Bitcoin: è finita? (Spoiler: assolutamente NO)
Di Gabriele Brambilla
"La festa è finita e possiamo dichiarare BTC morto": ecco perché NON bisogna ascoltare queste voci nei momenti difficili

Il crollo di Bitcoin
L’abbiamo definito il lunedì nero delle criptovalute, perché effettivamente il settore ha ceduto cifre impressionanti; dopo ieri e a mente più lucida ci si chiede se sia finita per bitcoin.
Oggi vogliamo farci un po’ di coraggio e capire perché per BTC non è cambiato nulla, se non l’umore dei suoi holder. Non perdiamo altro tempo e addentriamoci nell’approfondimento…
Crollo crypto di lunedì 7 aprile
Il risveglio del 7 aprile è stato piuttosto traumatico, con tutte le criptovalute in profondo rosso a doppia cifra.
Ethereum, che apriva intorno ai 1.760$ per esemplare, già in difficoltà, si è ritrovata a sprofondare fino al di sotto dei 1.420. Ripple XRP è passata dai 2 dollari a circa 1,65. Quanto a bitcoin, da 82,5k, è caduta sotto i 74,3. Tonfi importanti e comuni anche in tutte (o quasi) le altre realtà, a prescindere dal settore specifico.
Da metà mattinata italiana, diverse coin e token hanno poi iniziato a recuperare un po’ di terreno, con BTC addirittura a riprendere il livello degli 80.000 dollari nel pomeriggio (poi riperso ancora). Tuttavia, il recupero è stato solo parziale e il crollo ha lasciato il segno.
Se vuoi recuperarle, in queste due notizie abbiamo trattato in tempo reale di quanto avvenuto e dei prezzi nel dettaglio:
I fattori che spingono al ribasso
Più che i fattori, evitando di ripeterci sulle altre questioni già ampiamente trattate, la causa di queste giornate difficili è principalmente una: i dazi di Donald Trump.
La nuova amministrazione ha dato vita a una guerra commerciale su più fronti. Oltre ai vicini di casa confinanti, ossia Canada e Messico, gli States hanno infatti applicato dazi doganali nei confronti dell’Unione Europea, del Regno Unito e della Cina, oltreché ad altri Paesi quali ad esempio il Vietnam.
Le tariffe creano svariate problematiche: ritorsioni da parte degli Stati colpiti, maggiori difficoltà di approvvigionamento di materie prime e componentistiche per le imprese locali (pensiamo che in un’autovettura Ford ci sono materiali provenienti per oltre il 50% dall’Asia), costi maggiori e, di conseguenza, rischio di un ritorno dell’inflazione. Proprio quest’ultima fa paura per un motivo ben preciso: un aumento dei prezzi in condizioni come quelle attuali potrebbe addirittura portare alla stagflazione, scenario assolutamente da evitare.
La Federal Reserve giustamente temporeggia con il taglio ai tassi di interesse, mentre Donald Trump spinge perché ciò avvenga (ovviamente, questioni politiche e di immagine). I mercati invece soffrono, con l’indice S&P 500 che lascia oltre 1100 punti per strada in meno di due mesi, il Dow Jones che se la passa male e, non ultimo, il Nasdaq Composite in caduta libera. Aggiungiamo alla miscela l’oro, che resta a quote altissime (segno di incertezza e paura) e il petrolio a prezzi così bassi che non si vedevano da febbraio 2021.
Fonte grafico: CNBC
La paura non aleggia solo tra gli investitori e gli addetti ai lavori dei mercati tradizionali, anzi: bitcoin e le criptovalute accusano anch’esse il colpo. Tuttavia, la coin numero uno indiscussa ha alcuni assi nella manica: diamogli un’occhiata per risollevarci il morale.
I punti di forza di BTC
Quando ci ritroviamo nel bel mezzo dei capricci del mercato, occorre fermarsi e riguardare i fondamentali, staccando il focus dalla volatilità, dai -10% e dalle notizie catastrofiche che cavalcano l’onda del momento.
Lo ripetiamo sempre: se si investe in ottica di lungo periodo, a farla da padrona è l’analisi fondamentale. Le oscillazioni di prezzo del momento possono certamente essere prese in considerazione, ma più per predisporre delle azioni difensive (come ad esempio il sempreverde short di copertura). Tuttavia, le fondamenta che hanno motivato l’investimento dovrebbero essere ancora solide, a meno di situazioni di eccezionale gravità (ma non è questo il caso).
Quindi… perché hai investito su bitcoin? Sì, ci rivolgiamo in questo modo molto diretto al lettore perché questa è la domanda fondamentale, capace di tranquillizzare in questi momenti, così come di sconvolgere chi non avesse fatto bene i compiti a casa.
I fattori che supportano BTC sono molti. Eccone alcuni che certamente avrai approfondito al momento del tuo ingresso su questo asset.
L’infrastruttura blockchain
Non è solo una “cosa da smanettoni”: la blockchain resta una delle innovazioni informatiche più importanti di questi tempi, sempre più presente in varie forme tra società e governi.
Bitcoin è la prima blockchain in assoluto, ispiratrice delle tante forme e variazioni nate in seguito. Si tratta di una validissima infrastruttura che garantisce sicurezza, privacy e decentralizzazione, qualità fondamentali in un mondo sempre più interconnesso e in cui è difficile tutelare i propri diritti.
