Russia: Coinbase blocca 25mila wallet
Di Davide Grammatica
Coinbase ha bloccato circa 25mila indirizzi wallet associati a enti e personalità in Russia, come supporto alle sanzioni dell’Occidente
L’operazione
L’exchange centralizzato americano Coinbase si è accodato alle sanzioni degli Usa imposte alle Russia, in linea con svariate altre aziende che hanno deciso di rompere i rapporti con il Cremlino. Più nello specifico, Coinbase ha deciso di bloccare circa 25mila wallet, che il CEX ritiene essere collegati ad attività illegali.
Paul Grewal, Chief Legal Officer di Coinbase, ha affermato come molti degli account siano stati individuati tramite indagini “proattive”, svolte internamente dall’azienda, e come tutta l’operazione sia da inquadrare all’interno del contesto più ampio. Ovvero quello della risposta dell’Occidente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Gli indirizzi, infatti, sono stati condivisi con il governo statunitense, per “supportare attivamente l’applicazione delle sanzioni”.
“Le sanzioni svolgono un ruolo vitale nella promozione della sicurezza nazionale e nella deterrenza di aggressioni illegali, e Coinbase sostiene pienamente questi sforzi da parte delle autorità governative”, si legge nel post del blog del CEX. “Sono un intervento serio, e sta ai governi decidere quando, dove e come applicarle. […] Per fare la nostra parte in questa determinante circostanza, Coinbase ha implementato un programma di sanzioni a livello globale multi-layered”.
La collaborazione con il governo
La mossa non sembra avere legami con il rischio che gli oligarchi russi possano sfruttare le criptovalute, tanto che lo stesso ceo di Coinbase, Brian Armstrong, ha pubblicato recentemente un tweet in cui affermava non potesse essere uno scenario verosimile.
La decisione, quindi, è di natura filo-governativa, o semplicemente in linea con il trend adottato da una moltitudine di aziende, che hanno interrotto i legami commerciali con la Russia.
È da notare, ad ogni modo, che l’intervento massiccio dell’exchange non è generalizzato, ma coinvolge solo una fetta di popolazione russa, come detto, ritenuta colpevole di attività illegali. Anche da questo punto di vista, quindi, la decisione di Coinbase segue quella comune alla maggior parte degli exchange, americani e non.
Tutto il processo, stando a quanto si legge nel blog di Coinbase, si svolge in modo proattivo al fine di bloccare l’accesso ai soggetti già sanzionati, incrociando questi dati con quelli relativi alle recenti registrazioni. Se gli oligarchi non possono eludere le sanzioni attraverso il canale crypto, sembrerebbe quindi concreto il rischio che una parte dei fondi russi possa essere comunque ed effettivamente convogliato nel mercato delle criptovalute, e gli exchange sono chiamati a fare la loro parte per conto delle istituzioni.
Ma con un vantaggio tecnico, perché, per quanto riguarda l’ecosistema crypto, il tutto risulta molto più semplice, essendo gli asset digitali completamente tracciabili, in transazioni permanenti e pubbliche. L’azione di Coinbase è volta, in questo senso, a rilevare e scoraggiare ogni forma di evasione (o elusione, in questo caso). Anche in rapporto ai sistemi finanziari tradizionali che, sempre secondo il report del CEX, non riescono a limitare sufficientemente una vera e propria industria del riciclaggio di denaro che sta prosperando in questi giorni, soprattutto in Iran, verso il quale sembrerebbero spostarsi gli asset russi messi in pericolo dalle sanzioni.
Sul fatto che sia giusto o meno collaborare attivamente con enti governativi, invece, Coinbase ha affermato: “Riteniamo di poter bilanciare questi interessi continuando a sostenere gli sforzi delle forze dell’ordine promuovendo al contempo quadri politici che rispettino la privacy individuale”.
"L’azione di Coinbase è volta, in questo senso, a rilevare e scoraggiare ogni forma di evasione, anche in rapporto ai sistemi finanziari tradizionali che dimostrano difficoltà in questo senso"