La sicurezza crypto passa anche dal wallet
Il tema sicurezza crypto è sempre tra i nostri pensieri; in questo articolo approfondiremo Trezor, un wallet hardware per conservare i propri fondi con maggior tranquillità.
Detenere criptovalute comporta una responsabilità non da poco. A meno di affidarsi ai wallet custodial (cosa che sconsigliamo), saremo noi a dover gestire la loro detenzione senza intermediari di alcun tipo. Questo aspetto è però anche il grande vantaggio delle valute virtuali, perché restituisce il potere nelle mani delle persone. Le monete sono quindi effettivamente in nostro possesso al 100%, senza altri soggetti ed entità di mezzo.
Esistono diverse tipologie di wallet, ma una delle più consigliate è quella hardware, ovvero un dispositivo che permette di conservare coin e token in modo più sicuro rispetto che un portafoglio software. Andiamo quindi a conoscere meglio Trezor, una delle principali realtà sul mercato.
Indice
Cos'è il Trezor?
Trezor è un’azienda nata a Praga nel 2013, produttrice degli omonimi hardware wallet.
A differenza di un wallet software, come ad esempio Exodus o MetaMask, un wallet hardware prevede un dispositivo fisico che accresce la sicurezza dei fondi depositati. Ogni transazione deve infatti passare dal device stesso: se manca la conferma, non è possibile procedere. Perciò, se un malintenzionato volesse accedere ai fondi disponibili, dovrebbe rubare il dispositivo e conoscerne i dati di accesso; al contrario, il suo piano non potrà avere successo (anche se poi scopriremo che in alcuni casi non è un’affermazione del tutto vera).
Trezor è un’alternativa ai noti device Ledger, con cui si contende il mercato. Esistono alcune importanti differenze tra i due brand, perciò faremo un rapido confronto in uno dei paragrafi successivi. Per adesso ci basti sapere che entrambe le soluzioni sono ottime e propongono prodotti ben progettati e adatti allo scopo.
L’hardware wallet non è un must have: tutto dipende dalle cifre in gioco e dall’operatività.
Un trader o un utente che comunque scambia e opera più volte al giorno potrebbe trovare fastidioso dover continuare a confermare le operazioni mediante Ledger o Trezor. Al contrario, chi compie movimenti più saltuari, non avrebbe alcun problema.
Poi, i detentori di cifre crypto ridotte non avrebbero molta convenienza ad acquistare un wallet fisico: perché spendere 70/100€ (o più) per poche centinaia di euro di controvalore? Diverso invece il discorso per chi possiede un capitale già più strutturato, dove è necessario essere lungimiranti e proteggersi da qualsiasi evento negativo.
Ovviamente quanto appena scritto non è legge: ognuno può muoversi come preferisce; avere un wallet hardware è sempre la soluzione più sicura se confrontata a uno software, su questo non c’è alcun dubbio.
Quali modelli esistono?
Sul mercato sono immediatamente disponibili tre modelli Trezor.
Ogni device supporta oltre 8000 coin e token ed è dotato di codice open-source, il vero punto di forza di Trezor. In più, è possibile tutelare la propria privacy integrando Tor, oltre a mettersi al riparo dai pericoli grazie a pin e passphrase. Se questi termini ti confondono da’ un’occhiata al nostro Corso sulla sicurezza: è gratis e ricco di nozioni utili.
I wallet Trezor hanno una scocca in plastica, ritenuta da alcuni una scelta non adatta alla tipologia di prodotto. Comunque, l’azienda sostiene che il materiale è pensato per durare nel tempo e che i pulsanti resistono a oltre 200.000 click. Dovrebbe quindi bastare per la maggioranza degli utenti, anche con uso intensivo.
Immagine proveniente dal sito ufficiale Trezor. Prezzi soggetti a variabilità.
Trezor Model One
Il più economico della famiglia è comunque un dispositivo validissimo, adatto ai comuni possessori di criptovalute. Tra le principali caratteristiche troviamo uno schermo monocromatico a LED da 0,96″.
Il backup è standard (la classica seed phrase da annotare su un supporto sicuro) e l’USB è di tipo micro.
Minima spesa, buona resa.
