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Halving Bitcoin: come funziona e a cosa serve

Di Davide Grammatica

L’halving Bitcoin è un processo cruciale per il funzionamento della blockchain. Approfondiamo in cosa consiste, analizzando tutte le implicazioni nell’ecosistema di BTC

Halving Bitcoin: come funziona e a cosa serve

Cosa vuol dire halving Bitcoin?

Nel contesto della blockchain di Bitcoin, l’halving è quel processo volto a indurre l’inflazione del prezzo di BTC, riducendo il numero di token emessi e aumentandone la domanda, con implicazioni che interessano tutto l’ecosistema.

L’ultimo halving avvenne l’11 maggio 2020. Più precisamente, l’evento coincide con il momento in cui la ricompensa per il mining di bitcoin viene dimezzata, causando collateralmente anche il taglio del tasso di inflazione e del tasso di entrata in circolazione di nuovi token.

Il prossimo halving sarà invece nel 2024. Sarà un evento molto importante e che potrebbe influenzare positivamente l’andamento di BTC.

Prima di addentrarci nei dettagli, se non si fosse intuito, per riuscire a capire precisamente l’halving Bitcoin cos’è bisogna prima conoscere il funzionamento di Bitcoin stesso. 

La blockchain

La blockchain, ovvero la tecnologia che pone le basi del funzionamento di Bitcoin, consiste in una catena di nodi (o computer, per intenderci), che contiene una cronologia parziale o completa delle transazioni avvenute sulla sua rete. 

Ogni nodo che ospita l’intera cronologia delle transazioni su Bitcoin è responsabile dell’approvazione o del rifiuto delle operazioni. Per fare ciò, esso esegue una serie di controlli per assicurarsi che la transazione sia valida.

Dopo l’approvazione, la transazione viene trasmessa ad altri nodi, dal cui numero dipendono anche stabilità e sicurezza della blockchain. 

Il mining di bitcoin

La partecipazione alla rete Bitcoin è aperta a tutti ed è possibile grazie al mining. Chiunque sia in possesso di un computer può collaborare all’elaborazione e alla validazione di transazioni, contribuendo a mantenere in salute la blockchain. 

Tutto il sistema è detto Proof-of-Work (PoW) e descrive le azioni dei miner, tenuti a dimostrare di aver svolto un “lavoro” nell’elaborazione delle transazioni, così da poter poi ottenere una ricompensa. Per “lavoro” si intendono due elementi: tempo ed energia. Questi sono necessari per fare in modo che il nodo possa risolvere equazioni complesse, che a loro volta svolgono il compito di legittimare una transazione. 

L’insieme delle transazioni in simbiosi con i blocchi costituiscono a tutti gli effetti la blockchain.

I miner ricevono un compenso in relazione alle transazioni che riescono a convalidare. Ogni blocco può contenere un numero limitato di transazioni, raggiunto il quale questo si può dire completato. 

Il mining di bitcoin

Gli effetti dell'halving

Ora che abbiamo trovato la risposta a “che cos’è l’halving?”, comprendiamone gli effetti.

Dopo il completamento di 210mila blocchi, all’incirca ogni 4 anni, la ricompensa assegnata ai miner per l’elaborazione delle transazioni viene dimezzata. Si verifica quindi l’halving BTC, che ha come effetto immediato quello di dimezzare la velocità con cui i nuovi bitcoin vengono immessi in circolazione. Ma non solo: questa è anche la dinamica grazie alla quale Bitcoin riesce a imporre un’inflazione dei prezzi arbitraria, almeno fino a quando tutti i bitcoin non verranno messi in circolazione. 

Perché, in effetti, esiste un limite alla produzione di BTC e ci si arriverà, secondo le stime, intorno al 2140. Soltanto a quel punto sarà infatti raggiunto il limite di 21 milioni di bitcoin di offerta, tetto massimo della distribuzione. Dopodiché, i miner avranno come unica ricompensa quella delle commissioni degli utenti che sfruttano la rete. Per adesso possiamo comunque non pensarci: mancano poco meno di 120 anni! 

L’halving è quindi un evento fondamentale, che determina il calo nel tasso di produzione di bitcoin in maniera inversamente proporzionale al suo avvicinarsi al limite dell’offerta.

"Esiste un limite alla produzione di BTC e ci si arriverà, secondo le stime, intorno al 2140"

Quando ci sono stati gli halving Bitcoin?

A 2023 inoltrato, i bitcoin in circolazione sono circa 19,5 milioni, con 1,5 ancora da “minare”.

Nel 2009, la ricompensa per ogni blocco estratto si attestava a 50 bitcoin, diventati 25 dopo il primo halving, poi 12,5 e 6,25 dopo l’11 maggio 2020. Ricorrendo a una metafora, è come se la quantità di oro presente sul pianeta si dimezzasse ogni 4 anni, con una riduzione della sua produzione che, teoricamente, ne facesse aumentare il prezzo.

