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Super computer Polkadot: cosa c'è da sapere

Di Gabriele Brambilla

Polkadot è un vero e proprio supercomputer che, con gli sviluppi in corso, mira a diventare un'alternativa importante ai classici servizi di cloud computing

Super computer Polkadot: cosa c'è da sapere

Il problema del cloud

Nel panorama in continua evoluzione del cloud computing, i servizi tradizionali come Amazon Web Services (AWS), Google Cloud e Microsoft Azure hanno finora dominato offrendo soluzioni di varia natura.

Aziende di tutte le dimensioni si affidano a queste piattaforme centralizzate per soddisfare le loro esigenze informatiche; troviamo infatti piccole realtà da pochi dipendenti, così come colossi presenti in tutto il mondo.

Tuttavia, questi servizi presentano notevoli svantaggi.

Innanzitutto, i costi sono elevati e possono incidere significativamente sul budget aziendale. In più, trattandosi solitamente di piani in abbonamento o pacchetti su misura, nei momenti di scarico si paga comunque la quota piena, mentre in quelli di carico può essere necessario ricorrere a risorse extra che aumentano ulteriormente le spese.

La seconda problematica sta nella centralizzazione. Tutti i nomi che abbiamo menzionato sono delle realtà enormi che mantengono il controllo completo sui servizi offerti. In caso di problematiche tecniche, il cliente è quindi in balia degli eventi. Per di più, vale per alcune tipologie di piattaforme che fanno uso del cloud, la fiducia degli utenti potrebbe venire meno, soprattutto quando si ha a che fare con dati personali.

Come risolvere questi problemi? Polkadot ha la risposta.

Il Supercomputer di Polkadot

L’approccio di Polkadot è estremamente innovativo. Il progetto viene definito anche come “Supercomputer” e vuole risolvere i problemi appena presentati mediante un’alternativa Web3 decentralizzata, economica e scalabile.

Di Polkadot ne abbiamo già parlato in svariate occasioni. Si tratta di un layer-0 ideato da Gavin Wood, personalità di spicco nel panorama blockchain. Il progetto vuole rivoluzionare il paradigma del cloud computing consentendo agli utenti di acquistare potenza di calcolo direttamente sotto forma di core anziché di server tradizionali.

Per capirci, tramite le vie classiche, come AWS, il cliente acquista un certo spazio e si appoggia ai server dell’azienda, con tutte le problematiche del caso che abbiamo visto. I dati sono quindi in una sede fisica vera e propria.
Invece, il Supercomputer di Polkadot permette di sfruttare la potenza di calcolo messa a disposizione dai partecipanti al network e, attenzione attenzione, scalare dinamicamente in base al bisogno. Ciò significa che nei momenti di picco, il cliente potrà comprare più core, mentre in quelli di scarico ridurrà la richiesta. Così facendo, si risparmia e si garantisce massima reattività.

Il concetto di Supercomputer Polkadot sfrutta la potenza della sua architettura unica per fornire una scalabilità e una sicurezza senza precedenti. Ogni parachain opera in modo indipendente ma simultaneo, come i core di un moderno processore, assicurando che il sistema possa gestire carichi variabili in modo efficiente. Questa architettura rende Polkadot una piattaforma robusta per ospitare svariate tipologie di applicazioni che vanno ben oltre i soli smart contract. Banalmente, pensiamo a un software: si potrà farlo tranquillamente girare su questa soluzione, evitando i servizi tradizionali.

E poco importa se da un giorno all’altro la domanda cresce (o diminuisce) anche di molto: i progetti costruiti su Polkadot potranno comunque accumulare tutti i core di cui hanno bisogno e averli immediatamente a disposizione quando serve.

Ma non è finita, perché le capacità del supercomputer Polkadot vanno oltre, offrendo maggiore sicurezza e immutabilità.

Le DApp beneficiano di una superiore resilienza alle difficoltà tecniche. Questo perché non esiste un data center di Polkadot né alcun server centralizzato: il network è distribuito su svariati partecipanti. Non esistono quindi interruzioni del servizio, incendi (come è già capitato), attacchi e via dicendo, perché non vi è una sede.

Questa caratteristica consente anche di tutelare al meglio i dati che scorrono sulla rete stessa, proteggendo gli utenti e assicurando la massima privacy. Non a caso, questo layer-0 trova i migliori casi d’uso proprio nelle applicazioni aziendali, perché capace di coniugare velocità, scalabilità, sicurezza, economicità e adattabilità.

Gli sviluppi proseguono e sono in serbo molte novità di cui parleremo nelle prossime settimane. Queste dovrebbero portare Polkadot a fare il salto tanto atteso. Se la visione di Wood e compagni dovesse concretizzarsi, il concetto di supercomputer andrà a rivoluzionare non solo il panorama blockchain, ma l’intero mondo del cloud.


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