Jakovenko vs Drake è Solana contro Ethereum
Di Matteo Bertonazzi
Approfondiamo l'incontro-scontro tra due figure importantissime di Solana ed Ethereum: Anatoly Jakovenko e Justin Drake
Introduzione al focus on di oggi
Ben arrivato crypto investitore nella nostra sezione di approfondimento settimanale, dove analizziamo gli aspetti rilevanti del nostro settore, le news fondamentali e gli aggiornamenti in grado di cambiare le sorti del mercato.
Nel focus di oggi faremo un riepilogo di quello che è stato uno dei dibattiti più accesi a cui abbiamo assistito da tempo. Non parlo di massimalisti e shitcoiner che si spennano su X, bensì di due massimi esponenti del panorama Ethereum e Solana.
Sul canale di Bankless, per due ore filate hanno partecipato a un botta e risposta Anatoly “Toly” Yakovenko, Founder di Solana ed eclettico imprenditore nel mondo delle reti di comunicazione e Justin “sharding” Drake, uno dei massimi esponenti di Ethereum, ricercatore in ambito di scalabilità modulare e membro della Ethereum Foundation .
Il format aveva l’obiettivo di permettere ad entrambi gli esperti di dare il loro punto di vista sul progetto concorrente, così da mettere il luce sia gli aspetti positivi, sia quelli negativi. Tutto sommato, quello che si può dedurre da questo dibattito è che entrambi i progetti sono davvero in competizione profonda e, per quanto Ethereum abbia un vantaggio sostanziale, Solana ha tutte le carte in regola per fare bene nel lungo periodo.
Il dibattito si svolge in un botta e risposta continuo, interruzioni, prese di posizione e assunzioni che ad orecchie più esperte potrebbero suonare campate in aria, ma lasciano comunque numerosi spunti per osservare i due protocolli sotto luci differenti.
Il Buono, Il Brutto e L’Irrimediabile, questi erano i temi che ognuno dei partecipanti avrebbe dovuto mettere in luce non parlando del progetto che rappresenta, bensì del network rivale. Ovviamente non sono mancate risposte, obiezioni e fraintendimenti, ma d’altronde un po’ di fuoco e di battibecchi sono un piacere per l’intrattenimento.
Addentriamoci in questo approfondimento ricco di tecnicismi e di diatribe sulle necessità fondamentali di una blockchain.
Questo focus on è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 7 giugno 2024. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!
Indice
Il Buono
Partiamo dagli aspetti positivi, ciò che entrambi gli esponenti trovano di positivo nei rispettivi competitor. Per le discussioni più accese e le aspre critiche dovrete aspettare i paragrafi successivi.
Secondo il founder di Solana, i pregi indiscutibili di Ethereum sono la rete distribuita enorme con molti nodi fisici e collegamenti internet. Essa offre garanzie di sicurezza che si muovono verso l’assunzione di una minoranza onesta sul totale, strada che è stata percorsa solo ultimamente con il concetto del Data Availability Sampling.
Un altro tratto positivo del leader delle smart contract platform è la differenziazione dei client, che aumenta la tolleranza ai guasti e rende Ethereum più resistente agli attacchi.
Yakovenko conclude sostenendo che per compiere un attacco di doppia spesa su Ethereum, date queste caratteristiche di distribuzione, dell’utenza e del controllo su determinati parametri della rete, bisognerebbe coinvolgere la NATO intera per recare danno alla rete.
Insomma un resoconto sufficiente ma non esaustivo di quanto l’opera partorita da Vitalik & Co stia effettivamente portando di buono alla finanza decentralizzata.
Passiamo invece a cosa Justin Drake vede di positivo in Solana.
Senza dubbio il pregio del network n°2 in questo ecosistema sono la user experience, gli elevati throughput e le commissioni molto basse, che permettono a qualsiasi utente di eseguire un vasto numero di operazioni senza badare a spese (gas fee).
Le sue prestazioni finanziarie spiccano tra gli altri competitor creando interesse da parte degli investitori e aumentando il tasso di adozione, il che risulta in una crescita esponenziale del numero di utenti e di interazioni con la rete.
Infine, Justin evidenzia con correttezza professionale le idee innovative portate avanti dal team di Solana, come la Global State Machine e la Synchronous Composability, entrambe caratteristiche che verranno sempre più supportate dalla velocità di trasmissione dati per il globo.
Entrambi si sono limitati ad evidenziare gli aspetti basilari che contraddistinguono le due blockchain, senza cadere in eccessivi romanticismi e riservando i colpi migliori per i successivi due round.
