Guerra in Medio Oriente, una crisi senza fine

Di Matteo Bertonazzi

La Guerra in Medio Oriente colpisce senza sosta e semina distruzione. Al tempo stesso, genera tensioni sui mercati: analizziamo lo scenario

Guerra in Medio Oriente, una crisi senza fine

Introduzione al focus on di oggi

I recenti sviluppi del conflitto in Medio Oriente confermano quanto già sapevamo: l’area, segnata da secoli e secoli dalla guerra, continuerà a non conoscere il significato della parola “pace”.

Il tributo più duro lo pagano le persone che si trovano nel bel mezzo degli scontri tra morti, feriti, distruzione e scarsità di cibo e medicinali.

Spostandoci sui mercati, sicuramente di secondaria importanza rispetto al costo umano ma comunque da seguire, le incertezze non fanno di certo bene. Preoccupa soprattutto lo scontro tra Israele e Iran e i mercati reagiscono di conseguenza.

Dopo un breve riassunto di quanto accaduto negli ultimi giorni, daremo spazio a delle considerazioni e analisi su alcuni asset e indicatori da tenere d’occhio: bitcoin e crypto, oro, petrolio, indice VIX e mercati in generale.

Gli eventi recenti

Martedì 1 ottobre c’è stato un nuovo attacco da parte dell’Iran verso Israele, l’ennesimo di una serie di atti di guerra che stanno portando il Medio Oriente alla completa distruzione. Una terra che da anni soffre della belligeranza dei popoli e dello sfruttamento dei potenti, sta attraversando l’ennesimo capitolo di sangue.

181 missili balistici di diversa natura sono stati scagliati contro Israele. Dai report oggettivi, non come riportato dalle testate giornalistiche italiane, circa il 50% hanno toccato il suolo, senza colpire direttamente obiettivi sensibili ma cadendo proprio nelle vicinanze. Una sorta di avviso: “possiamo arrivare ai vostri obiettivi quando vogliamo”.

Una settimana fa Israele entrava nel Sud del Libano, scagliando un attacco via terra ed eliminando importanti cariche del gruppo militante Hezbollah, sostenuto direttamente dall’Iran; l’attacco di ieri rappresenta una ritorsione per queste azioni.
Il primo ministro israeliano Netanyahu, promette vendetta e non tarderà ad arrivare: l’abbiamo già visto in episodi passati che tra un attacco e la rappresaglia non passano molti giorni.

La grande preoccupazione non è tanto la continua disputa tra lo Stato islamico e quello ebraico, quanto più le altre grandi potenze coinvolte indirettamente in questo conflitto; gli Stati Uniti hanno già ampiamente dislocato mezzi militari e artiglieria di vario genere lungo tutto il mediterraneo orientale, pronta a intervenire qualora fosse necessario.

L’Iran ha dichiarato di aver lanciato i missili di martedì come rappresaglia per gli attacchi che hanno ucciso i leader di Hezbollah, Hamas e dell’esercito iraniano. Ha fatto riferimento al capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e al generale delle Guardie rivoluzionarie Abbas Nilforushan, entrambi uccisi in un attacco aereo israeliano la scorsa settimana a Beirut. Il documento menziona anche Ismail Haniyeh, uno dei principali leader di Hamas, assassinato a Teheran in un sospetto attacco israeliano a luglio.

Come potrebbe reagire Israele?

La popolazione iraniana si prepara al peggio; la paura di un attacco alle infrastrutture petrolifere porta le persone a correre ai distributori in cerca di un ultimo approvvigionamento.

È improbabile che la chiamata alla moderazione degli alleati internazionali avrà effetto.
Dopo il consiglio con la Casa Bianca, Israele deciderà come agire; anche se il “capo” nella regione restano gli Stati Uniti, di certo non lascerà passare questo attacco senza una controffensiva di pari o superiore portata, così da eliminare punti strategici nello Stato iraniano e avere un effetto deterrente per futuri attacchi.

Nella settimana gli aeroporti iraniani sono stati chiusi per proteggersi da potenziali attacchi e si teme per le basi nucleari. L’amministrazione Biden si è detta contraria a qualsiasi attacco verso questi siti controllati da Teheran.

