Il percorso di arte e musica nel Web3
Di Davide Grammatica
Il Web3 è uno dei luoghi più fertili in assoluto per lo sviluppo delle correnti artistiche, e in primo luogo della musica. Ma come funziona, e che opportunità offre?
Il Web3 casa dei creator
Tra le opportunità offerte dal Web3, una di queste è rappresentata da una nuova interpretazione di tutto il settore “discografico”, da intendersi prettamente come un nuovo spazio per il medium, che una parte dell’industria musicale ha saputo scovare.
Ad oggi, la questione non è per nulla trascurabile se si allarga l’orizzonte del Web3, e anzi rappresenta uno dei maggiori campi d’innovazione, sia tecnologico, sia sociale, per la natura stessa dell’industria musicale e ciò che rappresenta.
Del resto, entrare nell’industria musicale, e magari avere pure successo come artista a lungo termine, è per i più un miraggio. Tutto il sistema, come si sa, è tradizionalmente gestito dalle stesse poche grandi realtà, tramite etichette e playlist, e il rifiuto è generalmente il comune denominatore per i nuovi artisti che vogliono scalare gli ascolti.
Prima di iniziare, ecco un articolo per chi volesse approfondire in cosa consiste il Web3.
Indice
Generazione artisti crypto
Ma la blockchain e la tecnologia NFT, come più volte (e in più ambiti) è capitato, ha offerto in poco tempo la possibilità di ricreare nuove dinamiche nella gestione dei media, e quindi la possibilità di esprimersi in maniera più soddisfacente per un’intera community di artisti.
Vale per qualsiasi tipo di creator, ma se si incrociano peso specifico dell’oggetto artistico (letteralmente il “peso” digitale) e potenzialità di diffusione legata all’interesse, il medium della musica risulta essere quello che più di tutti può avere speranza di diffondersi nel mondo anche tramite il canale del Web3.
A cominciare, per esempio, dalle caratteristiche fondanti del Web3 stesso, e dalla sua costituzione sulle community, dalle quali è possibile ricreare un primo catalizzatore per la fruizione dei contenuti.
Community che, tra l’altro, sono anche le prime tra i luoghi volti a trasformare il modo in cui ci si approccia ai contenuti multimediali e si interagisce con gli artisti.
Alla base dello stesso Web3 stanno infatti valori fondanti quali identità, proprietà e comunità. E lo si è imparato a scoprire mano a mano, in un percorso che ha visto le prime tappe dall’evolversi dell’ecosistema Bitcoin, è passato dalla DeFi, fino agli NFT.
E per ritrovarsi, quindi, in un contesto che offre tutta una serie di nuovi strumenti, adattabili per esempio al campo del metaverso, della realtà aumentata e del gaming.
Non è un caso he molti artisti abbiano fin da subito trovato modi creativi per integrare gli NFT a corredo della propria produzione. Basti citare Steve Aoki, Grimes e Snoop Dogg. Chi ha lanciato la propria musica come NFT, e chi al contrario la integra per progetti esterni (sempre legati al mondo dei non-fungibile-token).
"Alla base dello stesso Web3 stanno infatti valori fondanti quali identità, proprietà e comunità"
La grande offerta del mondo NFT
Altra analisi merita invece la “barriera d’ingresso” rappresentata dalla tecnologia in quanto tale. Anche perché, effettivamente, ancora il 99% di tutti i creator non è ancora stato in grado di partecipare davvero a quella che si potrebbe definire “rivoluzione NFT”.
E questo è dovuto in primo luogo alla varietà di opzioni messe davanti od ogni singolo utente, come a quale blockchain approcciarsi, o cosa offrono i mercati perché vengano soddisfatte esigenze specifiche.
Ethereum, in generale, rimane comunque la prima scelta per la maggior parte dei progetti. E a maggior ragione dopo l’aggiornamento Merge, che ha portato l’ecosistema a un meccanismo di consenso Proof-of-Stake (PoS).
Variabile importante rimane quella delle commissioni, che possono, a seconda dei casi, anche rappresentare un limite in termini di costi per artisti che volessero coniare una loro collezione a prezzi accessibili.
