È corsa agli Ethereum ETF: sei domande presentate alla SEC
Di Davide Grammatica
In coda all’hype della domanda per un ETF spot Bitcoin, sei società hanno presentato richiesta alla SEC per l’approvazione di nuovi ETF su Ethereum
La corsa agli ETF Ethereum
Lo scorso 28 luglio, Volatility Shares ha presentato una domanda alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Usa per l’approvazione del primo ETF future su Ethereum. Dopo di lei, in un intervallo di tempo che arriva a poche ore fa, sono ben cinque le società che stanno provando la stessa strada.
Volatility Shares era già diventata celebre lo scorso giugno, quando il suo “2x Bitcoin Strategy ETF” è diventato il primo ETF crypto “con leva” ad essere disponibile e autorizzato negli Usa. E a quanto pare è diventata un punto di riferimento per vari competitor, i quali hanno subito cercato di entrare nel mercato con i loro prodotti, ovvero Bitwise Ethereum Strategy ETF, VanEck Ethereum Strategy ETF, Roundhill Ether Strategy ETF, ProShares Short Ether Strategy ETF e Grayscale Ethereum Futures ETF.
La SEC non ha mai approvato, fino a ora, alcuna domanda per un ETF “future” su ETH, e lo storico conta ben dieci richieste rifiutate. Tuttavia, nel caso ci fosse un cambiamento di vedute, gli ETF Ethereum potrebbero essere lanciati sul mercato a 75 giorni dalla data del deposito, con Volatility Shares in pole position (potenzialmente, il 12 ottobre).
La narrativa ETF
BlackRock, con la sua domanda per un ETF spot BTC, ha letteralmente scosso il mercato crypto, innescando un ondata di domande (come quelle di Ark, Bitwise, Fidelity, WisdomTree, VanEck, Invesco e Valkyrie) che ora sfociano oltre i confini stessi di Bitcoin.
E sembra aver messo, per certi versi, la SEC alle strette. Se infatti l’agenzia di regolamentazione dovesse approvare uno di questi prodotti, potrebbe allo stesso tempo approvarli tutti simultaneamente per garantire parità di trattamento a tutti i richiedenti. Forse anche per questa ragione, rimangono in molti ad essere cauti nelle previsioni, coscienti del fatto che la SEC non è certo di manica larga nel trattare con l’industria crypto.
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