Crypto: il bad topic del WEF 2022 di Davos
Di Davide Grammatica
Al World Economic Forum 2022, i maggiori funzionari di stato del modo si sono ritrovati a parlare anche di criptovalute. E alla luce del crollo di Terra, non ci sono andati leggeri
L'evento
Durante il World Economic Forum 2022, che si sta tenendo in questi giorni a Davos, in Svizzera, il mondo crypto non sembra aver potuto godere di particolari elogi. Al contrario, i commenti degli alti funzionari di tutto il mondo non sono stati gentili, a partire da Kristalina Georgieva, amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI) e degno erede, almeno nelle opinioni, di Christine Lagarde.
“Quando qualcuno ti promette un rendimento del 20% annuo su qualcosa che non è supportato da alcun asset, come lo chiameremmo normalmente? La chiameremmo ponzi”, ha dichiarato la Georgieva, in riferimento al recente depeg di TerraUSD e del crollo di tutto l’ecosistema Terra, durante una tavola rotonda. “Bitcoin invece può essere chiamato una moneta, ma non è denaro, perché un prerequisito perché qualcosa possa essere chiamato ‘denaro’ è quello di essere una riserva di valore stabile”.
La discussione ha toccato molti punti dell’industria crypto, ma oltre al soffermarsi sul mercato ribassista e protocolli poco sicuri, uno dei temi che ha più interessato i partecipanti è quello delle Central bank digital currency (CBDC).
Le opinioni
Non tutte le criptovalute sono infatti prive di valore, almeno per la Georgieva, che infatti ha affermato come le valute digitali emesse da una banca centrale abbiano valore, in quanto sostenute dallo stato di riferimento. E anche per le stablecoin non tutti i commenti sono stati negativi. Una risorsa digitale, che mantiene il suo valore essendo ancorato a un asset come il dollaro, può meritare il suo nome di stablecoin. A condizione che il collaterale sia su base uno a uno, e che ci sia trasparenza.
Infine, forse imprevedibilmente, l’ad dell’FMI ha anche esortato le persone a non abbandonare le valute digitali, nel caso ci fosse la tentazione, e come sia “importante che le autorità di regolamentazione globali abbiano un ruolo nel loro utilizzo”.
Un parere molto più severo e tout court è arrivato invece da François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, che nelle ultime ore ha dichiarato come le criptovalute, di qualsiasi essa si tratti, non meritino di essere chiamate tali. “Una valuta, per essere tale, deve essere un mezzo di pagamento affidabile”, ha sottolineato Villeroy. “Qualcuno deve essere responsabile del valore dell’asset, e ad oggi nessuno è responsabile del valore delle criptovalute. Deve essere universalmente accettato come mezzo di scambio, e ad oggi non lo è».