Israele avrà da tempo nel cassetto i piani di attacco all’Iran. I suoi capi della difesa stanno ora valutando quando e quanto colpire la Repubblica islamica.

Gli obiettivi militari più ovvi sono le basi terrestri che hanno lanciato la raffica di missili balistici di martedì. Quindi, non solo i silos, ma anche i centri di comando e controllo e persino le strutture di rifornimento. Poi ci sono tutti i siti petrolchimici dell’Iran, punti strategici nei pressi dello stretto di Hormuz e infine le temute infrastrutture nucleari.

La reazione del mercato

I mercati hanno reagito all’attacco “a sorpresa” di martedì con un Fly to Quality, ossia vendendo asset di rischio e acquistando principalmente bond, oro e petrolio. La vendita degli asset di rischio, o l’acquisto di coperture con le opzioni (acquisto di Put che coprono verso i ribassi) hanno inoltre fatto risalire il VIX, l’indice della volatilità dell’S&P500.

È inevitabile pensare che questa tipologia di eventi sarà strumentalizzata per indirizzare il grande evento che deciderà le sorti del mercato e dell’economia: le elezioni americane.

Infatti non si è fatto attendere Trump su X (ex Twitter), pubblicando un video promozionale proprio riguardo quanto accaduto; credo che si commenti da solo.

Questi avvenimenti tendono a muovere i mercati nel breve termine, difficilmente però lo muoveranno ulteriormente prima delle elezioni, a meno che non si arrivi al nucleare o all’intervento diretto delle grandi potenze per ora rimaste nelle retrovie.

Inoltre, nonostante il crollo del 10% di bitcoin e di tutte le crypto, le condizioni macroeconomiche ora puntano verso l’espansione della liquidità; sappiamo che BTC adora questo environment finanziario.

"Il mercato si è spostato verso gli asset meno rischiosi, liquidando quelli che lo sono maggiormente"

Petrolio

Il petrolio è uno dei principali attori che bisogna monitorare quando abbiamo tensioni in Medio Oriente, perché in quella zona si concentrano la maggior parte degli esportatori a livello globale, membri fondatori del cartello dell’OPEC+.

In questo momento particolare il petrolio si trova intorno sui $72, $75 per il Brent e $70 per il WTI, dopo una spinta del 10% circa nelle ultime sessioni (uno dei migliori movimenti intraday dell’ultimo anno).

È interessante notare come questa commodity reagisca tendenzialmente nella zona di accumulazione annunciata già nel 2022 dall’amministrazione Biden e che spesso proprio tensioni nell’area e attacchi improvvisi scatenino la reazione del prezzo del petrolio proprio da quelle aree.

Inoltre la direzionalità del petrolio è fortemente influenzata dall’Arabia Saudita, una pecora nera nel cartello dell’OPEC: l’impero Saudita è uno dei membri del cartello che estrae a minor costo e da anni litiga con il resto dei partecipanti per ridurre l’estrazione e far salire il prezzo (i famosi tagli alla produzione di barili). Questo comportamento è volto a portare il prezzo del petrolio a livelli di prezzo intorno ai $100, mai più visti dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina nel 2022.

Dal momento che gli altri partecipanti non stanno rispettando i tagli alla produzione, e che l’Arabia Saudita può permettersi di portare il prezzo del Petrolio fino a $20 dollari al barile (suo prezzo di estrazione), questo potrebbe portare velocemente al rientro del prezzo del petrolio addirittura in zona $50.

Questa situazione non accadrà se Israele dovesse puntare lo stretto di Hormuz, dove passano la maggior parte dei mercantili che trasportano petrolio, o le infrastrutture tecniche dell’Iran, che ricordiamo conta circa il 3% della produzione mondiale.

Petrolio

Oro

Il Gold si trova in una scalata da inizio anno che lo ha portato ad apprezzarsi di oltre il 30%; considerando l’intero movimento del 2024, un apprezzamento storico per uno degli asset più capitalizzati del mercato.