Trezor Safe 3
Il dispositivo Trezor più recente è un Model One migliorato, con cui condivide lo schermo.
La grande differenza è in termini di sicurezza, con l’integrazione del Secure Element protected Certified Chip EAL6+: protezione migliorata e sonni più tranquilli.
Il Secure Element impedisce infatti che la seed phrase possa essere estrapolata direttamente dall’hardware wallet, cosa invece possibile sui modelli sprovvisti di questo componente (T e One). Chiaramente la procedura di estrapolazione non è semplice e richiede attrezzature e conoscenze informatiche, ma è stato dimostrato che può essere portata a compimento con successo.
La seed phrase può inoltre essere scomposta secondo il backup Shamir, che prevede appunto la derivazione dalla seed phrase principale di più seed phrase secondarie. Solo disponendo di un certo numero di queste ultime (ad esempio 3 su 5) si potrà riottenere la seed phrase “master”, ovvero quella in grado di farci accedere al wallet.
Pochi euro in più per un ottimo dispositivo, probabilmente destinato a sostituire il Model One nel corso del tempo.
Trezor Model T
Eccoci al top di gamma, decisamente più costoso rispetto ai “fratelli”.
A cambiare è principalmente lo schermo, in questo caso a colori, dotato di touch screen e dalle dimensioni più generose (1,54″).
Conserva le caratteristiche di sicurezza del Safe 3, salvo che NON dispone del Secure Element protected Certified Chip EAL6+.
Comodo, ma forse non la scelta migliore anche considerando il prezzo poco abbordabile al momento della scrittura.
Di seguito troverai un nostro video proprio su Trezor Model T. Seppur abbia qualche anno sulle spalle, racconta ancora molto bene il suo funzionamento, le caratteristiche e altre informazioni utili.
Come si usa il Trezor?
Questi dispositivi sono pensati per ridurre le complicazioni che possono creare noie agli utenti. La configurazione del proprio Trezor richiede pochi minuti, mentre l’uso è piuttosto meccanico, difficile da sbagliare.
L’azienda ha creato delle guide dedicate disponibili nell’area learn del sito ufficiale. Dal primo utilizzo alla risoluzione dei problemi, non manca nulla. In più, il forum Trezor ospita contenuti molto utili tra cui dei video YouTube per la massima comprensione delle varie operazioni.
Trezor vs Ledger
Partiamo dicendo che entrambe le soluzioni sono valide. Scopriamo però alcune differenze che possono far pendere l’ago della bilancia verso uno o l’altro marchio.
Codice
Prima di tutto il codice: quello di Ledger è chiuso, mentre Trezor è open-source, a beneficio di trasparenza e risoluzione di eventuali bug.
Chip
D’altro canto, ogni Ledger è dotato del Secure Element, mentre Trezor lo ha introdotto solo sul Safe 3. In caso di furto del device, Trezor (tranne che il Safe 3) sarebbe meno sicuro rispetto a Ledger.
Materiali
Qui vince Ledger: metallo contro plastica (resistente e di qualità, ma pur sempre plastica), non c’è molto da aggiungere.
Connettività
Ledger supporta anche il Bluetooth, mentre Trezor utilizza il cavo (USB-C o Micro USB, dipende dal modello).
Coin supportate
Entrambi i brand ci permettono di detenere tantissime coin e token.
Applicazioni
Sia i wallet Trezor che quelli Ledger propongono un’applicazione disponibile su computer, Mac e smartphone iOS e Android.
Prezzi
I prezzi variano: un Nano S Plus può essere acquistato a una cifra pressoché identica a quelle di Trezor One e Safe 3. Invece, Ledger Nano X è più conveniente rispetto a Trezor Model T. Non ragioniamo su Ledger Flex e Ledger Stax, perché non esiste un dispositivo Trezor paragonabile.
Vuoi una panoramica ancora più ampia? Guarda questo video in cui parliamo di hardware wallet e ne mettiamo alcuni a confronto.
Dove comprare Trezor?
Trezor può essere acquistato su Amazon ai seguenti link affiliati (se acquisti un prodotto, la piattaforma ci corrisponderà una commissione):
In alternativa, è ovviamente possibile comprare sullo store ufficiale.
Grazie per averci letto!