Nostr: il Twitter decentralizzato contro la censura

Di Davide Grammatica

Nostr, diventato popolare negli ultimi tempi, è un protocollo “aperto” (decentralizzato e non peer-to-peer) che promette di costituire il più grande social network immune alla censura

Nostr: il Twitter decentralizzato contro la censura

Nostr e il problema dei social

I social sono cresciuti nella loro storia parallelamente alla loro capacità di conversione pubblicitaria. Non a caso, quindi, accanto alla necessità di generare un ritorno per gli investitori è cresciuto anche il livello di censura, condizionando irrimediabilmente il modo in cui si reperiscono le informazioni, si reagisce alle notizie e si comunica gli uni con gli altri.

Se quindi in origine le piattaforme social non erano certo state pensate per essere “editori”, sono finite per diventarlo una volta che le informazioni sono diventate la loro principale forma di profitto.  Senza contare influenze politiche o della grande industria, che hanno contribuito anch’esse a limitare determinate narrazioni.

A ciò si è aggiunto anche un certo atteggiamento di alcuni utenti, poco inclini ad accettare la china scivolosa presa dalla censura verso determinati contenuti o personalità, parallelamente alla diffusione endemica della disinformazione. Così, sono stati proprio questi ultimi a spingere sempre più verso piattaforme alternative.

Il primo problema di queste, e anche fondamentale, riguarda il doversi rapportare, per forza di cose, a un pubblico più ristretto in cambio di uno spazio più “libero”. Si può benissimo lasciare una piattaforma social centralizzata, ma non è così semplice portarsi dietro follower e contenuti. Nostr, davanti a questa difficoltà evidente, vuole quindi offrire una soluzione.

Nostr, il nuovo Twitter decentralizzato

Il nuovo protocollo Nostr, acronimo di “Notes and Other Stuff Transmitted by Relays”, consiste in un network decentralizzato non peer-to-peer basato su chiavi crittografiche, nonché una rete “sociale” globale resiliente alla censura. O almeno ci prova, abbracciando una sfida comune a più piattaforme, a fronte dello sviluppo (e del degrado) dei social tradizionali.

Non è propriamente un social, ma fa comodo immaginarlo così per una più semplice comprensione. Come su Twitter, dopotutto, possono essere creati dei post, essere ricondivisi o seguire altri utenti.

Per capire come funziona Nostr, si deve aver ben chiari due elementi: i “client” e i “relay”, proprio perché la piattaforma è in primo luogo un protocollo, che costituisce un insieme di applicazioni che possono essere eseguite su di esso. Il primo (il client) è un software responsabile di alcune operazioni, tra cui, essenzialmente, recupero dei dati dai relay, la pubblicazione dei dati sui relay, la firma dei post e la convalida delle firme sui post altrui. I secondi (i relay) sono dei software la cui funzione è veicolare, ordinare, raggruppare e inoltrare i contenuti agli utenti.

Gli utenti, a loro volta, “eseguono” un client, e ognuno di questi può specificare da quali relay recuperare i messaggi. In sostanza, non esiste un server centrale con cui gli utenti debbano interfacciarsi (e nemmeno fare affidamento).

A ogni utente, parallelamente all’elaborazione di un contenuto, come dei semplici messaggi, è data come condizione necessaria quella di firmare questi ultimi con una chiave privata. Gli altri utenti, conseguentemente, identificheranno quell’utente e i suoi messaggi con la sua chiave pubblica.

L’architettura della piattaforma, così sintetizzata, è anche così conclusa, in fin dei conti. È composta da Client e Relay, e ha il pregio di essere leggera (forse il principale punto di forza di Nostr), ma anche limitata. Come per esempio dall’impossibilità di decentralizzare altri tipi di applicazioni, come YouTube, Spotify, o documenti collaborativi come Google Docs.

"Nostr è un protocollo decentralizzato non peer-to-peer basato su chiavi crittografiche, nonché una rete “sociale” globale resiliente alla censura"

Come funziona Nostr

In quanto protocollo aperto, che mira a creare una rete globale di condivisione dei dati, Nostr non si basa su un server centrale, ma consente a tutti gli utenti di eseguire un client, il quale è, in parole povere, il modo per interfacciarsi al protocollo.

Gli utenti possono quindi scrivere un post (firmandolo con la propria chiave privata) e lo inviano ad altri server, che a loro volta inoltrano il contenuto. E in questo scenario, le chiavi pubbliche sono da identificare con il classico username, mentre le chiavi private con la propria password.

I relay, come abbiamo introdotto, sono proprio i responsabili di “accettare” i messaggi e inoltrarli ai partecipanti del protocollo (come fossero dei server). Così, ogni messaggio può essere “affidato” a uno o più relay, con l’impossibilità che il contenuto possa essere censurato da un solo ente centrale. In casi estremi, un utente potrebbe persino avviare la propria rete di relay, condividendo così i dati tra loro per creare una rete per la ridistribuzione dei contenuti.

Alla base di tutta l’infrastruttura c’è un’idea, ovvero quella di cercare un sistema per tutelare i propri dati e la propria identità, ma lasciandone la gestione all’utente, consentendo a ogni utente di essere il “proprietario” effettivo dei suoi contenuti social. Per fare ciò, lo strumento preferenziale per arrivare a questo obbiettivo è stato identificato nelle coppie di chiavi pubbliche e private.

