Trump alza i dazi al 104% alla Cina, e Bitcoin CROLLA ancora
Di Davide Grammatica
Tornato a lottare per gli $80k, per Bitcoin sembrava mettersi meglio, ma la conferma dei dazi al 104% nei confronti della Cina fa crollare ancora BTC

La guerra dei dazi non finisce
In giornata Bitcoin era addirittura arrivato a toccare gli $81.180, un po’ sulla scia del sentore di una pausa ai dazi, un po’ per la nuova strategia di copertura di investitori e trader. Le speranze però sono presto evaporate con la conferma dalla Casa Bianca di dazi al 104% per la Cina (effettivi dal 9 aprile).
I trader sembravano entusiasti dell’attacco di BTC alla resistenza degli $80k, soprattutto se paragonato alle prestazioni dell’azionario. Descriveva una forte resilienza della prima criptovaluta dopo una correzione importante, e sembrava creare nuove speranze per i più bullish.
Il nuovo colpo in arrivo dalla Casa Bianca rimescola però ulteriormente le carte, testando la fiducia dei long-term-holder. Secondo CryptoQuant, anche i LTH, infatti, potrebbero cambiare atteggiamento, alimentando nuova pressione di vendita dopo l’ultimo crollo, che ora schiaccia BTC di nuovo vero i $75k.
Descrive bene questa dinamica l’Exchange Inflow Coin Days Destroyed (CDD), una metrica che indica quanti fondi dei LTH si stanno dirigendo verso i cex. I token cosiddetti “dormienti” che si muovono verso gli exchange, storicamente, sono identificati in quanto forte segnale ribassista.
Era già successo, tra l’altro, anche lo scorso 2 aprile, quando la CDD era aumentata in corrispondenza del calo di BTC da $88k a $81k.
Se questo dovesse ripetersi, i $74k diventano un supporto fondamentale, da conservare in giorni a venire caratterizzati sicuramente da forti svendite.
La risposta della Cina
Nel frattempo, la Cina non avrebbe intenzione di allentare le tensioni tra i paesi, alimentando una guerra commerciale potenzialmente disastrosa per i mercati globali. In risposta alla Casa Bianca, i cinesi hanno respinto il “ricatto” degli Usa, non lasciando spazio a trattative.
Anche per questo, per grandi attori della finanza come Goldman Sachs le possibilità di andare incontro a una recessione si sarebbero alzate improvvisamente al 45%, a causa della crescente incertezza commerciale.
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