Borse americane: un trimestre da INCUBO
Di Gabriele Brambilla
DJIA, NDX e SPX: analizziamo il pessimo trimestre da poco chiuso dei principali indici delle borse americane

Il trimestre delle borse americane
La scorsa settimana abbiamo fatto il punto della situazione sull’inizio dell’anno di tre altcoin specifiche. A questo giro tocca ai tre principali indici di borsa americani, ossia Dow Jones Industrial Average, NASDAQ 100 e l’immancabile index S&P 500.
Le piazze d’affari americane non stanno vivendo un buon periodo a causa delle politiche economiche della nuova amministrazione.
Mercoledì 9, la notizia di grandi cambiamenti sui dazi ha dato una grande spinta, aiutando tutti gli indici appena elencati a recuperare un po’ di terreno. Tuttavia, i livelli in cui ci troviamo sono ancora inferiori rispetto ai massimi registrati pochi mesi fa.
Indaghiamo quindi su questo primo trimestre piuttosto terribile.
Analisi del NASDAQ
Cominciamo dal NASDAQ 100, indice che ospita molti titoli tecnologici che arrivavano da performance strepitose e continui All-Time High. Proseguendo nell’articolo noteremo senza difficoltà che un filo conduttore lega tutte le borse americane, senza troppe sorprese.
Fino a metà febbraio, l’indice NDX si è mosso puntando costantemente verso l’alto, spingendosi oltre la soglia dei 22.000, ossia l’ennesimo ATH. Da quel punto è però iniziato un inesorabile crollo nell’area dei 19.000 bassi. Qui dovremmo arrestarci, perché ci troviamo esattamente alla fine del trimestre; facendo però un passo extra, notiamo che la prima decade di aprile ha riservato ulteriori cali, accarezzando persino quota 16.500.
Le politiche commerciali molto aggressive dell’amministrazione Trump hanno gettato sconforto nei mercati mondiali, colpendo anche quelli interni. Il mix di elementi in gioco è letale e si riassume con una parola che fa sempre paura: recessione. Il timore di un periodo più o meno burrascoso ha contribuito non poco alle perdite del primo trimestre, unite a un contesto già delicato (pensiamo ai prezzi di molti beni e servizi, ritenuti ormai insostenibili dall’americano medio).
La spinta di mercoledì 9 ha riportato l’indice NDX sopra i 19.000, ma non facciamoci ingannare: la Casa Bianca ha confermato per l’ennesima volta di non essere prevedibile e ci sono state nuove perdite. I mercati soffrono terribilmente la mancanza di sicurezza e non sappiamo cosa potrebbe inventarsi Trump tra una settimana.
In aggiunta, la Cina resta comunque bersagliata dai dazi. Considerando che le imprese americane hanno molti fornitori proprio nel Paese asiatico, dobbiamo aspettarci comunque difficoltà, prezzi più alti e conseguente contrazione dei consumi. Non un bello scenario, ma stiamo a vedere se ci sarà un altro colpo di scena.

Analisi del Dow Jones
Come abbiamo anticipato, anche il DJIA ha passato una prima parte del 2025 di sofferenza. L’indice include le principali 30 blue chips americane, con grandi nomi tra cui Apple, Walmart e Nvidia.
Fino a metà febbraio, il DJIA ha seguito una linea che puntava verso l’alto, alla ricerca dei nuovi massimi storici. Dopo aver raggiunto livelli pressoché identici a quelli di due mesi prima (inizio febbraio 2025), è iniziata però la discesa. Salvo qualche naturale differenza, potremmo tranquillamente utilizzare in maniera intercambiabile i grafici TradingView di Nasdaq e Dow Jones: di fatto, si sono mossi in maniera molto simile.
Dopo aver superato nuovamente il livello dei 45.000, il DJIA è tornato sui 42.000 a fine trimestre. Nella prima decade di aprile è poi giunto un vero e proprio crollo che, il 7 aprile, è arrivato addirittura ai 36.600, per poi riassorbirsi. Le notizie positive dal fronte dei dazi di mercoledì 9 hanno dato enorme slancio all’indice, tornato al di sopra dei 40.000; spinta durata però poco. Occorrerà però tenere monitorata la situazione e capire come potrebbe evolversi, tenendo in mente che le osservazioni macroeconomiche e politiche fatte in precedenza sono ovviamente valide anche per il Dow Jones.

Analisi dell'indice S&P 500
L’indice S&P 500 include le 500 società a maggior capitalizzazione degli Stati Uniti, a prescindere dalla piazza di scambio in cui si trovano. Si tratta di un dato molto potente, capace di illustrare a colpo d’occhio in che direzione sta andando il mercato nel suo complesso.
Come possiamo immaginare, non ci sono particolari differenze rispetto a quanto visto nei due indici precedenti. Individuiamo infatti tre fasi:
- Crescita fino a metà febbraio 2025, con nuovi massimi storici;
- Declino costante per tutto il resto del trimestre, con perdite ingenti per quasi tutta la prima decade di aprile;
- Parziale recupero dovuto alla linea più morbida sui dazi dell’amministrazione Trump.
Anche in questo caso, valgono tutte le osservazioni fatte prima.
I mercati e le economie mondiali vivono un momento di profonda incertezza che impatta negativamente sulle performance e le aspettative future. Le politiche protezionistiche americane non possono ottenere dei buoni risultati: le aziende sono troppo legate con l’estero ed è impossibile adattare in tempi brevi (e a costi contenuti) la catena di produzione e approvvigionamento.
Il ritorno di un’America che produce a casa sua non è impossibile, ma richiede anni di investimenti e duro lavoro; qualcosa di ben diverso dall’applicare dazi sulle importazioni che, alla fine, vanno a erodere il potere di spesa dei consumatori, dando vita a un pericoloso ciclo da cui è difficile uscire.