Il fuoco infatti non tarda a manifestarsi: in entrambe le parti si nota un disappunto verso le concorrenti tecnologie e modelli economici; non perdiamo tempo e affrontiamo i punti che hanno creato maggiori attriti.
"Entrambe le figure hanno individuato degli aspetti positivi della chain rivale"
Il Brutto (problemi attuali che possono essere risolti)
Il primo lato negativo sottolineato dal co-founder di Solana riguarda l’EVM, secondo lui creata da accademici e che “un tecnico non avrebbe mai sviluppato in questo modo”. Come esempio porta la difficoltà di parallelizzazione, il mantenimento del settlement sul layer 1 e la delega dell’esecuzione sui layer 2, limiti che tolgono a tutti gli effetti valore alla chain originale distribuendo la liquidità e l’interesse di partecipanti e sviluppatori in tanti ecosistemi separati.
Gli sviluppatori dovranno scegliere su quale layer lavorare tenendo in considerazione le diverse caratteristiche di decentralizzazione e sicurezza che le varie opzioni offrono. Questo porterà inevitabilmente ad un attrito nella fluidità di sviluppo.
Ad un livello superiore, se i developer fanno fatica a sviluppare gli utenti avranno difficoltà ad utilizzare il servizio.
Tuttavia, Drake interviene sostenendo che la scelta in realtà non è tra L1 e L2. Ethereum come rete è destinata a focalizzarsi esclusivamente sul settlement, quindi rimane una scommessa su quale execution layer preferire.
Riconosce la problematicità di avere tanti livelli di esecuzione separati, nello specifico identificati come dei Silos, ma esistono ricerche e sviluppi che portano ad una fusione di questi Silos tramite la c.d. Syncronous Composability, quindi la possibilità di comunicare e condividere informazioni in maniera istantanea così da costruire un sistema componibile senza frizioni.
I principali candidati per la risoluzione di questo problema secondo il ricercatore di Ethereum sono i Sequencer Distribuiti (Shared Sequencer) e la possibilità di integrare la verifica delle transazioni tramite Zero Knowledge proof. Questo permetterebbe una comunicazione tra L2 trustless, condividendo informazioni e liquidità istantaneamente senza compromettere gli aspetti di sicurezza.
Inoltre viene fatto notare che nonostante i limiti di scalabilità della EVM, il vantaggio di un approccio modulare è che è possibile scegliere la macchina virtuale a cui delegare l’esecuzione. Quindi, se i rollup di Ethereum riterranno che la miglior VM sia quella di Solana, la importeranno come soluzione mantenendo il settlement su Ethereum, come sta facendo per esempio Eclipse.
Anatoly a questo punto della discussione fa notare come l’utilizzo di pre conferme sul layer 1 per spostare fondi sul layer 2 significa comportarsi come un ente centralizzato che permette di compiere operazioni in ambienti separati, ci sarà sempre la possibilità di verificare queste azioni in maniera trustless ma non si offre un servizio di diffusione globale di informazioni in maniera sincronizzata.
Il vantaggio di una sincronizzazione di dati a livello globale è la completa riduzione delle tempistiche di trasmissione dei dati tra questi ambienti separati. Lasciare che passi del tempo tra quando un avvenimento accade e quando un’applicazione riflette sull’accaduto offre opportunità di arbitraggio e comportamenti opportunistici da parte di coloro che possono ottenere queste informazioni più velocemente.
Justin interviene su questa precisazione di Anatoly facendo notare come una continua ricerca di informazioni a velocità ridotta porta inevitabilmente alla concorrenza da parte di validatori e verifier sulle infrastrutture più veloci, le quali porterebbero nel lungo periodo ad una centralizzazione dell’infrastruttura di propagazione dei dati, oltre a non avere un sistema di sicurezza come quello che separa i costruttori dei blocchi (builder) da coloro che propongono i blocchi (proposer). Un aspetto fondamentale che aumenta la latenza di trasmissione, ma che previene la censura e la centralizzazione del sistema.
Inoltre, l’esponente dell’Ethereum Foundation sostiene che Solana abbia degli aspetti che ad oggi sono negativi, ma che nel corso del tempo possono essere migliorati: parla dei famosi blackout della rete, la mancanza di client differenziati, l’associazione fin dall’inizio con un truffatore di dimensioni storiche (in riferimento ai finanziamenti di FTX), il marketing aggressivo (spesso difficile verificare come l’impressionante numero di 65.000 transazioni per secondo) e infine alcune affermazioni che, secondo Drake, il founder di Solana dovrebbe evitare di usare come propaganda in quanto fondamentalmente errate; quella su cui si è dibattuto maggiormente è “La issuance di una moneta è un costo per il network?”. Anatoly sostiene che non è un costo mentre Justin ritiene che lo sia.
