Tutti i prodotti di Strategy: il piano per conquistare bitcoin!
Di Gabriele Brambilla
Michael Saylor e Strategy vogliono conquistare bitcoin e continuare ad affermarsi. Ecco tutti i "pazzi" prodotti della società per raggiungere lo scopo!

Introduzione al focus on
Che a Michael Saylor e Strategy piaccia bitcoin non è certo un mistero, ma il piano che si sta delineando è sempre più di “conquista”.
La società americana vuole più coin possibili, ritenendo l’asset il migliore in assoluto. Come poter raggiungere questo obiettivo? Sviluppando sempre più prodotti (anche un po’ pazzi) per richiamare più investitori possibili disposti a mettere sul piatto i capitali.
Ecco un super update su Strategy e BTC, focalizzato sulla proposta in continua espansione elaborata da Saylor in persona.
Indice
MicroStrategy e Michael Saylor
Prima di tutto le basi.
MicroStrategy è una società americana con sede in Virginia; l’attività core è dedicata ai servizi cloud e alla business intelligence. Il prodotto più celebre è un software di analisi dei dati pensato per rendere più rapido e preciso il processo decisionale delle imprese.
La storia di MicroStrategy, iniziata nel 1989, è di grande successo. Il primo cliente importante fu infatti DuPont, società multinazionale che opera nel settore chimico. A questa si aggiunse dopo pochi anni McDonald’s. Ormai diventata un nome pesante, nel 1998 MicroStrategy si quotò al Nasdaq.
Superata non senza difficoltà la crisi di fine millennio, l’azienda proseguì nel suo core business, innovando nel tempo i vari software proposti. Tra questo spicca MicroStrategy che, a parte la mancanza di originalità del nome, esiste ancora oggi con l’ultima versione rilasciata nel 2019.
A questo punto si potrebbe giustamente pensare “ma cosa c’entra bitcoin con tutto ciò?”; il nome chiave in questo senso è ovviamente Michael Saylor, che iniziò a seguire il mondo crypto già in tempi non sospetti.
Il rapporto BTC-MicroStrategy iniziò nel 2020, quando nel corso di una conferenza societaria l’allora CEO Saylor annunciò l’idea di valutare l’acquisto di bitcoin, oro o altri asset in alternativa a detenere valuta fiat. Un mese dopo, nel pieno dell’estate, arrivarono i primi 21.454 BTC nelle case di MicroStrategy. Come sappiamo bene, questa cifra era destinata a crescere a dismisura: oggi la società detiene oltre 580.000 BTC, cifra che periodicamente viene ritoccata verso l’alto (PMC di poco inferiore ai 70.000$).
Ad agosto 2022, Saylor decise di rassegnare le dimissioni dal ruolo di CEO per potersi dedicare completamente alla strategia di investimento nella criptovaluta più prestigiosa.
Per completezza, da alcuni mesi MicroStrategy opera mediante il nome Strategy, così da sottolineare ulteriormente il concetto di “strategia” e il focus sempre più orientato verso BTC.
Cosa prevede il piano della società? Quali sono le proposte elaborate dalla mente vulcanica del suo ex CEO? Siamo pronti a scoprirlo!
Leggi di più: guida completa a Bitcoin

La strategia di base della società
Entriamo nell’azione e capiamo qual è la strategia elaborata da Michael Saylor e messa in atto mediante la società.
Di fatto, Strategy sta facendo all-in su bitcoin. Secondo Saylor, “there is no second best”: BTC è il miglior asset in assoluto e la società deve concentrarsi ad accumularne il più possibile.
L’obiettivo di Strategy è diventare una Bitcoin bank. Non intendiamo una banca crypto, ma una società che emette debito e lo utilizza proprio per acquistare la coin numero 1, partendo dall’ipotesi di Saylor che non c’è di meglio. L’idea centrale è che nel tempo BTC performerà meglio della valuta fiat, coprendo anche i costi dei tassi di interesse che derivano dai prestiti ottenuti.
Ok, ma come emette debito Strategy?
