Anche la borsa piange: periodaccio per i mercati USA!
Di Gabriele Brambilla
Borse americane in difficoltà negli ultimi giorni, mentre in Europa la situazione sembra differente...

Introduzione sulle borse
Le criptovalute vivono un momento negativo, ma le azioni non se la passano di certo meglio;infatti, la seconda metà di febbraio e l’inizio di marzo sono stati da dimenticare.
Diamo un’occhiata ai principali indici dei mercati americani, per poi spostarci in Europa, capendo a che punto ci troviamo.
Mercati e indici azionari USA
L’attenzione va immediatamente agli indici delle due piazze di scambio più importanti al mondo, ossia NYSE e NASDAQ. Nello specifico, osserviamo Dow Jones Industrial Average, Nasdaq 100 e S&P 500.
Il Dow Jones Industrial Average è l’indice più antico e seguito, che incorpora le valutazioni di 30 società tra NYSE e NASDAQ. Qui troviamo nomi come Microsoft, Apple e Walmart. Vi è poi il Nasdaq 100, l’indice più rilevante dell’omonima piazza di scambio; esso comprende 100 aziende non finanziarie, molte delle quali operanti in ambito tecnologico e IT (come NVIDIA). Infine, l’indice S&P 500 include le 500 società più capitalizzate d’America.
Fatte le premesse indispensabili per chi non seguisse continuativamente i mercati stock, spostiamoci sull’andamento. Nota: osservando questi indici riusciamo ad avere una fotografia affidabile della situazione complessiva, pena però la mancanza di specificità su un certo titolo.
Partiamo con l’informazione più importante: tutti gli indici sono reduci dai massimi storici. Non solo: tutti vivono un momento di fortissima crescita, assolutamente non paragonabile a quanto successo in passato. Ecco ad esempio il grafico dell’S&P 500 dal 1996 a oggi (fonte Google): notiamo come dal 2020 vi sia stata una vera e propria cavalcata trionfale.
Il contesto è quindi fortemente rialzista, ma sappiamo che non potrà durare per sempre. Torniamo quindi nel presente e vediamo come stiamo andando:
- DJIA: -5,7% da inizio febbraio
- NDX: -8,6% dai massimi del 19 febbraio
- SPX: –6% dai massimi del 19 febbraio
Confrontate alle crypto, queste percentuali fanno sorridere. Però, considerando che ci troviamo in un mercato consolidato e meno volatile, si tratta di perdite degne di nota.
I livelli attuali di prezzo ci riportano a ottobre 2024, cancellando i guadagni dell’ultima fase, in cui tutti gli indici hanno registrato i massimi storici.
Peggio ancora l’indice Russell 2000, dedicato alle small cap. Dal 25 novembre 2024, data dell’All-Time-High, si è perso per strada quasi il 15% del valore.
I mercati pagano le incertezze attuali. Innanzitutto, gli Stati Uniti sono fortemente spaccati sul piano politico e i proclami dell’amministrazione Trump non mettono investitori e trader nelle migliori condizioni di operare. Oltretutto, la possibilità di una guerra commerciale si fa sempre più concreta, gettando altra benzina su un fuoco ben acceso.
Sempre sul fronte interno, i prezzi continuano a salire e l’inflazione potrebbe tornare a colpire. Ciò genera ulteriori incertezze e la FED ha già messo in pausa la stagione dei tagli ai tassi di interesse.
Restano poi le problematiche geopolitiche e internazionali. Se la Crisi ucraina resta al centro dell’attenzione, non mancano anche le tensioni USA-organizzazioni come ONU e NATO. Insomma, il clima non è gradevole e le azioni pagano dazio, giusto per restare in tema.
Le borse europee e mondiali
L’Europa vive un momento differente. Tutti i principali indici delle piazze di scambio del continente sono ai massimi storici, anche se non bisogna abbassare la guardia.
Nello specifico, il CAC40 di Parigi è non lontano dall’ATH di maggio 2024, reduce da tre mesi di netta crescita. Spostandoci a Londra, l’indice FTSE è ai massimi, ma al momento della scrittura segnaliamo un po’ di incertezza sul da farsi. Francoforte e il DAX sono in grande forma, superato un breve periodo di indecisione certamente dovuto alle elezioni tedesche. Infine, Piazza Affari e l’indice FTSE MIB continuano ad andare molto bene, salvo lo scivolone di ieri.
FTSE MIB a 5 anni. Grafico di Borsa Italiana
Non dimentichiamo però che la situazione è complicata per tutti. Ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti riguarda anche l’Europa; i dazi doganali potrebbero colpirci e dare uno stop anche al momento d’oro dei mercati.
Di positivo c’è l’andamento dei prezzi, assolutamente migliore rispetto a quanto sta accadendo dall’altra parte dell’Atlantico. Tuttavia, massima attenzione perché basta davvero poco per rovesciare gli scenari.
Andando in Asia, nello specifico in Giappone, l’indice Nikkei 225 (il principale) ha ritoccato a luglio scorso i massimi che resistevano dal 1989. Da lì siamo entrati in una lunga fase di lateralizzazione, da poco interrotta al ribasso. Troppo poco per ragionare sugli sviluppi.
Fronte Cina, i principali indici si muovono in modo piuttosto laterale, senza particolari sorprese. Stesso discorso per il Kospi coreano.
Ripetiamo quanto detto poco sopra: ciò che accade negli Stati Uniti finisce sempre per impattare in maniera variabile gli altri Paesi. Considerando che anche la Cina rientra nel piano delle tariffe americane, possiamo aspettarci qualche ripercussione.
Conclusioni
Anche il comparto azionario segnala complessità, anche se in alcuni casi potremmo farci ingannare dall’andamento positivo (vedi l’Europa).
L’investitore intelligente deve valutare lo scenario in anticipo, mettendo da parte emozioni e speculazioni. Se a priori la strategia è stata ben pianificata, avremo già le risposte su come muoverci in questo momento particolare e delicato; al contrario, meglio sedersi, mettere da parte le emozioni (per quanto possibile) e ragionare sui fondamentali.
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