Ethereum e il rally “decisivo”: tutto quello che c’è da sapere

Di Davide Grammatica

Ethereum sta raccogliendo sempre più interesse degli investitori, tra inflow record e condizioni macro favorevoli. Quali sono le prospettive?

Ethereum e il rally “decisivo”: tutto quello che c’è da sapere

Ethereum tra flussi record e dati macro

Nell’ultimo periodo, Ethereum (ETH) è finalmente risalito a ridosso dei massimi storici del 2021, spinto da una combinazione di fattori di mercato (flussi verso gli ETF spot, domanda istituzionale) e derivati dal contesto macroeconomico (inflazione, crescita economica e rimodulazione delle aspettative sulla politica monetaria).

Il risultato è una narrativa che, nel breve, racconta Ethereum viaggiare verso il suo ATH nonostante dati macro che non sempre rispettano le aspettative. Secondo diverse analisi di mercato, ETH starebbe inoltre sovra-performando Bitcoin da inizio anno, aspetto che contribuisce a riaccendere il cosiddetto “catch-up trade” su Ethereum dopo la lunga cavalcata della prima criptovaluta.

Il dato più eclatante è arrivato dagli ETF spot ETH Usa, che nella giornata di mercoledì hanno registrato afflussi per circa $729 milioni, la seconda giornata migliore di sempre da quando questi prodotti sono stati lanciati. È il segnale tangibile della domanda istituzionale, per una dinamica che si inserisce in un contesto in cui l’asset risulta “in salute” da svariati punti di vista.

L’approccio istituzionale cambia

Dietro il forte aumento degli inflow c’è una tesi semplice: gli ETF abbassano le barriere di ingresso per investitori meno affini al settore crypto (custodia, compliance, contabilità) e consente a capitali “lenti” di entrare in modo “scalabile”.

Questo non comporta domanda senza più misure, ma la creazione di un “floor di acquisti ricorrenti che ha un effetto sia sul prezzo sia, soprattutto, sulla volatilità dell’asset, riducendo l’intensità delle fasi di “take profit” rispetto al passato, quando invece dominavano exchange e leve retail. Le giornate di raccolta record, quindi, sembrerebbero un segnale strutturale di “istituzionalizzazione” dell’asset.

Il ruolo del quadro normativo Usa

A sostenere il sentiment su Ethereum concorrono quantomeno due narrazioni principali, ovvero la regolamentazione delle stablecoin e il progressivo “ammodernamento” del perimetro normativo crypto negli Usa. In questo senso, analisti sottolineano come la “spinta normativa” (in primo luogo il GENIUS Act) e l’attenzione della SEC a iniziative di ampio respiro per l’industria (come il “Project Crypto”) possano fungere da catalizzatore della domanda per asset che ospitano buona parte dell’infrastruttura tokenizzata. E Ethereum è il primo della lista.

Questa cornice però non è solo “storytelling”. Gran parte della tokenizzazione degli asset RWA e dell’ecosistema stablecoin vive effettivamente su Ethereum o su reti collegate (L2). Quindi, l’asset beneficia già di per sé di una forte domanda strutturale (commissioni, collaterale…) oltre che di una domanda “finanziaria” (ETF, allocazioni).

In altre parole, ETH è sia tecnologia d’avanguardia, sia veicolo di investimento, e quando le due cose si allineano l’effetto leva sulla narrativa è potente.

"ETH è sia tecnologia d’avanguardia, sia veicolo di investimento, e quando le due cose si allineano l’effetto leva sulla narrativa è potente"

L’inflazione e le aspettative “macro”

Sul fronte macro, gli ultimi giorni hanno mostrato un quadro misto. Il CPI statunitense di luglio ha mostrato un sostanziale rispetto delle aspettative e una stabilità dell’inflazione rispetto ai mesi precedenti. È una lettura che ha inizialmente favorito il rischio, con inflazione in una traiettoria gestibile, e con mercati pronti a prezzare nuovi tagli dei tassi in autunno.

Il PPI Usa (prezzi della produzione), tuttavia, si è svelato più “caldo” del previsto: +0,9% m/m e +3,3% a/a, trainato in larga parte dai servizi. Questo ha rimesso in discussione tagli rapidi dei tassi, con un breve rimbalzo del dollaro e dei rendimenti a breve, tipicamente ostili agli asset rischiosi.

