KYC: Know Your Customer
Di Gabriele Brambilla
La procedura Know Your Customer (KYC) è richiesta da molti exchange e piattaforme crypto. Ecco quello che devi sapere...
Privacy ed exchange
Exchange e servizi CeFi richiedono spesso di svolgere la procedura KYC. Molti nuovi investitori si ritrovano con dei dubbi, chiedendosi se si tratta di un’operazione sicura o se potrebbero esserci problemi dal punto di vista legale o fiscale.
In questo articolo scopriremo che cos’è la KYC, come si svolge generalmente, cosa comporta e quali sono i rischi. Anticipiamo che, se si utilizza un servizio affidabile, la procedura è assolutamente legale e priva di problematiche particolari; anzi, è proprio la legge a richiederla.
Cosa si intende per KYC?
Con KYC, acronimo di Know Your Customer (tradotto in “conosci il tuo cliente”), identifichiamo la procedura di riconoscimento richiesta da exchange crypto e altre realtà centralizzate.
Nella pratica, il nuovo utente di una determinata piattaforma dovrà fornire un documento di identità, il codice fiscale e magari anche registrare un breve video, oppure scattarsi delle fotografie che lo ritraggono con il documento.
L’obiettivo della procedura è assicurarsi che il cliente sia effettivamente la persona che dice di essere, così da evitare furti di identità, bot, account falsi e altre simili pratiche illegali.
Ogni azienda ha la sua procedura, perciò possono esserci delle differenze tra l’una e l’altra. Alla fine però l’idea è la stessa e nulla cambia.
"Con "KYC" identifichiamo la procedura di riconoscimento richiesta da exchange crypto e altre realtà centralizzate."
Come si fa il KYC?
Come dicevamo nel paragrafo precedente, non c’è un iter standard per la KYC, perciò i passaggi cambiano tra exchange come Binance, Coinbase e Bybit, oppure possono essere anche identici.
Sicuramente ci verranno richieste le generalità, la foto di un documento di identità valido e il codice fiscale. Inoltre, come ulteriore elemento di rinforzo, dovremo probabilmente registrare un video in cui compiamo certe azioni come muovere la testa o pronunciare delle specifiche frasi. Oppure basterà scattarsi un selfie mentre si tiene in bella mostra il documento.
Le istruzioni specifiche vengono fornite dall’azienda per cui stiamo svolgendo la KYC e sono generalmente molto esaustive. Essendo una procedura applicata spesso ai nuovi clienti, le piattaforme fanno in modo di non scoraggiarli mediante complesse operazioni, cercando di fornire tutto ciò che serve per non perdere tempo e concludere l’operazione senza intoppi.
Rischi del KYC
La legge impone alle realtà centralizzate di richiedere il KYC, perciò non dobbiamo temere sulla legalità dell’operazione.
Vi è però un grande rischio legato alla privacy. Effettuando la Know Your Customer, forniamo dati sensibili a un’azienda. A questo punto le criticità sono due:
- L’azienda diffonde/vende a terze parti i nostri dati;
- Un attacco esterno sottrae i dati in possesso dell’azienda, tra cui i nostri.
In ogni caso, il risultato finale è il medesimo: documenti, codice fiscale, nome e cognome e via dicendo cadono nelle mani dei malintenzionati, o bene che vada di operatori di marketing particolarmente insistenti. Nei nostri tempi, dove internet è centrale in quasi ogni azione quotidiana, la cosa che dovremmo tutelare maggiormente è proprio la privacy.
Non esiste una soluzione specifica al problema, se non quella di rivolgersi a exchange e piattaforme di primo piano, magari con audit esterni a certificare l’impegno nella protezione dei dati. In più, leggiamo attentamente la privacy policy e non forniamo il consenso a cedere i dati personali, se non giusto per terminare la procedura KYC. In ogni caso, non diamo l’ok alle iniziative di marketing e profilazione di terzi.
Un’altra soluzione sta nell’evitare in partenza le procedure KYC. Esistono realtà come Relai che permettono di comprare e vendere bitcoin entro certi limiti senza fornire documenti, nel pieno rispetto della legge. Le commissioni sono più elevate della norma, ma la privacy ne esce pienamente intatta.
Quanto alle preoccupazioni fiscali, la legge sulla tassazione crypto e il loro possesso è piuttosto chiara. Le criptovalute sono legali e non si corre alcun rischio se le si dichiara, anzi, il pericolo nasce quando non lo si fa e arrivano dei controlli. L’utilizzo degli exchange è altrettanto legale senza alcun limite, perciò da questo lato possiamo svolgere in tutta serenità KYC, acquisti e vendite.