Prendiamoci qualche paragrafo per spiegare i due punti di vista:
- Justin Drake ritiene che le reward dello staking maturate da un validatore dovranno in parte essere vendute per pagare le tasse; ciò comporta un costo per il network a causa della pressione di vendita.
- Anatoly sostiene che il valore di un azienda è basato sul suo cashflow futuro e quindi, anche a fronte di una pressione di vendita, il mercato assorbirà le vendite valutando l’azienda sui suoi rendimenti futuri.
Quello su cui bisogna focalizzarsi è però il motivo per cui una chain ricompensa i propri validatori: per mantenere elevato il livello di sicurezza economica della rete, tramite un bilanciamento tra incentivi e disincentivi.
Nel PoW sei disincentivato dal comportarti in maniera truffaldina in quanto stai consumando corrente, un bene esterno alla chain, con macchinari che si deterionano e hanno un costo. Nella PoS sei disincentivato in quanto perderesti le reward del blocco ed eventualmente lo stake depositato a garanzia.
Anatoly sostiene che la issuance non sia un costo per il network e che non provvede a mantenere la sicurezza della rete. Il valore di un’azienda non viene intaccato dalla pressione di vendita e sarebbe la componente ingegneristica il reale disincentivo ad attaccare la rete e a garantire quindi sicurezza. Parliamo dell’individuazione di particolari atteggiamenti malevoli da parte dei nodi e lo slashing degli attaccanti.
Justin invece controbatte facendo notare che non è solo la correttezza dei blocchi a stabilire la sicurezza di una rete. Abbiamo per esempio altri due elementi fondamentali:
- la Liveness, ossia la capacità di un sistema di continuare a processare transazioni e di raggiungere il consenso, garantendo che tutte le operazioni valide vengano prima o poi incluse in un blocco della catena. In altre parole, un sistema che soddisfa il requisito di liveness è un sistema che non si blocca e che continua a funzionare correttamente nonostante eventuali attacchi o problemi temporanei.
- la censorship resistance, caratteristica che permette di evitare il 51% attack, o la censura di transazioni arbitrarie.
La manipolazione dei mercati tramite la censura di determinate informazioni potrebbe portare ad ottenere enormi guadagni che magari su Solana al momento non sono possibili a causa dell’immaturità della rete, ma che Ethereum invece deve affrontare quotidianamente. Infatti, manipolare il mercato investendo $1 milione per guadagnare $1 miliardo sarebbe a tutti gli effetti un’operazione che chiunque potrebbe compiere con i giusti capitali. È questo il costo a cui Justin si riferisce quando parla della economic security di una rete: far sì che gli attaccanti siano disincentivati ad eseguire questa tipologia di attacchi,non solo con il double spending, ma tramite un meccanismo di incentivi e disincentivi che inevitabilmente fanno parte dei costi di un network.
In conclusione possiamo dire che Justin sostiene che la posizione di Anatoly sull’economic security sia errata: è importante tanto avere un sistema di incentivi e disincentivi sufficientemente elaborato da prevenire la censura degli oracoli o il 51% attack, tanto quanto un buon sistema ingegneristico di nodi e tecnologie che prevengano la produzione di blocchi malevoli da parte di pochi partecipanti.
Anatoly prende posizione sul fatto che l’economic security sia un meme in quanto la percentuale di stake di una rete non è sinonimo di sicurezza, perché già in passato ci sono state situazioni in cui questo dato non ha dimostrato di essere sufficiente a prevenire attacchi, mentre la tecnologia alla base deve essere il motore che disincentiva gli attaccanti.
Un gran dibattito, ricco di spunti di riflessione su quali sono gli obiettivi di una blockchain e quali compromessi deve sopportare per poterci arrivare.
La conclusione che pare più evidente alla fine di questo scontro è che, per quanto entrambi abbiano una profonda competenza sugli aspetti tecnici, il ruolo di Anatoly politico e provocatorio ha messo in discussione tante tesi di Ethereum e giustificato la scarsa adozione di Solana, allungando l’orizzonte temporale e puntando al futuro. Mentre Justin è un accademico diplomatico che, per quanto abbia provato a far valere le sue idee sulle mancanze di Solana, non potrà mai fermare la competizione, la quale lavora negli angoli scoperti del mercato.