Ma al di fuori di Ethereum esistono numerose blockchain che offrono gli stessi servizi, magari anche con velocità più elevate, costi di minting inferiori e un minor consumo di energia, da parte del sistema. Come per esempio il layer 2 Polygon o Tezos, che puntano alla velocità e alla sostenibilità ambientale.
Conseguentemente, a seconda dell’ecosistema che si guarda, esistono anche le relative piattaforme. Per quanto riguarda Ethereum si possono citare Catalog, Sound.xyz, o Foundation, mentre per Polygon e Tezos, Arpeggi o OneOf.
OpenSea, ovviamente, rimane invece il “porto” più popolare e sicuro per tutto il settore musicale, con un catalogo specifico dedicato.
Il ruolo della ludicizzazione
Parlando di Web3, come si è intuito, un genere artistico non può essere limitato al suo esclusivo campo di appartenenza. Ed è così che il settore si contamina a seconda dei vari gusti, ma anche dei vari campi di applicazione.
Il fenomeno, in generale, potrebbe riassumersi nel concetto di ludicizzazione, anche detta gamification, ed è diventato popolare per gli artisti proprio per la possibilità che offre loro di interagire.
E tutto lascia intendere che il futuro vada in questa direzione, in cui la relazione fan-artista sarà sempre più incentrata sulla co-creazione. Non è un caso, per esempio, che per videoclip sorgano concorsi per la creazione di arte digitale, come è successo per Deadmau5 all’uscita del video “When the Summer Ends”. In quel caso, il premio per chi avesse creato il miglior contenuto si aggirava intorno ai 50mila dollari.
Ma questo può valere (e forse a maggior ragione) anche per artisti di basso profilo, magari approfittando di altre dinamiche. Una su tutte l’utilizzo dei social token, che agiscono come punti fedeltà coniati sulla blockchain, e che gli artisti possono inviare ai loro follower come ricompensa per aver svolto determinate attività, come partecipare a eventi speciali, rispondere a quiz settimanali, iscriversi alla newsletter, ascoltare l’ultima uscita dell’album o altro ancora.
Il tutto, per un’esperienza completamente diversa rispetto al modo in cui gli utenti interagiscono tradizionalmente, tramite le classiche Spotify o Apple Music. I fan del Web3, oltre ad avere una comprensione più profonda del prodotto, avranno anche un approccio meno passivo.
La rivoluzione delle royalty
Web3, come detto, significa “identità”, “proprietà” e “comunità”. E forse uno dei vantaggi principali riguarda proprio la possibilità di decidere liberamente quale “royalty” applicare al proprio prodotto, tradizionalmente lasciate in gestione a terzi.
Il minting degli NFT ha offerto agli artisti di poter scegliere le proprie politiche di retribuzione, che consistono in commissioni al creator, ovvero una percentuale di ogni vendita NFT quando questo viene rivenduto.
Ad esempio, un’artista può ricevere una determinata percentuale delle vendite secondarie, includere più wallet (per collaboratori, amici o altri), oppure vendere gli stessi diritti musicali, che passano di proprietario insieme alle royalty dello streaming.
Il futuro del metodo Web3
Sebbene la tecnologia Web3 possa essere sfruttata per accompagnare l’opera di un’artista, o quantomeno coinvolgere la sua community, i metodi tradizionali non sono ancora stati scalzati. Ed è per questo che, almeno per ora, il Web3 è sfruttato principalmente come gregario di una strategia tradizionale.
Il primo luogo, perché il mercato NFT è molto volatile, e in secondo perché offre il suo meglio per percorsi complementari, come raccolte fondi ed engagement. Oltre che per un motivo dettato dall’adozione del Web3 stesso, non ancora nell’ordine del mainstream.
Altro discorso è invece la fidelizzazione, questa sì in un canale preferenziale se si sceglie il Web3, almeno nel modo giusto. Sia gli artisti indipendenti sia quelli più importanti possono attribuire privilegi speciali relativi all’NFT che si va a vendere, come la possibilità di accedere a eventi, comprare biglietti in prevendita, oppure ottenere del merchandising speciale.
Rappresenta una sorta di attestazione ad un club di appartenenza, con vantaggi pratici e di rilievo. E senza dimenticarne la potenzialità di una crescita nel valore, dettata dalla popolarità dell’artista di riferimento.