Il ribilanciamento del portafoglio di criptovalute

Di Gabriele Brambilla

Semplice ma indispensabile, il ribilanciamento del portafoglio di criptovalute ci consente di restare allineati alla strategia di investimento pianificata

Il ribilanciamento del portafoglio di criptovalute

Che cos'è il ribilanciamento degli investimenti?

Dopo aver parlato di PIC, PAC e costruzione del portafoglio, è giunto il momento di affrontare il tema del ribilanciamento degli investimenti in criptovalute (ma non solo).

Abbiamo visto come una strategia ben pianificata sia essenziale per ottenere dei buoni risultati.
Non bisogna però limitarsi alla preparazione di un piano iniziale: è necessario seguire costantemente l’andamento e apportare eventuali modifiche quando richieste.

Immaginiamo di aver impostato per bene una determinata operatività.
Il capitale è stato allocato su determinati asset, secondo delle proporzioni da noi calcolate.
Abbiamo anche preparato un documento in Excel che aggiorniamo ogni settimana, così da avere la situazione perfettamente sotto controllo.
Una delle nostre coin cresce esponenzialmente. Essendo aumentata così tanto di valore, ora ha una percentuale di allocazione nel portafoglio più elevata rispetto a quella prestabilita.
Cosa facciamo? abbiamo due opzioni:

  • Lasciamo le cose come stanno.
  • Riportiamo il valore al livello che dovrebbe avere.

In una strategia di investimento precisa e calcolata, la risposta esatta sta nella seconda affermazione.

Il ribilanciamento è questo: controllare i rapporti tra i vari asset in nostro possesso, correggendo le variazioni che nel tempo naturalmente avvengono.

Si tratta di un concetto molto semplice, come facile è anche la sua attuazione.

Tuttavia, è sempre meglio vedere le cose nel dettaglio, così da poter essere certi di quello che stiamo facendo.

Prima però scopriamo perché il ribilanciamento è così importante.

L'importanza del ribilanciamento del portafoglio

Immaginiamo di avere due criptovalute: Bitcoin e Ether, ripartite rispettivamente al 70 e 30%.

Nell’arco di un mese, Ether compie un rally incredibile; Bitcoin resta invece abbastanza anonimo, anzi, lascia per strada qualcosa.

Alla fine, la suddivisione sarà 60-40.

Sorge una domanda: perché ribilanciare il portafoglio? Dopotutto Ether è in forma smagliante, non dovremmo privarcene.

La risposta si sviluppa su tre punti.

Innanzitutto, il rapporto 70-30 è stato deciso da noi al momento dell’analisi fondamentale e di impostazione della strategia. Essendo uno studio ragionato sul lungo periodo, dovremmo restare fedeli a quanto stabilito e tornare ai numeri prefissati. Se bastassero i cambiamenti avvenuti a far sorgere dei dubbi, forse la pianificazione iniziale non era stata pensata così bene, giusto?

Entra poi in gioco anche un discorso logico: Ether è molto apprezzato e Bitcoin è “in saldo”. Dovrei quindi vendere parte degli ETH e mettere in cascina più BTC, così da poter ottenere un buon guadagno quando tornerà a salire.
Certo, non è scontato che riprenderà a crescere ma ci ricolleghiamo alle considerazioni iniziali: se abbiamo selezionato BTC è perché vediamo del potenziale per il futuro.

Infine, c’è anche una ragione di esposizione al rischio. Se ETH aumenta la sua presenza percentuale nel portafoglio, automaticamente accresce anche l’esposizione.
Ok, questo discorso non avrebbe senso se avessimo solo Dogecoin e Shiba Inu ma…non siamo così pazzi 😀 .

Ribilanciare il portafoglio è quindi importante per diverse motivazioni.
Benché a volte possa sembrare qualcosa di illogico, è un’azione sensata e consigliata a tutti gli investitori.

"Alla base del ribilanciamento vi è la volontà di restare fedeli alla strategia delineata"

Diverse frequenze di ribilanciamento del portafoglio: vantaggi e svantaggi

Esagerando, il portafoglio potrebbe essere ribilanciato anche tutti i giorni, così come una volta all’anno.

Generalizzando, confrontiamo pro e contro fra maggiore e minore frequenza.

Apportando gli aggiustamenti più spesso abbiamo il grande vantaggio di mantenere le proporzioni sempre corrette.
Un buon intervallo temporale è quello mensile: non richiede un impegno costante ma, al tempo stesso, non dilaziona troppo i tempi.

