MT Gox: I rimborsi dei Bitcoin rubati posticipati di un altro anno
Di Daniele Corno
Ancora niente da fare per il caso MT Gox: I rimborsi di Bitcoin subiscono il terzo rinvio, altri 12 mesi di tempo
Un nuovo rinvio
Il caso MT Gox continua a trascinarsi nel tempo e la luce in fondo al tunnel continua ad allontanarsi per i creditori.
Il fiduciario della ormai defunta piattaforma ha infatti annunciato un nuovo rinvio del rimborso per i creditori, spostando la scadenza, oramai prossima al 31 ottobre 2025, di ben 12 mesi, definendo il limite al 31 ottobre 2026.
A partire dal lontano 2023, si tratta del terzo rinvio complessivo della procedura di rimborsi. Secondo l’ultimo aggiornamento, circa 19.500 creditori avrebbero già ricevuto parte dei fondi, benché la gran parte dei creditori sia rimasta ancora scoperta.
Lo spostamento della scadenza, secondo quanto riferito dal fiduciario liquidatore, è stata motivata da “problemi tecnici e legali” legati alla verifica dei conti e all’idoneità dei beneficiari.
La procedura è legata all’ormai celebre hack del 2014 dove un utente riuscì a sottrarre la bellezza di 840.000 BTC dalle tasche dell’exchange. Secondo i dati on-chain di Arkham Intelligence, Mt. Gox detiene ancora 34.689 Bitcoin, pari a circa $4 miliardi, che restano in attesa di distribuzione.
Un’eredità pesante per il mercato
La somma, destinata ai creditori, resta ferma in attesa della chiusura definitiva delle procedure. Il fiduciario ha infatti ribadito che i pagamenti proseguiranno solo quando “ragionevolmente praticabili”, per evitare errori o abusi.
Un caso senza fine, che vede molti creditori attendere da oltre 10 anni la possibilità di accedere nuovamente a parte dei fondi sottratti. Un rimborso che non sarà mai eguale in termini numerici di BTC, bensì notevolmente superiore al valore nominale in dollari perso al tempo.
Un caso che per molto tempo ha fatto paura e scosso i mercati, con la possibilità di vendite coordinate una volta erogati i rimborsi. Ad oggi tuttavia, nonostante i quasi $4 miliardi di valore, la percezione del mercato è cambiata e l’impatto potrebbe essere meno preoccupante del previsto. Non resta quindi che attendere altri 12 mesi e forse, altri mesi ancora.
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