La Russia valuta la repressione delle criptovalute
Di Gabriele Brambilla
Seppur sia solo una proposta, il possibile ban delle criptovalute in Russia potrebbe concretizzarsi in un futuro non lontano
Un attacco all'intero settore crypto?
É di ieri la proposta della Banca centrale russa di vietare l’utilizzo delle criptovalute sul territorio nazionale, oltre all’attività di mining.
Ill provvedimento trova diverse motivazioni fra cui tutela della stabilità finanziaria, difesa dell’autonomia monetaria e salvaguardia degli interessi dei cittadini.
La Russia è il terzo Paese al mondo per quanto riguarda il mining, dietro solo a Stati Uniti (secondi) e Kazakhstan.
I miners russi sono responsabili della produzione di oltre l’11% dell’hashrate globale.
Seppur vietate come mezzo di pagamento da tempo, il mercato russo delle criptovalute muove discrete somme. Tuttavia, esse non sono tali da destare preoccupazioni a livello globale.
Al momento non vi è ancora nulla di sicuro: la proposta della Banca centrale dovrà essere discussa e valutata. Stando a varie fonti, si potrebbe passare da un ban totale delle criptovalute alla completa regolarizzazione del settore.
Criptovalute: minaccia o opportunità?
Da sempre in un rapporto burrascoso con il settore crypto, la Russia si aggiunge ad altri Paesi che adottano provvedimenti più o meno restrittivi in materia (o valutano di farlo).
Solo qualche mese fa, la Cina introdusse un ban totale delle criptovalute.
Non avvenero i tanto ipotizzati effetti catastrofici : il mining ha trovato nuovi luoghi dove fiorire e il mercato ha proseguito il trend rialzista, portando fra l’altro a numerosi all-time high, su tutti quello di Bitcoin.
A Paesi che vedono le criptovalute come una minaccia si affiancano altri più tolleranti e aperti, fino ad esempi di adozione totale come El Salvador.
La situazione economica e finanziaria mondiale è difficile e incerta: gli effetti della pandemia vanno ad aggiungersi a una crisi sistemica da troppo tempo in essere.
Ciò purtroppo porta alcuni attori a chiudersi verso il nuovo che avanza.
Il mercato ha comunque tenuto botta alle indiscrezioni russe, incontrando solo oggi perdite significative, probabilmente non derivanti dalla notizia ma più dall’andamento attuale nel complesso.
Nel caso peggiore, è probabile che il mining si sposterà in altri Stati, dove tra l’altro si potrebbe trovare energia prodotta in maniera più pulita.
Quanto al “buco” nella domanda, i numeri del mercato russo non dovrebbero creare pensieri.
Le criptovalute non sono una minaccia ma un’opportunità: i Paesi lungimiranti verranno premiati, gli altri subiranno il colpo.
La riflessione è valida anche per le aziende. In questo caso, per fortuna vi è una certa propensione all’apertura che conta anche colossi come Intel e Google.
Ben vengano delle regolamentazioni che tutelino tutti quanti, senza però tarpare le ali a un settore che sta già rivoluzionando il modo di fare affari, trattare, guadagnare e spendere moneta.