Il mining di Bitcoin potrebbe essere vietato in Ue
Di Davide Grammatica
Nella bozza della normativa Markets in Crypto-Assets (MiCA), il meccanismo di consenso proof-of-work è giudicato "ambientalmente insostenibile". E potrebbe essere vietato in Ue.
L'Ue contro il proof-of-work
L’Autorità europea sui servizi finanziari e i mercati (ESMA) ha espresso preoccupazioni in merito alla convivenza tra il mining di Bitcoin e gli obbiettivi sui cambiamenti climatici, nell’ambito degli accordi di Parigi del 2015.
Più nello specifico, il ramo legislativo dell’Ue (in coordinamento con la Commissione) attesta come siano aumentate drasticamente le risorse dedicate al mining di criptovalute, pur derivate, in gran parte, da fonti rinnovabili. Erik Thedéen, politico svedese che siede al board dell’Autorità, ha dichiarato, in un’intervista al Financial Times, come il tema sia diventato nel suo paese d’origine una “questione nazionale”. E ha raccomandato in Ue un divieto del mining proof-of-work, per spostare l’industria verso un modello proof-of-stake.
Il proposito non sarebbe quindi di imporre un divieto nell’utilizzo delle criptovalute, ma di prendere in considerazione una migrazione del mining verso il processo proof-of-stake, che consuma meno energia nel complesso.
Il mining, infatti, è diventata un’attività su larga scala nel corso degli ultimi 10 anni, e non mostra segni di rallentamento, anche (e nonostante) a seguito del divieto introdotto in Cina lo scorso anno.
Tuttavia, abbandonare il meccanismo di consenso proof-of-work non sembra un’opzione contemplata dai miner. Anche perché, solo per dirne una, il POW, a fronte di una grande quantità di energia e di attrezzature necessarie per funzionare, conferisce al sistema intero livelli di sicurezza molto più alti.
Il procedimento legislativo
L’Europa, d’altra parte, sembra voler approfondire la questione seriamente. La bozza finale della normativa Markets in Crypto-Assets (MiCA), ovvero la regolamentazione delle criptovalute in Ue, include una disposizione che vieta un tipo di meccanismo di consenso giudicato “ambientalmente insostenibile”. Il che non implica il divieto tout court del POW, ma andrà sicuramente a definirne dei limiti, nel migliore dei casi.
Se tutto rimanesse invariato nella bozza, a questo punto, Bitcoin potrebbe diventare illegale in Unione Europea a partire dal 1° gennaio 2025, come del resto tutte le aziende che offrono un servizio associato al POW.
Politicamente parlando, la proposta è stata sponsorizzata da democratici di centro-sinistra, ma con i rappresentanti del partito dei Verdi in prima linea. Tra gli oppositori, si sono registrati i tentativi di limitare l’aggiunta del divieto di Bitcoin da parte dei democristiani e conservatori di destra, ma tutte le parti hanno infine trovato un accordo sulla repressione del proof-of-work.
Prima di raggiungere una decisione finale, però, la Commissione Europea avvierà un dialogo con gli stati membri dell’Unione e il Parlamento, come è consuetudine per il ramo esecutivo dell’Ue.