BTC, la coin nativa, è solo la punta dell’iceberg di una struttura ben più complessa e dall’alto potenziale. Insomma: quando qualcuno dice che “dietro BTC non c’è niente”, bisognerebbe ricordargli della tecnologia alla base, della rete di partecipanti, delle migliaia e migliaia di operazioni giornaliere e delle tante applicazioni che vanno ben oltre lo scambio di valore.
Il riconoscimento come asset
Concentrandoci sulla coin, il riconoscimento come asset è uno dei punti fermi a livello fondamentale. Anni fa, BTC veniva derisa, ma oggi molti detrattori si sono ricreduti e la guardano quantomeno con interesse.
Questo status è frutto del duro lavoro di un progetto titanico, che ha avuto come grande premio l’arrivo di prodotti ETF spot sul mercato americano (qui per cosa sono gli ETF), tra l’altro in un periodo in cui la SEC era ancora sul piede di guerra con le criptovalute.
Non solo: BTC trova sempre più diffusione in fondi di investimento anche pensionistici, nonché nei portafogli di investitori comuni che decidono di espandere il proprio raggio di azione.
Non dobbiamo poi dimenticare l’approccio degli Stati sempre più positivo (almeno per una parte di essi). Ultimi della lista gli Stati Uniti, con la creazione di una riserva strategica di questa crypto.
La diversificazione
Collegata al punto precedente, la diversificazione è di certo un altro punto a supporto della coin. Investire una piccola percentuale del proprio portafoglio su bitcoin consente di ampliare l’orizzonte dei propri investimenti, senza però subire eccessivamente le fasi ribassiste o complicate.
Un buon modo per variare, restare in territorio sicuro e trarre grandi benefici.
Le ottime performance nel tempo
Chi oggi piange e attacca BTC, forse si dimentica delle performance nel tempo.
Verissimo: ci sono giornate in cui ci si sveglia in pieno crollo, nonché periodi (anche lunghi), in cui si vorrebbe vendere tutto. Però, la coin ha finora sempre guadagnato se guardiamo il grafico nel corso degli anni.
Nel 2017 sfiorammo i 20.000 dollari, cifra ritenuta mostruosa; neppure 5 anni prima, BTC si trovava infatti al di sotto dei 100$ per esemplare. Nel 2021 arrivammo a quasi 70k, per poi precipitare sotto i 20.000. Poi però, a fine dello scorso anno, abbiamo frantumato il traguardo dei 100.000 dollari, ritoccando il record pochi mesi fa a quasi 110k.
Non abbiamo certezze per il futuro, ma il passato non mente. Talvolta bitcoin toglie (e anche parecchio), ma nel tempo ha dato tantissimo.
L’andamento di BTC nel corso degli anni, fonte TradingView
Decentralizzazione, privacy e community
L’abbiamo già accennato, ma non possiamo non dedicare un paragrafo riservato alla decentralizzazione, alla privacy e alla community, tutti grandi punti di forza di questa blockchain e, di conseguenza, della sua coin.
Partiamo dalla community, che nel tempo ha “arruolato” nuovi seguaci e che ora è davvero nutrita. Sono proprio le persone il pilastro fondamentale di questo progetto: senza di esse, non avrebbe tutta questa magnitudo e forse non saremmo qui a parlarne. Con il termine “community” non ci riferiamo solo agli utenti della chain, ma includiamo sviluppatori, curiosi, imprenditori, giornalisti, investitori istituzionali e non, miner… la lista è davvero lunga! Un insieme vastissimo di persone che messe assieme fanno di Bitcoin quello che è oggi e che non può dissolversi dall’oggi al domani, anche quando il prezzo crolla.
Legata a questo punto è la questione della decentralizzazione. Esistono network decisamente più efficienti di Bitcoin, ma quest’ultimo ha la caratteristica di essere super decentralizzato. Ciò assicura che il progetto non sia delle mani di una o poche entità, evitando pericolose concentrazioni di potere. Questo permette anche di avere una sicurezza senza eguali: Bitcoin è una blockchain limitata dal punto di vista delle performance, ma dotata di una sicurezza invidiabile.
Infine, parliamo di privacy, un qualcosa che è sempre più centrale per le persone. Questa blockchain, così come altre, assicura una buona tutela della privacy, nel senso che non serve fornire alcun dato personale per poterla utilizzare e non si è neppure censurabili. Resta comunque il fatto che è difficilissimo compiere azioni illegali: per acquistare crypto si deve passare da un exchange che, secondo le normative, è obbligato a verificare l’identità dell’utente (almeno qui in Europa); di conseguenza, la chain tutela l’anonimato, ma non protegge i malfattori come invece accadeva un tempo.
L’elenco non è esaustivo e potremmo trovare altri punti su cui sviluppare un discorso, ma già questi dovrebbero bastare a far riprendere un po’ di aria fresca.
Lo sappiamo: vedere che un proprio asset perde così tanto valore in poco tempo fa male. Il mondo crypto è però molto volatile e rischioso; talvolta questa caratteristica fa conseguire guadagni impensabili, mentre in altri casi punisce sonoramente.
Tuttavia, non facciamoci prendere dal panico e ricordiamo: se le analisi svolte restano valide, l’asset in questione (anche se non crypto) ha un buon motivo per restare nel portafoglio. Al contrario, agire di impulso potrebbe riservare altre spiacevoli sorprese che, francamente, sarebbe meglio evitare nell’attuale difficile contesto.