Introduzione
Charles Dow nato nel 1851, fu un giornalista e imprenditore statunitense, insieme ad altri due cofondatori diede alla luce la società “Dow, Jones and Co.” da cui proviene il famoso indice americano delle 30 migliori aziende: il Dow Jones industrial average, per gli amici Dow Jones.
Inoltre Charles fondò anche il celebre quotidiano a sfondo economico The Wall Street Journal.
Come possiamo notare Mr. Dow ha dato alla luce il principale notiziario economico e l’equity index di maggior rilevanza a livello internazionale, ma non si fermò qui: grazie alla Teoria di Dow, ha posto le basi per l’attuale analisi tecnica, vediamo insieme di cosa si tratta
Indice
I 6 principi di Dow
I punti di partenza per capire la teoria in questione, sono i 6 principi fondamentali secondo i quali qualificare un trend:
- Nel mercato sono presenti tre tipi di trend
- Primario: Macro direzionalità dell’asset
- Secondario: Caratterizza i ritracciamenti più marcati, sempre rispettando le dominance del macro-trend
- Minore: Volatilità interna al trend secondario
- I trend si dividono in tre fasi:
- Accumulazione: presa di posizione da parte degli investitori istituzionali
- Partecipazione Pubblica: ingresso predominante di trader retail
- Distribuzione: presa di profitto massiccia da parte di istituzionali, condizione di iperestensione di mercato
- Gli indici sul mercato azionario devono confermarsi a vicenda: una sana correlazione tra indici di mercati comuni è un buon segnale per il mercato, vedremo successivamente come sfruttare le discrepanze;
- Il mercato sconta tutte le notizie, molto spesso anche prima che diventino pubbliche (buy the rumors, sell the news);
- I volumi devono confermare il trend, per una questione di crescente partecipazione pubblica;
- Il trend rimane confermato fino ad una chiara inversione: combinazione di price action e volumi.
Il Mercato sconta tutto
Il prezzo di un asset, riflette ogni variazione legata all’attuale domanda e offerta sul mercato.
Da questo assunto sulla natura del mercato, deriva quello che oggi è il concetto di leading e lagging: rispetto ad indicatori ed oscillatori, che danno un indicazione postuma a determinate variazioni (lag) il prezzo e i volumi scontano le informazioni del mercato in anticipo, guidando (lead) il trend e influenzano gli indicatori.
Il Mercato è Formato da Tre Trends.
Secondo questo principio abbiamo tre tendenze, o trend, all’interno della storia di un asset:
- TREND PRIMARIO: il trend primario rappresenta la macro direzionalità di un’asset, che può essere misurata sia in termini temporali (superiore a 12 mesi), sia in termini di prevalenza sugli altri trend (asset monodirezionali).
- TREND SECONDARIO: rappresenta l’equilibrio, una correzione inversa rispetto al trend primario, di durata tendenzialmente inferiore al trimestre. Viene considerato trend secondario, finchè rispetta la struttura del trend primario a lungo termine.
- TREND MINORE: correzioni interne ad un trend secondario, hanno una rilevanza minore per gli studiosi di questa teoria, in quanto soggetti a numerosi falsi segnali. Con una corretta interpretazione però, i trend minori ci permettono di costruire le confluenze necessarie ad intercettare il termine del trend secondario per riallinearci al trend primario e viceversa.
"101 sui trend di mercato: Un trend rialzista si struttura come una serie di massimi e minimi crescenti, mentre un trend ribassista è caratterizzato da massimi e minimi decrescenti, entrambi sono infine regolati dalla legge dell’azione e reazione."
Classificazione dei trend primari
Mr. Dow concentrò la sua attenzione principalmente sui trend primari, classificandoli ulteriormente in tre fasi, diventate poi punto di partenza per teorie più avanzate e ponendo le basi dell’analisi tecnica moderna (vedi articolo su Wyckoff), vediamole insieme:
- ACCUMULAZIONE: I trader professionisti notano un esaurimento del trend secondario e prendono posizioni, per il riallineamento al trend primario (consolidamento a seguito di una fase di massima euforia in trend long o panico in trend short).
- PARTECIPAZIONE PUBBLICA: il trend primario riprende evidentemente la sua direzione coinvolgendo la partecipazione di trader tipicamente retail, mentre i professionisti valutano una parziale presa di profitto.
- DISTRIBUZIONE: la partecipazione al trend primario è così ampia da portare i trader professionisti a scaricare buona parte delle loro posizioni, contrastando la partecipazione retail alla tendenza, creando così una divergenza tra domanda e offerta (in base alla direzionalità del trend) e dando origine ad un nuovo trend secondario.
Gli indici devono confermarsi a vicenda.
La correlazione tra indici della stessa natura o che riflettono simili mercati, è auspicabile per la continuazione del trend, nel momento in cui si presentano divergenze, esse possono essere sia indice di una potenziale inversione del trend, sia un’opportunità di posizionamento per sfruttare un inefficienza che spesso viene colmata.
es. tradizionale: se l’indice che rappresenta la forza del dollaro DXY segnala una debolezza del dollaro è auspicabile che l’S&P, il DOW e il NASDAQ performino bene
oppure, se l’S&P 500 sta performando positivamente è logico pensare che il DOW performi similmente bene, essendo uno contenuto nell’altro
es. crypto: se la dominance di bitcoin è in caduta libera è auspicabile che ci sia un rally di Ether o delle Altcoin in corso
I volumi devono essere coerenti con il trend
Ogni movimento direzionale accompagnato da una crescita di volumi indica la forza del movimento stesso.
Questo è vero nei mercati centralizzati dove abbiamo i dati in tempo reale sugli scambi avvenuti e sui volumi, diverso il discorso per i mercati decentralizzati (Crypto e CFD), dove possiamo avere solo un dato aggregato dei vari exchange/broker o ancora peggio ci basiamo su dati di volumi di un singolo exchange.
Tutto questo negli ultimi anni ha perso tendenzialmente di significato: sia nei mercati centralizzati, a causa delle dark pool, sia nei mercati crypto, a causa degli scambi OTC.
Movimenti direzionali non sostenuti da volumi tendenzialmente dimostrano poca convinzione nella direzionalità e sono spesso falsi breakout volti ad indurre la massa verso un movimento fittizio (c.d. manipolazioni di mercato)
Un Trend resta tale fino a prova contraria
Abbiamo analizzato approfonditamente le logiche di struttura di mercato e di dominance in questo articolo, se non hai idea di cosa si tratti, corri a dargli un’occhiata.
Statisticamente un asset che rispetta le dominance di mercato prosegue nel suo trend primario.
Questo significa che solo nel momento in cui abbiamo una chiara violazione di un livello di dominance possiamo valutare un’inversione di trend.
La conferma invece dell’avvenuta inversione l’abbiamo quando, non solo uno dei punti di dominance primaria viene violato, ma quando iniziano a susseguirsi una serie di massimi e minimi con direzionalità opposta al trend primario.
Conclusioni
Su questi principi si basa praticamente ogni moderna versione di analisi tecnica, il nostro compito come sempre non è quello di fidarci ciecamente di parole dette da altri ma di correre a grafico a verificare la veridicità e le statistiche connesse a questi assunti.
Così facendo, non solo avremo una visione più chiara di come queste parole prendono vita sul grafico, ma potremo valutare anche se aggiungere questo confluenze o meno, al nostro piano operativo.
Fateci sapere se conoscevate la storia di Charles Dow e se conoscete qualche altro studioso che ha preso ispirazione dai suoi principi. Vi ringrazio per l’attenzione e alla prossima!