Nonostante il contesto incerto, la price action su ETH è rimasta resiliente, segno che, nell’immediato, i driver del prezzo (ETF, allocazioni) hanno sovrastato il segnale macro di breve periodo.

Guardando al mercato del lavoro Usa, anche le richieste iniziali di sussidio sono rimaste su livelli coerenti a un’economia che “rallenta senza crollare” (circa 224 mila nella settimana al 9 agosto). Non c’è una disoccupazione che esplode, ma neppure un surriscaldamento tale da smentire la disinflazione che stiamo vedendo nei prezzi al consumo.

In un contesto del genere, l’approccio della Fed conta, ma nel brevissimo contano di più gli inflow. Se arrivano acquisti continui sui prodotti di investimento, l’asset può aver la forza di “guardare oltre” un PPI scomodo nell’arco di un paio di sessioni.

ETH più veloce di BTC

È interessante notare anche come ETH stia sovraperformando BTC da inizio anno, alimentando l’idea di un “catch-up trade” su Ethereum dopo mesi monopolizzati dai massimi di Bitcoin.

Questo “shift” non avviene per caso, e sembra coincidere proprio con gli inflow record negli ETF spot ETH e con l’entrata in scena di investitori che, dopo aver “validato” il trade su BTC via ETF, stanno diversificando su asset con più prospettive d’innovazione.

Dal punto di vista macro, la rotazione quindi coerente con uno scenario di policy rate in discesa nei prossimi trimestri, dollaro meno forte e domanda istituzionale più ampia. In tale scenario, Ethereum tende a performare meglio di uno “pure store of value” come BTC.

Il nodo “treasury”

Come più volte raccontato, tutto lo scenario attuale è determinato anche dal ruolo dell “treasury company”, società quotate che raccolgono capitale per acquistare crypto (a partire da ETH) come asset di tesoreria, talvolta promettendo anche strategie di “yield” per accrescere il controvalore di token per azione.

Pantera Capital, tra vari VC, ha dichiarato di aver allocato oltre $300 milioni di dollari in questo segmento, sostenendo che, in alcuni casi, il rendimento potenziale possa superare anche quello degli ETF, perché la tesoreria può generare flussi (staking, strategie di mercato) che aumentano gli asset sottostanti per azione.

Questa “corsa all’ETH” non è però priva di critiche. E osservatori di mercato parlano di “self-dealing travestito da allocazione” quando la governance è debole o quando la creazione di veicoli sembra finalizzata più a spingere il prezzo che a generare valore operativo. Altri ancora notano che, dopo un boom iniziale, il fenomeno potrebbe stabilizzarsi perché non tutte le nuove iniziative troveranno una nicchia sostenibile.

Per Ethereum il futuro è quindi ancora incerto. Nel breve, tali veicoli sottraggono offerta al mercato spot e possono amplificare i rialzi, ma nel medio serve capire quanto questi siano “stickier” (ovvero quanto a lungo trattengano gli asset in bilancio) e quanto siano esposti a rischi di funding.

Diversi strategist nel mondo degli ETF sottolineano che, oltre ai flussi già visibili, il mercato non starebbe ancora scontando pienamente alcuni catalizzatori:

  1. Evoluzione normativa Usa verso una normalizzazione del settore.
  2. Adozione istituzionale indiretta.
  3. Nuove ondate d’emissione di asset tokenizzati.
  4. “ICOs 2.0”.

A questi si aggiunge, per Ethereum, un catalizzatore “nativo”, ovvero l’evoluzione tecnologica della rete e delle sue L2, che riduce costi rendendo più adottabile l’uso di ETH come collaterale per applicazioni sempre più “istituzionali”.

Il punto di equilibrio è che, finché i flussi restano robusti e la liquidity risk appetite non si deteriora (per esempio, per un’inflazione che riaccelera su più mesi o per stress finanziari), ETH possa assorbire dati macro oscillanti senza invertire la tendenza di fondo.

E ora occhi aperti su:

  1. PCE e vendite al dettaglio USA: confermeranno o smentiranno il segnale inflazionistico del PPI. 
  2. Retorica della Fed: un linguaggio orientato a tagli favorisce gli asset risk-on.
  3. Persistenza degli afflussi negli ETF su ETH: più le giornate di net-inflow si accumulano, più si consolida il meccanismo di “supply absorption”.
  4. Corporate e DAT: la velocità con cui nuovi bilanci societari aggiungono ETH dirà molto su quanta domanda extra-ETF stia entrando. 


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