ma anche degli investitori non interessati al whisky di per sé, ma al guadagno che è possibile trarne.
Perché investire in whisky
Innanzitutto, una persona potrebbe investire in questo distillato perché lo apprezza. Però, occhio a non fare confusione con il mondo del collezionismo: l’investitore acquista del whisky solo per provare a rivenderlo a prezzo maggiore, non per altre motivazioni. “Legarsi” eccessivamente può portare a rinunciare a una buona vendita, il che va contro il principio base dell’investimento; occorre quindi mantenere il focus sull’obiettivo.
Investire in whisky può essere utile per proteggersi. Dopotutto, se il mercato resta solido può avere senso mantenere una piccola parte del proprio capitale su questo asset, così da proteggersi da inflazione, mercati ribassisti ed eventi che potrebbero travolgere gli asset tradizionali e crypto.
Legato a quanto abbiamo appena scritto, questo distillato è poi un asset completamente differente rispetto a tanti altri. Quindi, può essere visto come un metodo per diversificare ulteriormente il proprio portafoglio, a patto di stabilire delle percentuali corrette e allineate con i nostri obiettivi e il nostro profilo.
Se riuscissimo a stabilire la giusta strategia, il whisky può essere di certo una via valida per raggiungere dei buoni guadagni. Il mercato è solido e ci sono etichette che hanno guadagnato cifre di tutto rispetto negli ultimi 10 anni: i presupposti ci sono, ma servono le conoscenze.
"Diversificazione e potenzialità, a fronte però di un certo impegno per scegliere le bottiglie giuste"
Come investire in whisky
I principali metodi per investire in questo distillato sono tre:
- Acquistare delle bottiglie di nuova produzione da negozio.
- Comprare delle bottiglie storiche da collezionisti, altri investitori o enoteche.
- Optare per i barili direttamente dal produttore.
Ci sarebbero poi altri metodi alternativi, che aumentano però le complessità e di frequente si traducono in clamorosi flop. Meglio restare su queste tre vie, che andiamo brevemente a descrivere.
Nel primo caso, l’investitore compra una o più bottiglie di una nuova serie di una data distilleria. Ad esempio, ogni anno escono delle edizioni speciali numerate e limitate; queste tendono a salire di valore nel tempo, a patto che si scelga il prodotto giusto. Salvo eccezioni, è importante optare per produzioni a bassa tiratura, non per quelle da migliaia e migliaia di esemplari.
Il secondo caso implica l’acquisto di prodotti già presenti sulla scena da un tempo variabile: possono essere bottiglie recenti, così come rarità di anni e anni fa. Qui bisogna valutare ancor più attentamente l’effettivo potenziale di crescita residua.
Infine, si possono acquistare uno o più barili direttamente dai produttori che offrono questa possibilità. Esistono servizi tutto incluso che imbottigliano il whisky e lo spediscono direttamente al legittimo proprietario. Qui l’idea è di rivendere subito il prodotto, beneficiando del fatto di averlo pagato a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato (niente intermediari ed enoteche di mezzo). Tuttavia, bisogna considerare i costi di importazione e le tasse; indicativamente si può ottenere anche il 10% di guadagno al netto di tutte le spese, a patto di aver scelto il giusto whisky.
A prescindere dal metodo, bisogna tenere in mente che non tutti i whisky guadagnano di valore. Esistono distillerie e produzioni che hanno un grande potenziale, così come altre che non lo posseggono. L’investitore deve quindi fare un lavoro non banale, prendendo in considerazione aspetti quali il prestigio della distilleria e del prodotto, la rarità, le caratteristiche, la storia e molti altri.
Non è un compito semplice e i rischi ci sono eccome, ma se svolto correttamente può dare grandi soddisfazioni.
La rivendita degli investimenti può avvenire tra privati, con aziende o mediante servizi di aste specializzate. Questi ultimi implicano dei costi extra (spedizione, assicurazione e commissioni) che impattano non poco sul risultato finale.
Pro e contro
Chiudiamo elencando i principali pro e contro dell’investimento in whisky.
Tra i pro chiamiamo nuovamente in causa la diversificazione, nonché il fatto che si tratta di una categoria di asset parzialmente slegata da tutto il resto. Anche in periodi bui per i mercati, il whisky potrebbe continuare a performare bene, forte del valore intrinseco assegnato dal vivace mondo di cui fa parte.
Le buone performance sono un altro punto di forza. Scegliendo bene si possono ottenere guadagni anche in tripla o quadrupla cifra, ma nella normalità si può comunque andare in doppia percentuale con una certa frequenza.
Quanto ai contro, il principale sta nel fatto di dover conoscere il prodotto, che va oltre il semplice asset. Solo in Scozia esistono decine e decine di distillerie, ciascuna delle quali ha prodotto decine o centinaia di etichette differenti. Pensiamo che una singola botte potrebbe essere un’etichetta a numero limitato, quindi ci sono davvero tantissime possibilità. Nella stessa distilleria possiamo trovare bottiglie da 20 o 30 euro, così come rarità che ne valgono migliaia. Solo con lo studio si può capire quale sia un buon investimento; serve una passione di fondo per questo distillato.
Attenzione poi a difetti e contraffazioni. Una bottiglia con l’etichetta rovinata varrà meno rispetto a una che l’ha integra. Così come sono fondamentali altre caratteristiche: ad esempio, nelle bottiglie più antiche il liquido deve superare il collo della bottiglia, pena un valore più basso dovuto all’eccessiva evaporazione e, di conseguenza, alla possibilità di cattiva conservazione. Piccoli dettagli per l’inesperto, ma enormi per chi segue il settore.
Menzionavamo poi le contraffazioni, che anche qui sono all’ordine del giorno. Meglio acquistare direttamente da negozi, enoteche e servizi specializzati, soprattutto quando si tratta di rarità di alto valore. Ottenendo una certificazione di autenticità potremo dormire sonni sereni e avremo un documento indispensabile per massimizzare l’investimento quando decideremo di vendere.
Per quanto possa sembrare assurdo, seppur il whisky sia un liquido, come investimento è illiquido. Vendere una bottiglia può richiedere settimane o mesi di duro lavoro. A volte ci si deve affidare a società specializzate che, chiaramente, chiederanno la loro parte. Investire nel settore implica una certa dose di pazienza, non c’è dubbio.
Infine, dobbiamo considerare la fragilità. Hai investito in oro? Beh, se il lingotto cade, oro rimane. Ma se cade la bottiglia del whisky del 1970 di quella distilleria che ha chiuso i battenti ci puoi fare molto poco: tutto andrà in fumo.
Investire in whisky può essere divertente e profittevole, ma bisogna confrontarsi con diverse sfide. Se decidessi di avvicinarti a questo mondo, sii sempre prudente e dedica del tempo allo studio.
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