Nella quasi totalità dei casi, la società ha sfruttato e continua a sfruttare i bond convertibili. Si tratta di corporate bond, ossia delle obbligazioni, emesse dall’azienda. Come sappiamo, le obbligazioni permettono a chi le emette di ottenere del capitale da utilizzare per vari scopi; chi invece presta il denaro riceverà la somma per intero a una certa scadenza, più un tasso di interesse. Perciò, gli investitori forniscono a Strategy il denaro per acquistare bitcoin.
Abbiamo detto che la società utilizza nello specifico i bond convertibili. Alla scadenza, questi strumenti permettono di riottenere il capitale versato più gli interessi; oppure, qui sta la caratteristica distintiva, se il prezzo delle azioni di MicroStrategy ha superato un certo parametro (conversion price), il creditore riceve il pagamento direttamente in azioni della società.
Ciò che muove gli investitori a sottoscrivere i bond è la “speranza” che le azioni di MicroStrategy salgano, così da ottenerle come pagamento e realizzare immediatamente un bel profitto. Anche perché, aspetto non da poco, i tassi di interesse di questi bond sono molto bassi, prossimi allo zero.
Di fatto, MicroStrategy acquista BTC con i soldi altrui, in un’operatività che è a tutti gli effetti in leva. Essendo sempre più consistente nelle casse, se bitcoin sale di valore cresce anche quello della società, incrementandone forza e appetibilità per i successivi round di finanziamento (che sono periodici).
Nel prossimo paragrafo elencheremo e spiegheremo i vari prodotti proposti da MicroStrategy, in quanto le azioni che si possono ottenere sono di diverse tipologie. Prima però dobbiamo capire perché gli investitori decidono di sottoscrivere i bond convertibili della società.
Innanzitutto, agli investitori non importa nulla di ricevere indietro il capitale iniziale più i bassissimi interessi: puntano direttamente alle azioni apprezzate nel tempo. Si investe con l’idea che bitcoin cresca, trascinando verso l’alto anche MicroStrategy e le sue stock. Ma c’è di più.
La società di Saylor permette innanzitutto di esporsi a BTC senza acquistarlo. Oggi ci sono a disposizione degli strumenti come gli ETF, ma delle entità finanziarie complesse potrebbero comunque preferire l’esposizione a un corporate bond.
Poi, escludiamo dall’equazione il rischio di bancarotta (che c’è, ma ci torniamo dopo). In questo caso, nello scenario peggiore BTC non performa bene, così come le azioni di MicroStrategy. Il conversion price non si innesca, ma l’investitore ottiene il suo capitale più i ridotti interessi: non ci sono perdite. Tuttavia, lo scenario positivo vede le azioni verso l’alto, dando un profitto rapido ed elevato; vi è quindi uno sbilanciamento favorevole sul best case scenario.
In caso di bancarotta, l’obbligazionista è poi gerarchicamente più tutelato dell’azionista. Seppur ci siano dei rischi, si hanno maggiori tutele e la possibilità di riottenere i propri soldi è superiore.
Infine, il convertible bond è un prodotto finanziario complesso, frutto dell’unione tra un’obbligazione e un’opzione call su una stock (quella di MicroStrategy). Creare questo prodotto ricorrendo ai due strumenti singoli implicherebbe il pagamento dei premi sull’opzione, cosa che invece non accade con i bond proposti dalla società. Questa caratteristica rende le obbligazioni di MicroStrategy perfette per operatività di hedging elaborate.
A questo punto, scopriamo tutte le proposte e capiamo come si struttura la pazza offerta di Michael Saylor e Strategy.
Leggi di più: che cosa sono le opzioni?
Tutte le proposte di Strategy
L’offerta della società si struttura su varie azioni caratterizzate da specifiche differenti tra loro. In base alla proposta è possibile sottoscrivere dei bond convertibili o acquistare direttamente le azioni. Ecco una panoramica utile a comprenderle, tenendo in mente che Michael Saylor di tanto in tanto introduce delle novità.
MSTR: azioni ordinarie
Partiamo facile con MSTR, ossia le azioni ordinarie di MicroStrategy Incorporated.