L'Irrimediabile (ciò che neanche il tempo potrà sanare)
Dopo quasi un’ora e mezza di discussioni in merito a decentralizzazione, economic security, e risatine di Anatoly, in cui entrambi hanno provato a far valere la propria opinione senza arrivare ad un comune denominatore, arriviamo al punto in cui si sferrano i colpi finali.
L’isolazionismo è uno dei principali downsides che J pone nei confronti di Solana. La descrive come un’isola del pacifico che si perde l’intero guadagno derivante dall’effetto rete creato dal continente, la prossimità con un centro d’interesse importante come Ethereum, beneficia tutti i layer 2 che favoriscono la transazione di denaro all’interno e all’esterno del layer principale. Costruire un competitor come Solana isola da questi potenziali benefici.
Cita per esempio il numero di stablecoin presenti sulla rete in PoH rispetto a quelli presenti sul primo layer 2. Si focalizza in realtà su USDT, dove la differenza relativa è nettamente superiore, ma in fin dei conti i numeri sono in ogni caso a favore di Arbitrum, il quale detiene circa $4 miliardi con una predominanza di USDT al 60%, mentre Solana arriva a malapena a $3 miliardi con netta predominanza di oltre 70% per USDC.
Infine la mancanza di Light Client e l’incompatibilità della struttura attuale nel poterli integrare anche in futuro, la possibilità di leggere la rete e di verificare le transazioni anche da cellulare, uno degli obiettivi di distribuzione e sicurezza più importanti di Ethereum che si scontra irrimediabilmente con la necessità hardware e di latenza che richiede Solana.
Concludiamo questo dibattito con le osservazioni di Toly. Ormai li chiamiamo per soprannome perchè dopo due ore di scazzottata siamo diventati amici, il quale pone l’attenzione principalmente su due aspetti: l’ossessione per l’Ultra Sound Money e la rinuncia all’esecuzione.
La prima è una critica legata all’obiettivo che un protocollo vuole perseguire. Avere una moneta Ultra Sound mette in diretta competizione con Bitcoin, il quale ha un vantaggio ideologico, sociale e strutturale decisamente superiore a qualsiasi asset sulla terra. Questo porta non solo a spendere in sviluppi per una “causa persa”, ma a distrarsi da obiettivi più concreti come l’adozione di massa e l’innovazione in termini di utilità.
Le seconda invece è più legata al valore che Ethereum può generare, in quanto l’esecuzione e la competizione per inserire le proprie transazioni nel blocco corrente è ciò che genera maggiori revenue per una rete; delegarla ad altri provider esternalizza una fonte di guadagno fondamentale.
Conclusione
Chiaramente non c’è una conclusione reale. La gara tra i layer è appena iniziata, Solana ed Ethereum si aggiudicano il podio parziale ma il target del nostro settore, ossia raggiungere numeri di utenti pari alle grandi aziende Web 2.0 odierne, è lungi dall’essere raggiunto.
Nuove killer app da centinaia di milioni di MAU nasceranno in futuro e aumenteranno l’adozione della rete su cui saranno sviluppate, ad oggi ne Solana ne i rollup di Ethereum sarebbero in grado di sostenere certi livelli di traffico, ma basandosi solo sui dati, Solana è tra le due la rete con maggior predisposizione.
La lotta tra EVM e SVM continua e solo il futuro potrà dirci se la centralizzazione di Solana pronosticata da Justin Drake sarà realtà, quello su cui non c’è dubbio è l’importanza del security budget o economic security.
Prevenire la censura, la manipolazione degli oracoli e disincentivare altri attacchi che sfruttano il disallineamento tra valore protetto e costo di corruzione deve accadere prima di sviluppare grandi infrastrutture che attirano capitali. Yakovenko paragona Ethereum a Luna, per aver permesso di far nascondere Do Kwon dietro al concetto dell’economic security (numero di LUNA in staking) ma io paragonerei più Solana a Terra se il suo founder è pronto a sacrificare la sicurezza della rete per arrivare ai suoi scopi.
Qualsiasi siano gli output entrambe le tecnologie sono di altissimo livello e se Solana dovesse colmare la distanza che la separa da Ethereum a livello di effetto rete, la competizione sarebbe ancora più interessante… noi non vediamo l’ora! Seguici per continuare ad essere aggiornato su questo settore in continua evoluzione.