Inoltre, grazie all’identificazione decentralizzata, Nostr consente ai siti Web e alle applicazioni web di accedere a questi dati su richiesta dell’utente, per creare un effettivo social network e l’interoperabilità tra siti.

"Alla base di tutta l’infrastruttura c’è un’idea, ovvero quella di cercare un sistema per tutelare e valorizzare i propri dati e la propria identità, ma lasciandone la gestione all’utente"

Chi sostiene Nostr

Se da un lato il numero degli utenti continua a crescere, dall’altro un progetto open source implica che non ci siano enti in grado di assicurare il sostegno di un capitale di rischio in egual misura rispetto a una piattaforma centralizzata. Tuttavia, il sostegno a Nostr non manca, tanto che ex ceo di Twitter, Jack Dorsey, ha riconosciuto il valore della piattaforma donandole circa 14 BTC, per un valore di circa 245mila dollari, per sostenerne lo sviluppo.

I fondi sono stati inviati alla Fiatjaf Nostr Foundation (FNF), e successivamente sono stati condivisi con la Damus Foundation for Nostr Development (DFND), rispettando la natura della piattaforma, le cui leadership sono diverse e concorrenti tra loro.

La user experience di Nostr

Come già anticipato, per poter utilizzare Nostr, un utente necessita di utilizzare uno dei suoi client per accedere alla rete.

Come prima cosa serve quindi creare una coppia di chiavi (privata e pubblica) utilizzando un client (Nostr suggerisce anigma.io o astral.ninja). A seconda di ciò che si preferisce, si potrà lasciare che la coppia venga creata in automatico o meno. E questo sta alla base del funzionamento della piattaforma, ovvero la creazione di una identità digitale “auto-sovrana”.

In alternativa, se si volesse, un metodo ancora più semplice per la creazione (e della gestione, soprattutto) delle chiavi è l’installazione di un wallet esterno, che creerà da sé una chiave privata da cui far derivare una chiave pubblica da interfacciare con i vari front-end di Nostr.

La chiave, non serve ricordarlo, è da conservare nel modo migliore possibile, proprio come se fosse la seed-phrase del proprio wallet crypto.

Una volta scelto il client da sfruttare, invece, si potrà aggiornare il proprio profilo utente con nome e immagine profilo e altro, in base a quello che si sceglie. Le personalizzazioni, infatti, dipendono in varietà dai vari client, ma in generale tutti quanti consentono di aggiornare nome, informazioni personali e immagini.

A questo punto si può passare al contenuto. Il client permette di creare post e seguire quelli degli altri, ma in vario modo, sullo stile dei vari social. Ci sono quelli che permettono di seguire altri utenti (come Twitter), oppure entrare in chat pubbliche (come Telegram).

Nostr, di per sé, non ha nulla a che vedere con Bitcoin, perché non è costruito su una blockchain, non ha un token nativo e non trasferisce “valore” nella sua rete. È, in ultima analisi, uno strumento per trasmettere dati a diversi utenti ai fini della comunicazione.

Tuttavia, la gestione della tecnologia sottostante a Nostr sul essere sfruttata in più canali, come quello, per rimanere nel tema, del supporto per i pagamenti con Lightning Network.

Le prospettive di Nostr

L’idea della costruzione di un social media “aperto” non è un’esclusiva di Nostr. In verità esistono molti progetti in questo senso, come Mastodon o altri. Ma se per Nostr vale in prima istanza un’associazione naturale a Twitter, non è in questa caratteristica che risiede il vero pregio della piattaforma. Definire Nostr, come si anticipava all’inizio, come un “Twitter decentralizzato”, in questo senso, sarebbe riduttivo.

Nostr vorrebbe diventare, infatti, uno standard tecnologico di base, fondamentale per il futuro dei social, ma soprattutto per la condivisione dei dati in senso generale, mettendo al centro questioni chiave come proprietà dei dati e privacy.

Il tutto, secondo un proposito che vorrebbe vedere la tecnologia in quanto strumento realmente utile alle persone, che in questo caso migliorerebbe la capacità di costruire un dibattito pubblico reale. E questo, grazie alla possibilità che le persone siano proprietarie dei propri dati.

Le sfide per il futuro, ad ogni modo, saranno molte. A partire dal primo concetto, relativamente all’utilizzo di semplici chiavi pubbliche in rapporto alla propria identità online. Di per sé, già solo questo concetto evidenzierebbe delle criticità, come quello della sicurezza e della compromissione delle chiavi stesse.

Non tanto per la compromissione in sé, ma per ciò che potrebbe comportare in uno scenario in cui Nostr fosse uno strumento mainstream. Cosa succederebbe, infatti, se una chiave di un personaggio famoso venisse compromessa e si creassero dei troll che ne reclamano l’identità reale? A quel punto, nessuno riuscirebbe a definire chi è il legittimo proprietario dell’identità e chi l’impostore. Sottigliezza? Può essere, ma che mette in luce lo stato ancora embrionale del protocollo, che per quanto innovativo deve ancora svilupparsi in più ambiti prima di poter rappresentare una reale alternativa ai social centralizzati.

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