Quotate al Nasdaq, sono le stock storiche della società, presenti sul mercato pubblico dal 1998. Acquistando determinate corporate bond, secondo i meccanismi descritti in precedenza è possibile ricevere alla scadenza proprio questi titoli.
Le stock MSTR non pagano dividendi e danno diritto di voto.
Questi titoli sono la base su cui si struttura tutto il resto. Esse sono infatti il principale veicolo che permette di esporsi a bitcoin.
Per seguire l’andamento nel tempo, rimandiamo a Investing.com o TradingView.
STRK: Strike Preferred Stock offering
Le azioni privilegiate STRK (Strike Preferred Stock offering) hanno diverse caratteristiche che le distinguono parecchio dalle MSTR.
Partiamo dal dividendo annuale dell’8%, basato su una preferenza di liquidazione da 100$ ad azione, cifra decisamente importante in grado di attrarre non pochi investitori. Il rendimento effettivo scende all’aumentare del prezzo dell’azione stessa.
Le azioni STRK possono essere convertite in azioni ordinarie MSTR in rapporto 10:1 (10 STRK = 1 MSTR) se il prezzo di queste ultime raggiunge i 1.000 dollari. Le stock STRK si comportano quindi come titoli a reddito fisso e sono meno volatili delle STRF, che vedremo a breve.
Queste stock, prive di una data prefissata di maturazione (perpetual preferred stock) sono perfette per chi cerca maggior stabilità dei prezzi e dei dividendi certi. Essendo privilegiate, le STRK non danno diritto di voto ai possessori, ma offrono qualche sicurezza in più in caso di bancarotta.
Lato MicroStrategy, questa soluzione consente di raccogliere capitale senza dover emettere nuove azioni ordinarie che andrebbero a diluire le quote di quelle esistenti… un grande vantaggio!
STRF: Strife Perpetual Preferred Stock
Le STRF (Strife Perpetual Preferred Stock) sono anch’esse azioni privilegiate dai dividendi davvero invitanti: 10% annuo, pagamenti trimestrali direttamente in contanti. L’importo dichiarato su cui si basa il dividendo è di 100$.
Nel caso in cui la società non dovesse pagare il dividendo, è prevista una maggiorazione annua pari all’1%, con tetto massimo fissato al 18%. Così facendo, l’investitore ha maggiori certezze sulla regolarità dei pagamenti da parte di MicroStrategy.
Troviamo poi meccanismi secondo cui la società può riscattare le azioni, così come altri in cui i possessori hanno la facoltà di obbligare MicroStrategy a riacquistare. Si tratta di casi come ad esempio dei cambiamenti fondamentali piuttosto specifici.
Le stock STRF coniugano la ricerca del rendimento (dividendi elevati e certi) con la possibilità di crescita del capitale.
Sia per le STRF che per le STRK, MicroStrategy fa fronte agli obblighi mediante la vendita di azioni ordinarie, i flussi di cassa e i guadagni derivanti dal debito convertibile.
Come per le STRK, anche queste stock permettono alla società di raccogliere capitali senza emettere nuovi titoli ordinari.
STRD: Series A Stride Preferred Stock
Non bastavano due categorie di azioni privilegiate: Michael Saylor vuole ancor di più. Ecco quindi che da pochissimi giorni fa la sua comparsa STRD, che differisce dalle “sorelle” per alcune peculiarità.
Le Series A Stride Preferred Stock propongono un dividendo del 10% non cumulativo, con durata perpetua. Il dividendo è soggetto all’approvazione del CdA della società. Si tratta di un prodotto adatto al lungo periodo.
La particolarità delle STRD sta nella seniority junior in termini di prelazione rispetto alle STRF (che sono senior e hanno quindi maggior priorità). Tuttavia, il rendimento proposto è quello più elevato tra le tre stock privilegiate della casa.
STRD è riacquistabile in presenza di cambiamenti fondamentali o particolari eventi fiscali, ma nella normalità non è rimborsabile.
Ecco tutte le informazioni ufficiali a riguardo
Perché tutte queste stock?
