L'IMF propone tasse sul mining ASSURDE
Di Gabriele Brambilla
Il Fondo Monetario Internazionale ha presentato mediante il suo blog un piano di tassazione per il mining di criptovalute...
FMI "contro" le crypto
Complice il Ferragosto, molti investitori e appassionati crypto italiani si sono persi l’ultima del Fondo Monetario Internazionale. E forse sarebbe stato meglio non recuperarla.
Proprio ieri è comparso un articolo sul blog dell’importante autorità mondiale dal titolo “Carbon Emissions from AI and Crypto Are Surging and Tax Policy Can Help”; già queste poche parole ne riassumono perfettamente il contenuto.
L’articolo illustra una problematica non da poco dei settori crypto e IA, ossia la voracità in termini energetici. Secondo i dati a disposizione dell’IMF, attualmente i due comparti combinati consumano circa il 2% del fabbisogno mondiale di elettricità, che corrisponderebbe più o meno allo 0,6% delle emissioni di anidride carbonica.
Vengono poi presentate delle proiezioni che spingerebbero decisamente più in alto questi numeri entro il 2027: poco meno del 6% totale di elettricità e del 2% delle emissioni.
Il problema energia-emissioni del settore blockchain e crypto è noto da tempo e si sta lavorando proprio per ridurlo il più possibile. Le soluzioni che si stanno percorrendo sono differenti tra loro: dal proporre nuovi network più performanti e green al mining che sfrutta energia pulita o che andrebbe sprecata. Un cammino lungo e tortuoso, ma che sta già dando non pochi frutti.
Tornando al Fondo, viene presentata come soluzione la tassazione, non di certo una novità per un’entità centrale nell’economia mondiale. A impressionare sono i numeri proposti, che farebbero lievitare dell’85% i costi sostenuti dai miner; possiamo immaginare come questi scapperebbero a gambe levate verso lidi più favorevoli, con gravi danni per le economie interessate e potenzialmente per l’intero settore.
Secondo il Fondo, in questo modo si aumenterebbe il gettito fiscale degli Stati di oltre 5 miliardi di dollari all’anno su scala globale, risparmiando oltre 100 milioni di tonnellate di Co2 all’atmosfera. E questo solo per la blockchain, perché poi ci sono tasse specifiche anche per il settore IA (comunque più tutelato).
Come spesso accade, l’approccio delle istituzioni tradizionali è non solo sbagliato, ma anche coperto da intenzioni nobili come la salvaguardia dell’ambiente. Certo, tra le priorità assolute delle agende dei decisori dovrebbe esserci la tutela del nostro pianeta, che equivale a preservare l’umanità stessa. Ma sappiamo bene che spesso dietro i proclami green c’è tristemente la volontà di incassare più denaro possibile: lo dimostrano le azioni intraprese quotidianamenti dai vari Paesi, noncuranti degli impegni presi in precedenza come la firma degli Accordi di Parigi.
Oltretutto, nell’articolo si sostiene che “The climate impact of these activities—irrespective of their social and economic benefits—is cause for concern”. E qui noi diciamo “d’accordo, ma non si può essere indifferenti ai benefici economici e sociali, altrimenti dovremmo puntare il dito contro qualsiasi attività umana”. Un esempio? Il settore bancario, l’oro e persino le perdite di sistema sono tutte superiori alla domanda energetica di Bitcoin. Inoltre, il mining di BTC è una soluzione già praticata (o in studio) per evitare di sprecare i sottoprodotti della lavorazione del petrolio (metano, decisamente più nocivo dell’anidride carbonica), che andrebbero in ogni caso a generare emissioni in atmosfera. Quest’ultimo era solo un esempio, perché non mancano altre idee simili, come nel settore nucleare.
Come sempre, la risposta giusta sarebbe un approccio senza paraocchi, pensato sia per favorire lo sviluppo di due industrie giovani e promettenti, sia verso una transizione verde più rapida e sostenibile possibile. Proporre nuove tasse con l’obiettivo di salvaguardare il pianeta non solo non porta ai risultati sperati, ma può avere anche effetti collaterali ben più gravi come la già citata fuga di società e investitori in luoghi più favorevoli, dove magari l’energia elettrica viene prodotta esclusivamente mediante combustibili fossili.
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