La crisi delle banche in Usa spinge le società crypto all’estero
Di Davide Grammatica
A seguito al crollo di istituti finanziari come Silvergate e SVB, le società crypto hanno iniziato a cercare conti bancari offshore, come Svizzera, Lichtenstein o giurisdizioni insulari
Le crypto dagli Usa all'estero
A causa del crollo di diversi istituti finanziari, in primis Silvergate Bank (SI) e Silicon Valley Bank (SVB), le società crypto sarebbero già alla ricerca di conti bancari offshore, principalmente in Svizzera, Lichtenstein o giurisdizioni insulari.
Alcune indiscrezioni lasciate trapelare dalla stampa internazionale hanno infatti lasciato intendere come le società si sarebbero già mosse. In particolare, Sygnum in Svizzera e Bank Frick in Lichtenstein, avrebbero visto un vertiginoso aumento delle richieste di apertura di conti da varie giurisdizioni, e in particolare dagli Stati Uniti.
Tra le varie banche si sarebbero già individuate realtà come SEBA Bank in Svizzera, FV Bank a Porto Rico, Jewel Bank alle Bermuda e EQIBank in Rep. Dominicana.
Del resto, la scelta pare obbligata. Se infatti, da un lato, è stata stata istituita una soluzione provvisoria per SVB per consentire ai clienti di utilizzare i propri conti, dall’altro, a lungo termine, le società dovranno per forza di cose trasferire i propri fondi ad altre banche, probabilmente all’estero.
Il ruolo dell’Europa nella diaspora delle crypto
L’Europa, soprattutto nella prospettiva di una chiarezza normativa ormai alle porte (leggi: MiCa), potrebbe rivelarsi una un porto sicuro. Anche perché in parallelo alla crisi bancaria è stato individuato (anche se ancora come ipotesi) un piano più generale di compromissione del settore crypto da parte delle autorità Usa.
Tuttavia, con molta più probabilità si guarderà all’estero ma oltre al vecchio continente, verso Hong Kong e il Medio Oriente, specialmente negli Emirati Arabi Uniti, in cui è già stata annunciata l’intenzione di lanciare una zona franca (dal punto di vista economico) a favore delle società attive nel campo degli asset digitali.
Ripetto agli Usa, ma più in generale, la volontà delle banche affermate a livello internazionale di fare affari con entità crypto americane dipenderà proprio dai regolatori statunitensi. Non sono poche, infatti, le banche europee e asiatiche hanno anche una certa presenza negli Stati Uniti, ed è ancora difficile capire come potrebbe evolversi la situazione, soprattutto nel caso in cui queste ultime continueranno a effettuare operazioni bancarie con clienti statunitensi tramite entità offshore.
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