USDC: cos'è la stablecoin?
USDC, o Circle USD, è una stablecoin il cui prezzo, in condizioni normali, è legato a 1 dollaro grazie alla sua collateralizzazione totale.
Per ogni USDC erogato, Circle, l’emittente, detiene 1 dollaro di liquidità sotto forma di cash oppure di asset equivalenti (tipicamente treasuries americane a scadenza breve).
USDC è periodicamente auditata da Deloitte, e gli audit sono consultabili qui: REPORT USDC
Proprio all’interno dell’audit di Gennaio, il più recente a disposizione, si legge che la liquidità cash è detenuta presso varie Banche: Bank of New York Mellon, Citizens Trust Bank, Customers Bank, New York Community Bank, a division of Flagstar Bank, N.A., Signature Bank, Silicon Valley Bank e Silvergate Bank.
Silvergate Bank è recentemente fallita, ma Circle ha comunicato di aver spostato le sue riserve cash da lì per tempo. (comunicato).
Purtroppo non è stata altrettanto veloce con Silicon Valley Bank, altra Banca andata incontro al fallimento in questi giorni, nei cui conti detiene ancora 3.3 miliardi di dollari. (comunicato).
USDC depeg: qual è il motivo?
Il motivo del depeg attuale è duplice: in primis il timore che quelle riserve depositate su Silicon Valley Bank siano perse per sempre.
In secondo luogo, le redemption di USDC in dollari americani si basavano sul Silvergate Exchange Network (ne abbiamo parlato nel video di ieri sera) per il redeem 24 ore al giorno e 7 giorni su 7. Essendo ora inattivo, i redeem sono limitati agli orari lavorativi bancari.
Questo ha fatto si che Coinbase, principale ponte USDC-USD per la clientela retail, abbia dovuto mettere in pausa i redeem (come comunicato qui da loro).
Interrompere questo ponte significa non avere la possibilità, fino a lunedì, di scambio diretto USDC-Dollari, amplificando la divergenza di prezzo innescata dai timori sopra citati.
Che cosa può quindi accadere ora? Esaminiamo i possibili scenari.
USDC: che succederà ora?
Lo scenario peggiore sarebbe quello in cui Silicon Valley Bank non venisse salvata, mantenendo intrappolati i 3.3 miliardi di dollari di Circle.
Questi ultimi non sono coperti dall’assicurazione FDIC, che copre 250.000 dollari per ogni conto retail (ovvero il cui controvalore è sotto una certa soglia, ampiamente superata da Circle).
Pertanto, per poterli recuperare resterebbero soltanto gli asset posseduti dalla Banca, che andrà incontro ad un lungo processo di liquidazione o ristrutturazione per cercare di ripagare il più possibile i creditori.
L’esito è incerto e dipende da quanti fondi la banca di fatto riuscirà a recuperare liquidando gli asset, buona parte dei quali, come abbiamo raccontato nel video di ieri, sono bond attualmente deprezzati.
In realtà c’è uno scenario ancora peggiore: quello per cui fallirebbero anche altre banche su cui Circle detiene liquidità (nel mirino soprattutto Signature Bank).
Lo scenario migliore è invece quello in cui Silicon Valley Bank venga salvata, riaprendo l’attività o possedendo sufficienti asset per coprire tutti i depositi di Circle; oppure, uno scenario in cui Circle stessa venga aiutata da qualcuno con iniezione di liquidità.
In questo caso, una volta riaperto il bridge USDC-USD, sarebbe probabile un recupero del peg nel tempo.
Difficile stimare le probabilità dei due scenari (o di uno scenario di mezzo, di recupero parziale dei fondi di riserva da SVB).
Se da un lato è vero che SVB è il secondo fallimento di Banca più grande della storia e moltissime aziende (soprattutto VC/startup) americane fuori dal settore crypto dipendono da essa e quindi c’è pressione sul governo per un salvataggio, è altrettanto vero che nel 2008 molte Banche sono state lasciate al loro (infausto) destino.
Altre stablecoin depeggano?
Altre stablecoin, come DAI, MIM e LUSD, stanno anch’esse avendo problemi di peg, poiché parte del loro collaterale è in USDC.
Massima attenzione, perché il de-peg di queste stablecoin potrebbe impattare notevolmente sull’intero ecosistema DeFi creando debito nascosto e liquidazioni involontarie.
Al contrario, USDT, tanto odiata e screditata dai regulator, in questo momento scambia a premium (1.01$) in quanto è la più richiesta.
Anche BUSD, per il momento, non diverge più di tanto da 1$
Purtroppo il caso USDC è esmplificativo dei rischi delle stablecoin centralizzate, i cui fondi sono detenuti su istituti bancari.
Se questi ultimi falliscono, costituiscono un single point of failure.
A questo punto per fortuna che USDC diversifica da sempre a dovere le riserve tra treasuries e fondi detenuti in 7 banche differenti, altrimenti l’esito sarebbe potuto essere ben peggiore.
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Vi lascio anche il video di ieri sera qua sotto, dove abbiamo approfondito il discorso del Silvergate Exchange Network e avevamo già notato osservando l’audit di USDC le riserve detenute su SVB.