Polkadot: la governance che mette (davvero) al centro gli utenti

Di Davide Grammatica

L’ecosistema Polkadot gode di un sistema di governance particolarmente sofisticato, in cui ogni utente può sentirsi veramente protagonista

Polkadot: la governance che mette (davvero) al centro gli utenti

Uno sguardo alla decentralizzazione

La blockchain è quella tecnologia che permette a una DAO (organizzazione autonoma decentralizzata) di operare con regole e criteri prestabiliti grazie alla notarizzazione permanente di informazioni e alla mancata necessità di un’autorità centrale che funga da registro delle operazioni.

Una DAO non necessita di un responsabile o di un leader di qualche sorta, e le decisioni possono essere prese effettivamente dalla collettività. Si parla, a tutti gli effetti, di una decentralizzazione in ambito decisionale.

Inoltre, può essere creata per uno svariato numero di motivazioni e obbiettivi. Può comprendere un gruppo di investitori che vogliono collaborare, un’operazione che mira al finanziamento di un ente particolare, oppure ancora iniziative di scouting culturale o di pubblicazione multimediale. In pratica, ogni tipo di attività improntata alla realizzazione di un qualsivoglia progetto, ma con la particolarità si essere slegata da un processo decisionale centralizzato, come avviene, a conti fatti, per ogni tipo di società.

Una delle più particolari e interessanti e sicuramente Polkadot, la cui governance offre diversi spunti di riflessione per affrontare il tema della gestione di un progetto crypto da parte di una community.

La governance di Polkadot

Alla base di tutto c’è OpenGov, il sistema di governance della rete nonché una vera e propria piattaforma Web3, in cui ogni holder di DOT può partecipare attivamente proponendo variazioni all’ecosistema (senza alcun intermediario). È quindi un sistema decentralizzato e aperto a tutti: basta connettere il proprio wallet e proporre iniziative quante volte si vuole.

OpenGov è anche il garante della sicurezza, della trasparenza e del contesto collaborativo della rete, che con le proprie parachain necessita di un organo di governance solido e che possa tutelare l’infrastruttura dall’alto. Risponde, in questo modo, a esigenze quali aggiornamenti rispetto a progressi tecnologici o altre necessità della community. Il tutto, rafforzando il rapporto di fiducia tra progetti e developer.

In sostanza, dà ai possessori del token DOT potere decisionale, in un processo che vede gli utenti dover per forza di cose prendersi le proprie responsabilità, diventando attori autonomi nelle loro operazioni nel Web3.

Le basi

Funziona sostanzialmente così: si avvia una “discussion”, si presenta la “proposal”, si contano i voti e, se la maggioranza è favorevole, si passa all’”enactment period”, in cui l’idea prende vita.

Il processo, a differenza della governance v1 di Polkadot, non vede quindi più nemmeno un “council”, un comitato tecnico o un limite temporale alla presentazione di un referendum/discussione.

E per votare? Basta essere in possesso del token DOT e avere un wallet (es. Talisman, SubWallet o NovaWallet) e un account su Subsquare o Polkassembly.

A questo punto si può “puntare” la proposal che si vuole e votare in 4 modi:

  1. AYE – Favorevole
  2. NAY – Contrario
  3. SPLIT – Indeciso, e con un voto diviso tra le parti
  4. ABSTAIN – Superpartes

In base ai DOT forniti per votare, questo voto avrà un suo peso specifico proporzionale.

A conti fatti, la governance di Polkadot risulta essere un esempio per ogni ecosistema che voglia essere realmente decentralizzato, avendo questa offerto agli utenti il potere, la responsabilità e l’autorità per decidere del miglioramento del progetto.

Il tutto, essendo aperta a veramente ogni tipo di utente, con una barriera d’ingresso minima e garantendo massima sicurezza e trasparenza, con tutte le proposal on-chain e costantemente pubbliche.

Il processo specifico

Entrando più nello specifico, non possiamo non parlare del ciclo di vita dei “referendum”, i quali passano da un periodo di “promulgazione”, passando da uno di “decisione” fino a uno di “esecuzione”. Per tutte le fasi, la “Fellowship” sostituisce quello che potremmo definire un classico comitato tecnico, ma in quanto DAO.

L’adesione alla Fellowship è infatti aperta a tutti, dati dei precisi requisiti, e non si basa sull’esclusività. In più, i dev sono pagati direttamente dal sistema per il loro contributo tecnico, e il voto degli utenti può essere delegato loro con un meccanismo apposito.

Il sistema è molto articolato, e si divide tra proposal, submission, evaluation e enactment, a loro volta divisi in diverse fasi.

Proposal

– Public Initiation: la proposta del pubblico d’utenza

– Lead-in Period: fase preparatoria che garantisce che le proposte vengano attentamente prese in considerazione prima di andare avanti.

– Assignment to Tracks: classificazione della proposal in base alla natura e ai requisiti

– Diverse Tracks for Varied Proposals: classificazione in base all’importo del finanziamento

– Expedited Processing: accelerazione delle proposal a discrezione della Fellowship

Approval Process

– Voto simultaneo su proposte su diversi percorsi di approvazione

– Delega del proprio potere di voto ottimizzando la partecipazione alla governance

Control and Correction

– Cancellation and Blacklisting: tutela da proposte dannose o spam

Stages of evaluation

– Creation and Lead-in: criteri specifici per presentare la proposal

– Decision Period: votazione che passa dai criteri di approvazione

– Enactment Period: periodo di “attuazione” per consentire alla rete di prepararsi alla transizione

Additional Elements

– Soglia di approvazione, in base al consenso richiesto

– Multiplier Feature: lo staking del token influisce sul potere di voto

Il proposito, come si può intuire, è costruire un modello di governance che possa bilanciare le diverse forme di contributo della community, con un sistema di voto a più livelli (e meccanismi di controllo) che può così modellare attivamente l’evoluzione della rete in modo strutturato.

Conclusioni

Con la nascita relativamente recente di OpenGov, Polkadot ha subito un’evoluzione significativa, abbracciando un sistema si proposal molto più dinamico e coinvolgente per la community. E a dimostrarlo ci sono proprio i dati sui “referendum”, decuplicati in pochi mesi dal cambio deciso dalla rete.

La partecipazione attiva degli utenti, inoltre, va di pari passo, a dimostrazione della bontà dell’impegno di Polkadot nel voler creare un ecosistema più “reattivo”.

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