Taglio ai tassi di interesse USA: arriva o no?
Di Gabriele Brambilla
Il taglio ai tassi di interesse USA è in vista o continueremo a restare sui livelli attuali? Ecco cosa sappiamo a oggi

I tassi USA sono FERMI
L’Europa è da tempo impegnata a tagliare i tassi di interesse, così come altri Paesi. Si prova quindi a tornare alla normalità dopo degli anni difficili, caratterizzati da alta inflazione.
Tuttavia, gli Stati Uniti temporeggiano ancora: i tassi di interesse USA sono piuttosto elevati, nonostante a suo tempo gli incrementi furono avviati prima rispetto ad altre realtà, come ad esempio, citiamola ancora, l’Unione Europea.
Scopriamo a che punto siamo e quando potremmo vedere dei nuovi tagli negli States.
Tassi di interesse e tensioni
Innanzitutto, occorre dire che la Federal Reserve non sta muovendosi a caso: l’approccio è doverosamente prudente date le condizioni economiche del Paese.
Nel corso della conferenza stampa in seguito all’ultimo meeting FOMC, Jerome Powell ha spiegato nel dettaglio il motivo per cui il “freno a mano” è ancora tirato. Il chairman della FED ha espresso più volte la necessità di aspettare maggior chiarezza nello scenario prima di tagliare ulteriormente i tassi.
Fino a poche settimane fa, l’economia americana era in crescita e il mercato del lavoro manteneva una certa stabilità. L’inflazione, attentamente monitorata nel tempo, era non lontana dai parametri desiderati dalla Federal Reserve (ossia il 2%). L’opinione diffusa di autorevoli esperti vedeva uno scenario completamente normalizzato nell’arco di un anno, un anno e mezzo al massimo.
Poi però sono arrivati i dazi, vero terremoto economico. Oltre alle ripercussioni sui mercati, le imprese e i consumatori, le tariffe dell’amministrazione Trump gettano tante incertezze anche a livello macro, con ovvie implicazioni sulle politiche monetarie.
Ultimi FOMC all’insegna della prudenza. Fonte immagine: Equalsmoney
Da queste osservazioni, capiamo il motivo per cui la Federal Reserve ha messo in pausa i tagli, peraltro già avviati lo scorso anno (l’ultimo risale a dicembre 2024). Manca totalmente l’idea di cosa potrebbe accadere, di che dazi ci saranno, con quali Paesi e in che misura. Inoltre, in che modo saranno impiegati i soldi raccolti dalle tariffe?
L’incertezza è altissima e l’economia lancia segnali contrastanti. Impossibile quindi tagliare i tassi in questo momento.
Secondo Powell, i dazi potrebbero impattare negativamente sulla crescita del Prodotto Interno Lordo, toccando quindi la sfera occupazionale. Il domino di cause ed effetti potrebbe spingere nuovamente l’inflazione in alto, richiedendo quindi delle azioni per riportarla nei suoi confini.
L’apparente inazione della FED è stata aspramente criticata da Trump, che ha “ordinato” a Powell di tagliare i tassi. Tuttavia, il chairman non sta dando retta al presidente per ovvi motivi, anche se si trova davanti a una scelta: da un lato, se l’economia rallentasse servirebbero dei tagli per stimolarla e dare respiro; dall’altro, il ritorno dell’inflazione obbligherebbe a rialzare i tassi.
Storicamente, tagliare i tassi dopo un periodo di alta inflazione e rialzarsi poco tempo dopo danneggia l’economia e rischia di creare una situazione peggiore rispetto a quella di partenza. Ecco quindi che chiudiamo il cerchio: la FED non vuole assumersi dei pericolosi rischi.
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Quando ci saranno i prossimi tagli ai tassi d'interesse?
Quanto abbiamo appena detto fa pensare che la Federal Reserve potrebbe prendere tempo prima di intervenire, ma non ne abbiamo la certezza.
Gli scenari possibili sono molteplici e parecchio diversi tra loro. Ad esempio, la FED potrebbe mantenere dei livelli alti per un pò, così da evitare il ritorno dell’inflazione; ma al tempo stesso, potrebbe decidere di sforbiciarli con decisione per dare un aiuto all’economia. Nel mezzo, si collocano compromessi e soluzioni intermedie.
Su questo tema, Powell è stato piuttosto chiaro: è troppo presto per sapere in che direzione andremo. Dobbiamo quindi attendere ulteriori dati e indicatori chiave, così da valutare il reale impatto delle politiche dell’amministrazione repubblicana.
Se dovessero arrivare buone notizie, non è escluso un taglio già nel mese di giugno. In questa eventualità, si tratterebbe quasi di sicuro di un piccolo ritocco da 25 punti base, senza sconvolgere lo status quo. Tuttavia, le probabilità maggiori potrebbero collocarsi a luglio, così da avere un altro mese a disposizione per analizzare ancor più dati.
In ogni caso, lo ripetiamo, non aspettiamoci scossoni: se anche arrivassero dei tagli, il 2025 dovrebbe essere all’insegna della prudenza.
Appuntamento quindi al 18 giugno per il prossimo FOMC, che ovviamente seguiremo con la massima attenzione!