Un ribilanciamento più frequente porta però anche degli svantaggi.

Innanzitutto, si pagano più commissioni.
Se stessimo operando tramite exchange e piattaforme a prezzi modici (qui il link a FTX che dà diritto a uno sconto del 5% sulle commissioni per sempre) nessun problema.
Se invece fossimo degli accaniti utilizzatori di DeFi su Ethereum, beh…auguri!

Operare troppo di frequente richiede inoltre parecchio tempo a disposizione. Però, come detto poc’anzi, è sufficiente trovare il giusto compromesso.

Dalla parte opposta, un ribilanciamento più diluito riduce commissioni e impegno.

Al tempo stesso però, è più difficile mantenere i corretti rapporti fra le coin nel portafoglio.

Una cadenza mensile o bimestrale rappresenta probabilmente la miglior scelta possibile.

Strategie di ribilanciamento con PIC e PAC

Il ribilanciamento va pensato anche in base all’operatività adottata: stiamo agendo secondo un PIC o mediante un PAC? Oppure entrambi?

Per approfondire, ecco il contenuto dedicato a PIC e PAC.

In caso di PIC, le strade percorribili sono due:

  • Vendere la coin che è aumentata di allocazione, acquistando quella che è diminuita.
  • Aggiungere fondi e comprare l’asset che deve ritornare a un certo livello.

Il primo caso è quello più diffuso: Ether è salito di valore e quindi in allocazione? Ne vendo una parte e la utilizzo per acquistare le altre coin nel portafoglio, così da ritornare sulle proporzioni prestabilite.
Nel secondo caso, Ether non verrà toccato. Spenderemo una certa cifra destinata all’acquisto delle coin che devono recuperare terreno.

Un esempio:

Partenza: BTC 70% portafoglio, ETH 30%.
Dopo variazioni di prezzo: BTC 65%, ETH 35%.
Caso 1: vendiamo una parte di ETH e compro BTC, tornando al 70-30 iniziale.
Caso 2: non tocchiamo ETH, versiamo dei fondi e acquistiamo i BTC necessari per rientrare nel 70-30 di partenza.

Ci sarebbe anche un terzo caso: vendiamo ETH e preleviamo il guadagno. In questo modo, abbassando l’allocazione in ETH aumenterà automaticamente quella in BTC.
Questa soluzione però diminuisce il capitale investito e non è quella consigliata.

Quanto al Piano di Accumulo del Capitale, l’impostazione è diversa.

Come sappiamo, il PAC prevede un certo numero di ingressi nel tempo.
Dovremo quindi modificare l’allocazione dell’ingresso successivo per procedere al ribilanciamento.
Ad esempio, se oggi ci accorgessimo che ETH deve essere “sfoltito”, il prossimo scaglione del Piano dovrà assolvere a questo compito.
Ipotizzando un PAC mensile, se in origine il 70% della quota era destinata a BTC e il restante a ETH, potremmo dover girare l’intera somma su Bitcoin.
Il discorso però non è così semplice, soprattutto in ribilanciamenti meno frequenti: è infatti probabile che un singolo scaglione non basti a correggere il problema.
A questo punto, la soluzione consigliata è ibrida: scambiare l’asset da diminuire con quello da aumentare e intervenire al tempo stesso con la rata del PAC.

La cosa fondamentale è solo una: tornare ai valori prefissati in tempi brevi.

"Sulla base della nostra strategia verrà impostato il corretto ribilanciamento del portafoglio"

Il ribilanciamento del portafoglio come elemento di una strategia vincente

L’abbiamo capito: per investire con successo non bastano entusiasmo e capitali.

Dobbiamo studiare le varie opportunità e scegliere quelle che sembrano più promettenti.

Bisogna poi decidere quanto capitale allocare su ciascun progetto, considerando rischiosità e potenziali guadagni.

Dobbiamo poi monitorare costantemente l’andamento delle nostre “creature” ed essere pronti ad agire con eventuali modifiche e ribilanciamenti.

Se procederemo in questo modo, i guadagni arriveranno.

Nell’attesa, grazie alle opportunità offerte da CeFi e DeFi, saremo comunque in grado di ottenere una buona rendita passiva: ne parliamo in questo approfondimento.

Quale tipo di operatività adotti? Ribilanci spesso il tuo portafoglio?

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