Cosa ci dice questo? Che il mercato e soprattutto i grandi operatori si stanno concentrando sull’accumulo del metallo prezioso a fronte dell’incertezza degli avvenimenti macroeconomici e geopolitici; la sfiducia nel dollaro e la paura di possibili ripercussioni portano l’intero comparto BRICS e gli Stati Uniti a competere nell’accumulare oro per proteggersi dall’arma finanziaria delle valute nazionali.

Nonostante la poderosa crescita, e considerando possibili correzioni di breve termine a causa delle condizioni attuali, sembra che l’oro non sia intenzionato a fermarsi, andando alla ricerca dei $3000.

Oro

VIX

Quando è nato, nel 1993, il VIX fu calcolato come misura ponderata della volatilità di un paniere di opzioni sull’indice S&P 100, una versione minore dell’indice attuale. Il mercato dei derivati era ancora acerbo e questo indicatore aveva rilevanza sulla volatilità di pochi strumenti.

Con la maturazione dei mercati dei derivati, 10 anni dopo, nel 2003, il CBOE collaborò con Goldman Sachs e aggiornò la metodologia per calcolare il VIX. Oggi il CBOE utilizza una serie più ampia di opzioni basate sull’indice S&P 500, un’espansione che consente di avere una visione più accurata delle aspettative degli investitori. È stata adottata una metodologia che è tuttora in vigore e che viene utilizzata anche per calcolare diverse altre varianti dell’indice di volatilità come per esempio quello di bitcoin o di altri indici finanziari.

Come regola generale: i valori del VIX superiori a 30 sono generalmente legati a situazioni di crisi, alta volatilità derivante dall’aumento dell’incertezza, del rischio e della paura degli investitori. Valori del VIX inferiori a 20 corrispondono generalmente a periodi stabili e privi di stress sui mercati.

VIX

Criptovalute

Come ha reagito BTC? Il nostro asset di riferimento ha sofferto parecchio nelle ultime sessioni, con un crollo del 10% che ha spaventato molti piccoli investitori e che ha fatto tremare anche grandi whale on chain; ma questo movimento è destinato a durare?

Thread di approfondimento di Arkham Intel

Come possiamo vedere dal grafico sottostante, il mercato ha iniziato un trend rialzista sulla struttura di breve periodo e questo movimento al ribasso non ha intaccato i punti cruciali di questa struttura.

Rompere i $60.000 potrebbe essere un segnale forte, ma dovrebbe essere una rottura decisa. Un consolidamento ribassista al di sotto di questo livello potrebbe essere un segnale preoccupante. Come osserviamo nell’immagine sottostante, gli ultimi livelli di supporto da parte dei compratori a livello volumetrico si trovano proprio in quella zona; ci sono quindi ottime opportunità a livello di rischio-rendimento.

Con le elezioni, il pivot della FED, gli stimoli fiscali alle porte da parte degli Stati Uniti, il bazooka di liquidità della Cina e la riapertura del Carry Trade del Giappone è davvero difficile vedere un futuro negativo per le crypto.

Criptovalute

Conclusioni

La Guerra è una situazione di disperazione per i popoli che ne soffrono, per le famiglie distrutte e per le persone in fuga, ma purtroppo il mercato è cinico e sa che finché rimane confinata in Medio Oriente non potrà più di tanto intaccare la crescita mondiale.

Il VIX reagisce in maniera isterica perché nessuno sa effettivamente se il conflitto rimarrà confinato nella zona o se porterà all’intervento delle grandi potenze. Quindi, appena abbiamo un’inversione, tutti i grandi fondi corrono a coprire le loro posizioni aumentando la volatilità degli strumenti.

Considerando anche gli algoritmi di HFT che in queste situazioni buttano benzina sul fuoco, spesso la reazione istantanea a questi fatti è prontamente riassorbita nelle sessioni successive, salvo che non ci siano ragioni fondamentali per cambiare le carte sul tavolo.

Inoltre, difficilmente i mercati prenderanno una decisione direzionale opposta a quella che stiamo vedendo da inizio 2023, prima delle elezioni americane, punto cruciale in cui si decideranno non solo le sorti degli asset di rischio, ma degli interi equilibri internazionali.


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