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Analisi stablecoin: market cap ed equilibri

Di Gabriele Brambilla

Facciamo il punto sulle criptovalute dal valore stabile con questa analisi stablecoin dedicata a market cap, equilibri e non solo

Analisi stablecoin: market cap ed equilibri

Introduzione

Di tanto in tanto dobbiamo fermarci, guardare i dati e capire dove siamo, un po’ come se fossimo all’avventura bussola alla mano.

Procediamo quindi a un’analisi stablecoin per comprendere come si stanno muovendo le metriche di un settore così determinante per l’industria crypto.

Leggi di più: cosa sono le stablecoin

Analisi stablecoin: market cap

Iniziamo dando uno sguardo alla market cap generale per farci un’idea di come stia il settore.

Le stablecoin sono una tipologia di criptovaluta di spicco per tutta l’industria. La motivazione principale risiede nel fatto che, dato il valore stabile e legato generalmente al dollaro americano, sono perfette per investire, detenere fondi e anche scambiare valore.

Oggi le coin stabili sono utilizzate per molteplici applicazioni che continuano ad aumentare con il passare del tempo. Non solo: sono in crescita anche le tipologie di stable; un esempio sono quelle backed dalle treasury americane, che permettono di investire con maggior semplicità i capitali nei titoli di Stato USA. In contemporanea, questi ultimi beneficiano di un ulteriore metodo per attrarre fondi e risparmiatori.

Dato l’interesse crescente verso le stablecoin anche da parte del mondo non crypto, la market cap sale di pari passo. Aiutiamoci con il grafico di DefiLlama e vediamo come sono i progressi nel tempo.

stablecoin market cap

Notiamo immediatamente la forza della crescita. Da ottobre 2023, il settore ha dato una brusca accelerata, passando da una cap di 125 miliardi di dollari agli attuali 264. Il 2025 è finora un anno decisamente positivo, in cui il comparto ha richiamato circa 55 miliardi.

Considerando i vari fattori, sembra però che il bello debba ancora arrivare. Le notizie di società, istituzioni e Stati che entrano sulla scena delle crypto stabili arrivano quasi quotidianamente. Il bacino dei diretti interessati si amplia e i capitali crescono.

Se l’industria crypto continuerà ad affermarsi e consolidarsi nel panorama mondiale, abbiamo una certezza: le stablecoin avranno un ruolo di primo piano.

I nomi più importanti

USDT, criptovaluta stabile legata al dollaro americano, resta la numero uno incontrastata. Creata dalla società Tether, raccoglie circa 162,5 miliardi di dollari e non accenna a volersi fermare. I recenti investimenti dell’azienda in settori esterni al mondo crypto (come l’acquisto di quote importanti della Juventus), dimostrano che lo stato di salute è ottimo.

Al secondo posto si colloca USDC di Circle. Questa coin si è sempre distinta per l’attenzione alla compliance e la massima trasparenza. La market cap è di 64,7 miliardi di dollari, ben distante dalla rivale numero 1, ma comunque di grande peso.

Terza posizione per USDS, upgrade della celebre stable DAI di MakerDAO. Decentralizzata e backed non solo dal dollaro americano, ma da un paniere di asset crypto tra cui bitcoin, possiede una market cap da 7,4 miliardi di dollari.

A seguire USDE di Ethena, DAI e USD1 di World Liberty Financial.

Tipologie e applicazioni settoriali

Guardando agli asset su cui si basano, non ci sono dubbi: il dollaro americano vince e stravince. Basti pensare che CoinGecko indica oltre 265 miliardi di capitalizzazione per le stable su USD, mentre l’euro deve accontentarsi di 500 milioni di dollari. Insomma, non c’è partita.

Ampliando un po’ il campo visivo, le coin stabili sono per la maggior parte backed proprio dalle valute fiat, con capitalizzazione pari a 256,5 miliardi di dollari. Solo 6,4 miliardi invece per le stable backed dalle criptovalute, con USDS e DAI a contribuire quasi interamente a questo dato.

Le stablecoin algoritmiche esistono ancora, ma ormai detengono ben pochi capitali: 675,6 milioni di dollari. Un cambiamento rilevante avviatosi dopo il crollo di UST e Terra.

In crescita anche le realtà backed dalle treasury americane, con capitali pari a 1,5 miliardi di dollari.

Blockchain e stable

Continuando ad appoggiarci agli ottimi dati di DefiLlama, diamo uno sguardo agli equilibri di forza tra blockchain quando si parla di stable. La prima immagine mostra un grafico a torta che fotografa la situazione attuale, mentre la seconda illustra l’evoluzione della dominance nel tempo.

stablecoin blockchain

Ethereum resta il network re, che accoglie ben la metà di tutta la capitalizzazione delle coin stabili. Tuttavia, oggi ci sono nuovi player che sono riusciti a sottrarre una fetta di mercato a questa chain.

Il caso emblematico è Tron: a luglio 2022 ospitava circa il 20% della market cap stable, contro il 60% di Ethereum; oggi, si è passati a un rapporto 31-50.

Gli altri attori restano di secondo piano, pur accogliendo miliardi e miliardi. Tra chi ha perso terreno nel tempo spicca la BSC di Binance, passata in tre anni dall’8% al 4, esattamente la metà.

Invece, Solana è stata capace di passare dal 4% di tre anni fa all’1,2% del 2023, per poi tornare all’attuale 4,39%.

Anche Avalanche ha perso terreno: dal 2% del 2022, oggi resta a un misero 0,6%.

Quindi, possiamo dire che oltre 8 utenti su 10 vanno diretti su due network, senza pensarci troppo. La quota di Ethereum crescerebbe se prendessimo in considerazione anche i suoi layer-2 come Base e Arbitrum; tuttavia, la distinzione presentata da DefiLlama ci sembra più corretta e adatta all’analisi.

stablecoin dominance
Le stablecoin stanno bene e continuano a crescere. Con il passare del tempo e il consolidarsi dell’industria, possiamo aspettarci che proseguiranno a ricoprire una posizione di spicco per il mondo delle criptovalute.


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