Il lato nascosto di SBF svelato in un’intervista
Di Davide Grammatica
La youtuber Tiffany Fong ha pubblicato un’intervista rivelatrice su SBF, l’ex ceo di FTX. E seppur superficiale, proprio questa chiacchierata svela alcuni dei lati più segreti della vicenda che ha scosso il mondo crypto
Le rivelazioni di SBF
È balzata recentemente all’attenzione un’intervista a Sam Bankman-Fried, ex ceo di FTX, pubblicata dalla youtuber Tiffany Fong. Un video modificato di 23 minuti di una telefonata del 16 novembre, con protagonista il responsabile della bancarotta di uno dei più importanti exchange al mondo.
In realtà, l’intervista ha un carattere abbastanza superficiale, in primis per la poca competenza in questo campo da parte dell’intervistatrice. Ma forse è stato proprio questo clima a mettere in luce caratteri di SBF che altrimenti sarebbero rimasti nascosti, come il fatto di essere sembrato ancora sbalordito dal fatto che il mondo si fosse voltato contro di lui così rapidamente.
L’intervista rivela in particolare come Bankman-Fried sia stato in grado di creare il suo “personaggio”, soprattutto grazie ai media, e come le donazioni politiche abbiano giocato un ruolo importante in questo.
Era diventato famoso come il secondo più grande donatore dei democratici prima delle elezioni del 2022, dietro George Soros, ma a quanto pare avrebbe donato più o meno in egual misura anche ai repubblicani, seppur indirettamente. “Tutte le mie donazioni repubblicane erano ‘nascoste’”, ha dichiarato SBF. “Il motivo non era per motivi normativi, ma perché i giornalisti vanno fuori di testa se fai una donazione ai repubblicani”.
Riguardo alla “porta di servizio”, invece, che avrebbe consentito all’hedge fund di Bankman-Fried, Alameda Research, di commerciare tranquillamente con i fondi dei clienti, SBF nega categoricamente di centrarci qualcosa, incolpando “un certo errore contabile” che gli avrebbe fatto pensare che il suo hedge fund fosse più solvibile di quanto non fosse in realtà.
Si rimprovera, inoltre, di aver deciso di aver presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 nel Delaware, tanto che, a sua detta, solo otto minuti dopo aver firmato, un fondo gli avrebbe offerto ben quattro miliardi di dollari.
Infine, anche una sottotrama poliamorosa ha cominciato a farsi largo nella narrativa attorno al fallimento di FTX, ma a questo riguardo l’ex ceo non si è concesso a commentare le indiscrezioni in merito a presunti rapporti amorosi tra lui e i suoi migliori luogotenenti. Questione che, se può sembrare irrilevante a prima vista, assume la sua rilevanza una volta presa coscienza del contesto, ovvero quello di una piccola compagnia di miliardari in preda a dimostrazioni “sbilenche” di potere.
Un’intervista inusuale
Bankman-Fried, a quanto pare, si sarebbe concesso a valutazioni apparentemente più oneste perché non vedeva l’interlocutore come un giornalista tradizionale. Fong, infatti, ride dei commenti sarcastici di Bankman-Fried, e non lo spinge a parlare dei dettagli sui presunti problemi contabili o altre questioni.
Ne escono però piccoli dettagli, relativamente benigni (come le affermazioni non verificabili sulla donazione ai repubblicani) per offuscare questioni più ampie. Cita in questo senso la “storia noiosa” di quello che è successo ai soldi dei clienti FTX, che noiosa, ovviamente, non è.
Anzi, al centro della questione c’è ora l’azione dei pubblici ministeri, volta a dimostrare l’intenzione di frodare potenzialmente più di un milione di investitori.