BRICS: che succede al vertice per “far fuori” il dollaro?

BRICS vs dollaro Usa

Il quindicesimo vertice dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), è entrato nel vivo nelle ultime ore a Johannesburg. Sul tavolo, l’ipotesi di allargare l’alleanza a nuovi stati, principalmente sulla spinta della Cina.

Questa scelta è funzionale a più scopi separati, come un maggior peso politico in ambito internazionale, soprattutto rispetto ai paesi NATO, e vantaggi economici figli di una migliore cooperazione nel commercio e nello sviluppo, come sottolineano le invocazioni di maggiori sforzi nella ricerca nel settore dell’AI.

Oltre alla vicenda Ucraina, che pure scalda i tavoli del BRICS con differenti visioni sul tema, i paesi dell’alleanza avranno modo di discutere di un altro aspetto fondamentale, ovvero il loro tentativo di contrapporsi alla forza del dollaro con un ipotetica nuova valuta.

La strada, in questo senso, sembra molto difficile, e già il presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula da Silva, si è dichiarato perplesso. A suo dire, una moneta nuova e comune ridurrebbe le “vulnerabilità” dei paesi, ma avrebbe anche un’integrazione controproducente in termini economici soprattutto per i paesi in via di sviluppo, “penalizzati con tassi di interesse molto più alti”.

Tuttavia, la questione rimane una (potenziale) variabile decisiva a livello macroeconomico, con i BRICS che puntano in ogni modo a trovare un modo per contrastare la forza del dollaro sulla scena internazionale, che conta il 59% di tutte le transazioni a livello globale.

L’effetto, si potrebbe ipotizzare, sarebbe la creazione di un contesto in cui gli Usa potrebbero avere difficoltà a finanziare il proprio deficit, con conseguenze importanti sull’economia americana.

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