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Privacy, blockchain e criptovalute

Di Gabriele Brambilla

Vogliamo parlare di un tema sempre rovente, specialmente quando si ha a che fare con le crypto? Diamo spazio alla privacy!

Privacy, blockchain e criptovalute

Un argomento spinoso

Con dispositivi informatici e internet costantemente nelle nostre vite, la privacy diventa una tematica da affrontare con la massima serietà. Come dice il titolo un argomento spinoso, perché può creare non pochi grattacapi se preso alla leggera.

L’importanza della privacy è già altissima di per sé. Se poi andiamo ad aggiungere i fattori denaro, blockchain e criptovalute, lo diventa ancor di più.

Prima di buttarci a parlare di crypto e soldi, partiamo però dal principio e ripassiamo il concetto di privacy, le leggi in vigore e perché è fondamentale tutelarla. Dopodiché, spazio al nostro settore, ragionando su pro e contro, soluzioni come le privacy coin e altro ancora.

Si parte con le basi!

Che cosa si intende con "privacy"?

A livello semantico sappiamo tutti che cos’è la privacy, così come ne conosciamo l’importanza nella quotidianità. Concentriamoci quindi sul digitale.

Internet è stata un’innovazione pazzesca, in grado di dare il via a tante rivoluzioni che ci hanno portato alla situazione presente. In pochi decenni ci siamo ritrovati con infinite disponibilità a portata di dita: ordinare del cibo, acquistare di tutto, comunicare, guardare film, lavorare… e chi altro lo sa con il metaverso in evoluzione!

In questo contesto, per tutelare la privacy non basta però chiudere le persiane o la porta del bagno. La rete non è solo un luogo felice, ma ospita anche svariate minacce. Oltre a virus e attacchi informatici, uno dei pericoli maggiori è il furto dei nostri dati personali (magari anche molto sensibili), fotografie e video, fino ai numeri delle carte di credito (e conseguente furto di denaro).

La privacy assume quindi una valenza ancor più grande e diventa qualcosa da difendere costruendole attorno un bastione.

I metodi sono molteplici e vanno combinati tra loro. Si parte dall’utilizzo di applicazioni e siti internet affidabili, fino alle VPN per ripararsi da tracciamento e varie tipologie di attacchi.

Alcune buone norme da seguire sono:

  • Evitare di pubblicare i propri dati personali in rete, salvo ove indispensabile (solo con siti e applicazioni affidabili);
  • Non salvare sul cloud password, numeri di carte di credito e conti correnti, fotografie/video personali e quant’altro possa metterci in una brutta situazione in caso di problemi;
  • Evitare di condividere la propria posizione sui social, il numero di telefono e altri dati privati;
  • Utilizzare diverse email per evitare che il leak di una crei pericolosi collegamenti. Ad esempio, potremmo avere una mail esclusivamente per il lavoro, una per l’exchange crypto e una per l’iscrizione a portali di varia natura. Massima attenzione alle password;
  • Tenere monitorata la rete tramite appositi strumenti (come quelli offerti da Nord VPN) per capire se un nostro indirizzo email è finito in un leak di dati;
  • Leggere la politica sulla privacy dei siti a cui ci si iscrive, prestando attenzione a dove potrebbero finire i dati e per cosa verranno utilizzati;
  • Occhio anche ai cookie dei siti web: se possibile disattivarli o mantenere solo quelli indispensabili;
  • Nel dubbio, non fidarsi mai.

Che cosa si intende con

Qual è l'attuale legge sulla privacy?

In Italia il tema privacy è da anni presente anche in ambito legislativo.

L’insieme di DL, DLGS e regolamenti europei dà vita a un robusto impianto normativo a tutela del cittadino.

Particolarmente importante la GDPR (General Data Protection Regulation) europea, in vigore da maggio 2018 e che disciplina nel dettaglio la protezione dei dati personali anche in rete.

Tuttavia, nonostante gli sforzi dei legislatori, internet è ancora un posto “pericoloso” per i dati personali e la privacy. L’utente avanzato, quindi meno vulnerabile, non è mai al sicuro; immaginiamo quindi quanto rischi quello medio, dotato di conoscenze informatiche decisamente più ridotte.

Ma a questo punto possiamo voltare pagina, perché il problema della privacy si estende anche al mondo blockchain e crypto. Capiamo quindi qual è la situazione attuale.

"Il GDPR è innovativo, ma occorre ancora tanto lavoro per proteggere efficacemente le persone"

Entriamo nel mondo blockchain e crypto

Prendiamo la principale blockchain come esempio (Bitcoin), tenendo però a mente che le osservazioni che faremo sono valide anche per tantissimi altri network.

