Telegram pianifica la sua svolta NFT
Di Davide Grammatica
Il ceo di Telegram, Pavel Durov, ha proposto alla community di evolvere in NFT i nomi-utente e i canali della piattaforma, arricchendola con “un po’ di Web3.0”
Telegram guarda agli NFT
Ispirato dalla vendita di domini TON (sulla scorta dei domini ENS – Ethereum Name Service), della Open Network Foundation, nata a sua volta da un vecchio progetto di sviluppo di Telegram, il ceo Pavel Durov avrebbe proposto alla community della piattaforma di messaggistica di migrare tutti i “nomi utente” e i collegamenti ai canali sul mercato dei non-fungible-token. Lo ha fatto in un post sul suo canale Telegram personale, che già conta 650mila utenti, e ha suggerito come milioni di indirizzi Telegram riservati potrebbero essere messi all’asta in quanto NFT.
“Ciò creerebbe una nuova piattaforma, in cui i titolari di ‘nomi utente’ potrebbero trasferirli alle parti interessate in accordi protetti”, ha spiegato Durov. “E questo sarà possibile grazie alla proprietà garantita dalla blockchain, tramite smart contract e, quindi, NFT”.
È un operazione fattibile, a detta del ceo, che come già anticipato è mossa dalla constatazione del successo di un’altra vendita, ovvero quella di oltre 2mila domini “.ton” organizzata da parte della blockchain (nata da una costola di Telegram) The Open Network (TON), e che ha raccolto quasi 3 milioni di dollari.
Quindi, se TON è è riuscita da sola ad ottenere questi risultati, un ragionamento lineare porta alla previsione di un successo assicurato per un’asta di “nomi utente riservati” organizzata da Telegram stesso. In altre parole, una vendita servita a una platea di 700 milioni di utenti, che potranno rilanciare per ogni accattivante indirizzo telegram, o semplicemente per ogni nome a quattro lettere, presumibilmente più richiesto. Ma non solo, perché potrebbero rientrare nel discorso anche i canali, gli adesivi, o addirittura le emoji.
TON e Telegram
L’ecosistema TON è stato originariamente progettato da Telegram, ma il controllo della blockchain è stato ceduto alla community di The Open Network nel giugno 2020. E questo a causa di un accordo transattivo con la Securities and Exchange Commission (SEC), che ha presentato un denuncia contro Telegram per aver condotto una vendita di “titoli” non registrata per 1,7 miliardi di dollari sotto forma di token GRAM.
Tuttavia, Telegram è ancora strettamente coinvolta con TON, tanto che l’app consente agli utenti di scambiare Toncoin tramite bot che automatizzano le attività sulla piattaforma.
L’utilizzo di TON, secondo Durov, sarebbe il migliore, data la sua scalabilità e velocità, ed è anche fiducioso che l’azienda potrà ricreare smart contract “a prova di proiettile” per la rete, proprio poiché è stata lei a inventare il suo linguaggio di programmazione.