Worldcoin: guai in Colombia
Di Gabriele Brambilla
Il progetto di Sam Altman continua a far discutere e solleva grandi interrogativi sulla privacy delle persone
La Colombia attacca Worldcoin
Worldcoin fa parlare ancora di sé ma non in senso positivo. Sin dal primo giorno, il progetto ha sollevato grandi perplessità riguardo la privacy dei partecipanti, mettendo in movimento anche le macchine istituzionali.
L’autorità colombiana per la tutela della privacy è partita all’attacco, sostenendo che la società di Sam Altman viola le normative vigenti in materia del Paese. Se ciò dovesse trovare conferme, Worldcoin e Tools for humanity, l’azienda dietro al progetto, potrebbero subire un brutto colpo: da sanzioni e sospensioni delle attività fino al ban definitivo nei confini colombiani.
Come sappiamo, Worldcoin si basa sul concetto del Proof-of-personhood, ossia l’identificazione di ciascuna persona e l’assegnazione di un profilo autenticato sulla World App. Per ottenere questa “prova di autenticità umana”, se così la possiamo chiamare, si scansiona la retina di ciascuna persona mediante uno strumento appositamente sviluppato chiamato ORB. La retina è unica per ogni essere umano e offre quindi la certezza che un dato profilo sia effettivamente di quella persona.
Chiaramente questo processo crea non poche problematiche. La retina è un dato sensibilissimo che secondo molti non dovrebbe essere in alcun modo condiviso con una società. Tools for humanity sostiene di non conservare i dati, ma le preoccupazioni restano, anche solo per eventuali vulnerabilità dell’ORB.
La Colombia non è da sola in questo scontro. Un esempio è Hong Kong, che nella scorsa primavera ha vietato gli ORB e la World App nei propri confini. Inoltre, tanti altri Stati stanno facendo le proprie considerazioni sulla questione.
Nel frattempo, pare che Tools for humanity abbia assegnato oltre 6,5 milioni di identità. In cambio, a ciascun utente vengono distribuiti gratuitamente dei token WLD (crypto tra le prime 100 per capitalizzazione di mercato).
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