Per utilizzare Bitcoin non servono documenti né registrazioni: basta avere un proprio address con relativo wallet (anch’esso non richiede alcun dato) e si può immediatamente operare.

La blockchain protegge l’anonimato, ma non è il luogo super segreto che alcuni pensano. Per anni, e ancora oggi, le malelingue hanno sostenuto che le criptovalute sono utilizzate solo dai criminali, in quanto è impossibile risalire a chi c’è dietro. Ormai però il discorso è molto differente.

La blockchain è anonima, ma al tempo stesso pubblica e trasparente. Chiunque può utilizzare i tanti portali a disposizione e vedere il saldo di un determinato address, quanti soldi ha inviato o ricevuto, con chi ha interagito e via dicendo. Per capirci, se oggi inviassimo 1 bitcoin all’address XYZ, tutti potrebbero visualizzare questa transazione.

Ma non finisce qui. La blockchain è infatti anche immutabile, motivo per cui viene ritenuta molto sicura. Tra 10, 20 o 100 anni potremo ancora vedere l’invio di 1 BTC effettuato oggi a beneficio di XYZ; non c’è modo di tornare indietro e nascondere le tracce.

Finché ci si muove solo su blockchain, effettivamente l’anonimato è protetto, almeno al vasto pubblico. Tuttavia, prima o poi vorremo vendere le crypto in cambio di valute fiat come l’euro, no? Oppure, vorremo acquistare delle crypto pagando proprio in moneta tradizionale. Poco cambia: l’interazione con un exchange centralizzato (indispensabile per le conversioni crypto-fiat e viceversa) è l’evento che collega una persona ben definita a quel dato address; questo perché gli exchange sono tenuti a chiedere ai propri clienti i dati personali e un documento, secondo la procedura KYC.

L’unico modo per sfuggire a questo meccanismo è acquistare e vendere crypto in contanti e interfacciandosi direttamente con delle persone. Ma anche qui, una debolezza c’è: queste persone probabilmente interagiranno sia con il nostro address che con un exchange. Ecco il un punto di partenza per risalire a noi: l’identità della persona che ci ha venduto o che ha comprato le criptovalute in questione.

Insomma, la blockchain è ottima ma ha anche qualche aspetto oscuro che pregiudica la privacy. Dopotutto, chi vorrebbe acquistare qualcosa se poi il venditore potrebbe ficcanasare e vedere quanti soldi abbiamo sul conto?

Per fortuna abbiamo a disposizione diversi metodi per proteggerci.

Quello più facile è utilizzare un wallet che permetta di creare nuovi address abbinati a quello principale; così facendo, le persone a cui invieremo crypto, o da cui le riceveremo, non potranno visualizzare il saldo dell’address principale. Oppure potremmo generare nuovi address al bisogno, cosa però meno pratica per quanto riguarda la gestione delle chiavi private.

Esistono poi delle piattaforme dette “mixer”, in grado di mascherare le transazioni. Tuttavia, gli address che interagiscono con esse finiscono spesso in blacklist e sotto monitoraggio, perché i mixer vengono effettivamente impiegati anche dai criminali.

Sono poi nati progetti più grandi per rimediare al problema dell’eccessiva trasparenza. Le privacy coin (o privacy token) come Monero fanno della protezione dei propri affari l’obiettivo principale e sono assolutamente legittime. Però, anche qui le autorità tendono a essere sospettose e nel tempo potrebbero nascere regolamentazioni penalizzanti, fino a eventuali ban.

Insomma: l’unione tra privacy, crypto e blockchain ha lati positivi ma pure negativi, da valutare attentamente.

"Blockchain anonima ma trasparente al tempo stesso!"

Criptovalute: come si tutela la privacy?

Come dicevamo, possiamo utilizzare address dedicati per svolgere le transazioni, proteggendo la segretezza dei saldi dalle persone con cui interagiamo. Tuttavia, il nostro address principale potrà comunque essere consultato in rete da chi lo conoscesse; perciò, non diffondiamolo.

Operando con le criptovalute si consiglia poi di utilizzare una VPN, così da proteggere a 360° tutti i nostri dati personali. Esistono infatti software in grado di risalire alla nostra identità partendo quasi dal nulla. Maneggiare le crypto senza uno scudo, magari su piattaforme DeFi esotiche, è davvero rischioso.

Nord VPN è uno dei servizi più conosciuti e apprezzati. Grazie al nostro referral link avrai diritto a grandissimi sconti e omaggi, dagli un’occhiata!

Abbiamo visto alcuni passaggi fondamentali del tema privacy, ma ci sarebbe ancora molto da dire. Abbiamo la soluzione: iscriviti alla nostra piattaforma di formazione (è gratis) e segui il corso sulla sicurezza che abbiamo appositamente preparato!


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