Se l’halving riduce la velocità con cui vengono creati nuovi token, questo diminuisce conseguentemente anche la disponibilità dell’offerta, indipendentemente dall’aumento della domanda. Questa dinamica comporta delle conseguenze, poiché gli asset con disponibilità limitata possono a loro volta provocarne un aumento della richiesta, che spinge il prezzo verso l’alto.

halving bitcoin

In effetti, è proprio quello che è successo a seguito di tutti i precedenti halving:

  • Il primo, avvenuto il 28 novembre 2012, vide un aumento del prezzo di BTC da 12 a 1.217 dollari nel giro di un anno;
  • Il secondo, halving bitcoin 2016, del 9 luglio, con il prezzo passato da 647 dollari a 19.800 il 17 dicembre 2017. In questo caso, il prezzo successivamente crollò fino a 3.276 dollari il 17 dicembre 2018, mantenendosi però sei volte superiore rispetto a quello dell’halving precedente. 

L’ultimo della serie fu l’halving bitcoin 2020, quando la coin veniva valutata 8.787 dollari. Il prezzo salì fino ad accarezzare i 69.000$ in autunno; dopodiché scese, tornando anche al di sotto dei 20.000 dollari per diverso tempo.

Quanto manca al prossimo halving? Ormai dovresti saperlo: essendo un fenomeno che avviene ogni quattro anni, occhi puntati al 2024!

Curiosità: dei 19,5 milioni di bitcoin in circolazione, si stima che ben 6 siano persi per sempre, in ampia parte a causa di dimenticanze e mancanza di attenzione. Ciò dimostra quanto sia importante trattare con la massima cura il proprio wallet non custodial.

Bitcoin halving: tutte le implicazioni

Riassumendo, l’halving potrebbe essere ridotto a un susseguirsi di reazioni del genere: la ricompensa dimezzata nei confronti dei miner provoca la riduzione dell’offerta disponibile, ma a un incremento di domanda corrisponde un aumento del prezzo che quindi rende gli incentivi ai miner ancora validi, poiché viene incrementato il valore di bitcoin nel processo.

Ma cosa succederebbe se l’halving non provocasse un aumento di domanda (e quindi del prezzo)? Perché, in questo caso, i miner non avrebbero incentivi a processare le transazioni. Per evitare ciò, Bitcoin sfrutta un processo che modifica la difficoltà necessaria per ottenere ricompense derivate dal mining. In altre parole, se il valore di bitcoin non aumentasse, diminuirebbe la potenza di calcolo necessaria a un miner per estrarlo. La ricompensa sarebbe comunque minore, ma lo sarebbe anche la difficoltà di elaborare una transazione, con risparmio di energia. 

Finora, il processo dell’halving ha sempre funzionato, ma è doveroso ricordare come l’evento sia tipicamente circondato da immense speculazioni, dovute al clamore dell’avvenimento e quindi dal suo contributo alla volatilità del token.

Se poi si aggiunge che, nel caso dell’ultimo halving, questo si è verificato nel bel mezzo di una pandemia, risulta veramente difficile riuscire a prevedere cosa succederà in futuro, dato il contesto economico sempre diverso. 

Il BTC halving, per forza di cose, ha un impatto rilevante anche sull’intera rete. Le parti interessate sono però principalmente due.

La prima, ovviamente, sono gli investitori, perché se all’halving corrisponde un aumento dei prezzi, le attività di trading aumenteranno in previsione del suo avvenimento.

Ci sono poi i miner, poiché da un lato una diminuzione dell’offerta di Bitcoin aumenta la domanda, ma dall’altra un minor numero di ricompense può rendere complicata la loro sopravvivenza, soprattutto in un contesto in cui c’è forte concorrenza. La capacità di mining è infatti detta anticiclica rispetto all’andamento del suo prezzo; quando il prezzo della criptovaluta aumenta, il numero di miner nel suo ecosistema diminuisce.

"L’halving ha sempre funzionato, ma è doveroso ricordare come l’evento sia circondato da immense speculazioni"

Road to 2140

Una delle ultime domande a cui rispondere riguarda l’intervallo di tempo dei 4 anni. In effetti, perché proprio 4 e non, per dire, 7? La risposta si basa sulla struttura di Bitcoin.

L’algoritmo per il mining è impostato con l’obiettivo di creare nuovi blocchi nella blockchain ogni 10 minuti. Questo criterio è determinato arbitrariamente dall’intero sistema, indipendentemente dal fatto che aumentino o diminuiscano i miner partecipanti, variando di volta in volta la difficoltà di risoluzione dell’algoritmo di Bitcoin (la calibrazione, più precisamente, avviene ogni due settimane circa).

Fino a oggi, con gli halving sempre stati un successo, il tempo di risoluzione per minare un blocco è rimasto costantemente sotto i 10 minuti, per la precisione su una media di 9,5. 

Nel 2140, quando l’ultimo dei BTC sarà minato, il bitcoin halving cesserà di esistere, poiché mancheranno le coin da trovare. In ogni caso, i miner saranno allo stesso modo incentivati a partecipare alla vita della rete, in quanto necessari alla fase di convalida delle transazioni. E se, come si spera e si prevede, bitcoin avrà un valore di mercato ancora maggiore, legato anche al volume delle transazioni che si verificheranno, i miner gioveranno dell’aumento del valore totale delle commissioni.

Chiudendo, Bitcoin non è l’unica blockchain che mette in atto questa pratica. Pensiamo all’halving Litecoin, altro noto network. In questo caso, esso avviene ogni 840.000 blocchi, con tempistiche identiche a Bitcoin (quattro anni). Per saperne di più, ecco il nostro approfondimento su Litecoin.


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