L’impatto degli ETF spot Bitcoin è globale, a partire dall’Asia
Di Davide Grammatica
In coda all’approvazione degli ETF spot Bitcoin negli Usa, il mercato asiatico potrebbe rispondere con la stessa moneta, con Hong Kong in prima linea
I primi effetti dell’approvazione degli ETF spot BTC
Neanche il tempo di celebrare l’approvazione dei nuovi ETF spot Bitcoin negli Usa, che già è giunto il momento di analizzarne le conseguenze. Sugli effetti sul mercato occorrerà attendere ancora qualche ora, con l’apertura delle negoziazioni, ma nel mentre gli effetti di questo passo storico possono già essere ravvisati nei commenti provenienti da tutto il mondo.
L’afflusso di nuovi capitali è ormai fuori discussione, e nonostante una visione ancora piuttosto sfavorevole nei confronti di BTC da parte della SEC e del suo presidente Gary Gensler, il nuovo “veicolo” per lo scambio di Bitcoin non può che aprire nuove prospettive.
E se tutto ciò accade negli Usa, dove l’approccio normativo al settore continua a creare problemi, l’apertura agli ETF potrebbe essere la naturale conseguenza dell’elaborazione di regolamentazioni più chiare nel resto del mondo. Basti pensare al mercato asiatico e a giurisdizioni precise, come Hong Kong, che da tempo hanno svelato le loro intenzioni di diventare nuovi hub crypto.
Tutto ciò si mostra nello stesso approccio al capitalismo di queste economie, più incline al rischio, e forti di un passato recente all’insegna della crescita in rapporto maggiore ai paesi occidentali. Non sono in pochi, in questo senso, a pensare che proprio gli investitori asiatici possano rappresentare la vera domanda per strumenti quali gli ETF spot BTC, essendo ancora alla ricerca di un metodo “regolamentato” per costruirsi una posizione nel settore crypto tramite veicoli tradizionali.
Gli ETF al centro del mondo
Proprio Hong Kong potrebbe essere la prima giurisdizione a lanciare degli ETF spot BTC “asiatici”, in linea con le proprie intenzioni di sviluppo nell’industria, e in risposta alla crescente domanda delle realtà istituzionali stesse.
Una prova di ciò è offerta da Livio Weng, con di HashKey, che ha dichiarato recentemente come 10 gestori siano già al lavoro in questa direzione. E dal punto di vista normativo, tutto sarebbe già in ordine, visto che a dicembre l’Autorità monetaria della regione ha già pubblicato i requisiti per il lancio di questi ETF.
In più, l’iniziativa avrebbe già i primi favori della parte politica, come dimostrano le dichiarazioni del parlamentare Johnny Ng: “Spero che Hong Kong, in un contesto di rapido sviluppo e intensa concorrenza nel settore degli asset virtuali, possa rapidamente assicurarsi una posizione a livello globale”.
Dopo Hong Kong, il secondo paese nella lista è sicuramente Singapore, ma anche in Giappone non si fatica a rintracciare segnali favorevoli a un’implementazione degli ETF spot Bitcoin.
Non si esclude, inoltre, che proprio questi paesi possano essere i primi, nel mentre, a inserire gli ETF americani in prodotti sovrastanti, che sostanzialmente possano racchiudere un ETF attivo al di fuori delle singole giurisdizioni.
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