L’arrivo di questo nuovo prodotto, unito a quelli già esistenti, consente alla società di ampliare ulteriormente la proposta, offrendo sempre più diversificazione agli investitori più esigenti. Se alla persona comune l’abbondanza può generare confusione, teniamo presente che fondi, professionisti e grandi investitori cercano costantemente idee e strumenti utili per raggiungere migliori performance, mitigare i rischi, consolidare il capitale e via dicendo.
Data l’abbondanza che il mercato propone, una società che vuole attrarre capitali (come Strategy) deve stare al passo e offrire diverse alternative per posizionarsi adeguatamente rispetto ai competitor.
Utilizzando un esempio molto banale, immaginiamo un’azienda che produce calzini. Essa potrebbe venderne una sola tipologia, ma per ampliare il bacino di clienti dovrà andare sul mercato con dei calzini corti, lunghi, colorati, bianchi, neri ecc. MicroStrategy fa esattamente la stessa cosa: siccome l’obiettivo è avere più capitale possibile per comprare bitcoin, dovrò dare al mercato tutte le alternative utili a perseguirlo al meglio.
Ma c’è molto di più: Strategy sta cambiando profondamente il mondo della finanza andando a offrire delle soluzioni diversificate che ammiccano agli asset digitali, nel segno della modernità.
Leggi di più: ABC delle azioni
Rischi per Strategy e bitcoin
Abbiamo parlato delle grandi opportunità offerte, ma ora dobbiamo comprenderne i rischi.
Se bitcoin performa bene c’è fiducia e Strategy non avrà problemi a far fronte agli obblighi contratti. Lo stesso discorso può valere anche in fasi laterali o di un moderato mercato ribassista, seppure i round di finanziamento sarebbero di certo meno appetibili.
Le prime problematiche potrebbero uscire nell’eventualità di un bear market significativo, cosa che ciclicamente si manifesta. In questo caso, è fondamentale che Strategy detenga della liquidità in cash per ripagare i debiti senza dover mettere mano a bitcoin. Infatti, vendere l’asset per far fronte ai propri obblighi andrebbe quasi certamente a innescare una spirale negativa che non farebbe bene a nessuno.
È molto difficile individuare una soglia di rischio del prezzo di BTC che andrebbe a sancire delle difficoltà per MicroStrategy. Il prezzo medio di carico è il primo parametro utile: finché bitcoin sta sopra, la società è in profitto. Tuttavia, non è matematico che MicroStrategy andrebbe in difficoltà al di sotto: dipende dalle riserve, dagli asset a disposizione e da altri fattori; questi dati purtroppo non li abbiamo o sono incompleti.
Dobbiamo auspicare che Michael Saylor & co. si siano preparati anche per i momenti di burrasca. Bitcoin può essere il miglior asset al mondo, ma i periodi brutti li ha avuti e li avrà ancora negli anni a venire.
Il worst case scenario è quello in cui MicroStrategy deve vendere bitcoin per far fronte ai propri obblighi, arrivando però a un punto in cui neppure con quell’asset riuscirebbe a coprire il totale. Qui si innescherebbe la bancarotta, sancendo la fine della società.
Quanto a BTC e alle crypto, se l’azienda diventasse il nuovo cigno nero, sicuramente non passeremmo dei bei momenti. La vendita dei BTC di Strategy impatterebbe significamente sul prezzo della coin, che a sua volta trascinerebbe in giù tutto il mercato. Oltre all’impatto economico ci sarebbe un bello smacco reputazionale e psicologico che richiederebbe tempo e pazienza per risolversi.
Questa eventualità al momento è remota e sembra assurdo che MicroStrategy non abbia un piano per superare le avversità. Stiamo comunque sul pezzo per non farci cogliere alla sprovvista.
Per adesso, quel che è certo è il successo della società e di Michael Saylor. Una visione folle e geniale al tempo stesso, rischiosa ma dal potenziale enorme. Saylor è un visionario o un pazzo scatenato? Solo la storia potrà dircelo: godiamocela da spettatori privilegiati.