Terra UST tra complotti e prove di sopravvivenza
Di Davide Grammatica
UST ha perso per un breve lasso di tempo il suo peg. C’è chi pensa a un attacco coordinato e chi a un economia insostenibile. In ogni caso, un grande stress test per Terra
Cos’è successo
La stablecoin TerraUST, nel corso della notte tra sabato e domenica (7-8 maggio), ha perso leggermente il suo “currency peg”, ovvero il suo tasso di scambio ancorato (“pegged”) e specifico. Di conseguenza, si è registrato anche un calo della controparte LUNA, ma soprattutto è stato messo in discussione (almeno in queste ore) il ruolo della stablecoin algoritmica quale spina dorsale del mondo DeFi.
Niente di scandaloso, sia chiaro, ma è pur sempre la prima volta che succede da quando Terra ha annunciato di costituire delle riserve in Bitcoin e Avalanche. In questo caso non c’è stato il bisogno di attingerne per recuperare il peg, e il token è ritornato ad un valore di un dollaro grazie allo spiegamento di un capitale di salvataggio.
Il “depeg” sembra essere iniziato da una serie di importanti prelievi da Anchor Protocol, i cui depositi UST totali sono scesi da 14 a 11,2 miliardi di dollari. Successivamente, grandi quantità di UST sono stati ritirati anche dai pool di liquidità su Curve.
Ad alimentare le teorie di un “sabotaggio”, invece, è bastato un singolo portafoglio, il quale, come si è potuto constatare dalle transazioni, ha spostato 84 milioni di dollari su Ethereum, e 108 milioni su Binance. Un “attacco coordinato”, secondo la community, che comunque non ha ancora avuto modo di dimostrarlo (ammesso che sia possibile).
Il precedente e il futuro
Do Kwon, fondatore di Terraform Labs, ha partecipato anch’egli alla discussione, mentre la situazione è stata recuperata con lo scambio di oltre 200 milioni di UST con Tether (USDT), al fine di riequilibrare i pool Curve di UST, aumentandone così il prezzo.
Il fatto che Luna sia stata utilizzato per acquistare Bitcoin (e altre criptovalute) come un modo per sostenere parzialmente UST, infine, è stato inquadrato come un modo per garantirne il peg. Da un lato, preservandone la decentralizzazione, ma dall’altro compromettendola, essendoci stata un’interferenza decisiva di Do Kwon e Terraform Labs.
Finora non vi è alcun legame concreto tra UST e le sue riserve in Bitcoin e Avalanche, e questo porta a chiedersi come avrebbero potuto essere schierate per difendere il peg di UST. In questo caso, le riserve sono rimaste intatte.
La notizia in sé consiste in uno scostamento massimo di UST dell’1% sul dollaro, ma la retorica creatasi intorno all’evento ha sollevato un polverone, e a pagarne le conseguenze è ovviamente LUNA. Su Binance e sugli exchange principali si è innescata una svendita, col risultato di far perdere a LUNA quasi il 20% su BTC. E se al panic selling ci si aggiunge un periodo di grande scarsità di liquidità, allora ci sono tutti i presupposti per un grande stress test, a cui UST sarà messo alla prova.