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Treasury crypto: opportunità o moda?

Di Gabriele Brambilla

Le treasury crypto sono letteramente esplose negli ultimi mesi, ma si tratta davvero di ciò che ci viene presentato?

Treasury crypto: opportunità o moda?

Ci si interroga sulle treasury crypto

Le treasury crypto sono sempre più di moda e le compagnie che si convertono per diventare tali si moltiplicano.

Tutto potrebbe sembrare perfetto: capitali che fluiscono, criptovalute che si fanno conoscere, azionisti felici… cosa potrebbe andare storto? La verità è che dietro la tendenza del momento non ci sono solo dei grandi punti di forza, ma anche delle criticità che bisogna prendere in considerazione.

Approfondiamo il tema partendo dalle basi: cosa si intende per treasury crypto?

Treasury crypto: di cosa si tratta?

Con treasury crypto si intende una riserva più o meno consistente accantonata da un’entità.

La moda di questo momento va però oltre: società che non c’entrano nulla con le criptovalute si convertono e diventano delle realtà il cui obiettivo è accumulare una o più coin.

L’idea è di finanziarsi con denaro proveniente dagli investitori, comprare la/le crypto di interesse e guardare la valutazione che sale, a beneficio di tutti i diretti interessati. Ovviamente, per funzionare questo meccanismo prevede che effettivamente le criptovalute accrescano di valore nel medio e lungo periodo, ma questa è un’altra storia.

Possiamo dire che la capostipite di questa modalità operativa è Strategy, ex MicroStrategy. La società ha sempre operato nella business intelligence, ma qualche anno fa iniziò il percorso di accumulazione di bitcoin che l’ha portata a essere uno dei principali holder.

Dietro ai movimenti di Strategy c’è Michael Saylor, che assieme al suo team ha elaborato una serie di strumenti che attraggono investitori e capitali. Abbiamo preparato un articolo dedicato a tutti i prodotti di Strategy, dagli una lettura per saperne di più.

Data la crescita di BTC, la strategia della società si è dimostrata valida. Perciò, già nel 2024 sono nate delle “imitazioni”, anch’esse orientate ad accumulare la coin più capitalizzata. In seguito sono arrivate realtà orientate anche (o solo) sull’altra grande: Ether, coin nativa della blockchain Ethereum.

Il trend del momento è invece più estremo: le società accumulano direttamente una o più altcoin, prima tra tutte Solana. Le DAT (Digital Asset Treasuries, questo il nome che rappresenta le società-treasury) hanno di conseguenza un approccio più orientato al rischio.

Opportunità o moda?

Entriamo nel vivo della questione: opportunità, moda o addirittura pericolo? Le DAT sono davvero un bene per il mondo crypto o nascondono la fregatura?

Cominciamo dalle opportunità. Le società che danno vita a una treasury crypto permettono alla nostra industria di ottenere diversi benefici, tra cui:

  • Maggior liquidità in entrata, perché devono acquistare spot la/le crypto di loro interesse e mantenerle nel portafoglio
  • Più visibilità, in quanto grandi operazioni di conversione e/o acquisto finiscono sulle pagine dei principali portali economici e finanziari
  • Una crescente accettazione del mondo crypto, che si interseca sempre più con tutto ciò che è tradizionale

In aggiunta, anche le società stesse (e gli azionisti) hanno grandi potenziali di guadagno e benessere. Basta guardare Strategy, la cui stock è cresciuta enormemente grazie al continuo acquisto di BTC e ai tantissimi investitori che hanno deciso di investirci.

STRATEGY USD settembre 2025

A questo punto dobbiamo però guardare il rovescio della medaglia, perché la cosa più sbagliata da fare è mettere la testa sotto la sabbia e ignorare le criticità.

Il punto meno problematico è che ora le DAT sono una moda, c’è poco da aggiungere. Si stanno moltiplicando a vista d’occhio e aziende prima sconosciute finiscono sui giornali per essere diventate la SOL/LINK/TON/ecc treasury di turno. Quando il trend si placherà, possiamo immaginare che l’attenzione degli investitori si sposterà su altro. Perciò, sulla carta potrebbero esserci dei capitali in uscita da queste società, con il rischio di ritrovarsi in situazioni finanziarie complicate. In questo caso, l’impatto sulle crypto non dovrebbe essere particolarmente rilevante, almeno finché si parla di realtà piccole o medie.

Collegato a questo passaggio, attenzione proprio alle società che stanno entrando sulla scena. Strategy è diventata un colosso e qualche altro grande nome non dovrebbe farci preoccupare. Tuttavia, molte aziende che si convertono in DAT sono relativamente piccole, magari quotate pure da poco tempo in borsa e quindi dallo storico meno prevedibile e strutturato. Insomma, potrebbero soffrire e trascinare con loro gli azionisti (che adesso corrono per accaparrarsi più stock possibili). Muoversi con cautela è la regola numero 1.

Dobbiamo poi considerare che alcune di queste società sono direttamente collegate con le foundation o i nomi di spicco di alcuni progetti crypto. Qui entriamo nel campo minato, occhio.

Prendiamo una società che acquista crypto di un dato progetto. Uniamo il fattore che ci siano collegamenti diretti e stretti. Facciamo il calcolo e cosa otteniamo? Un serio rischio di insider trading e manipolazione del mercato.

Un’eventualità di questo genere sarebbe un grave problema per tutte le parti coinvolte (o quasi): dagli investitori nella società agli holder della criptovaluta, passando per i dev, gli utenti e pure i dipendenti. Gli unici a guadagnarci sarebbero i personaggi chiave, dotati dei capitali e delle conoscenze esclusive per operare sul mercato con tempismo perfetto, così come per alterare sinteticamente il valore della coin e/o della stock.

Insider trading, manipolazione del mercato,  diffusione di notizie false e via dicendo. Tutti questi scenari sono dei reati puniti pesantemente sia dal nostro ordinamento che all’estero, Stati Uniti in primis. Però i reati vanno ipotizzati, indagati, dimostrati e, soprattutto, condannati, cosa non scontata purtroppo.

Un esempio critico è WLFI e ALT5. Quest’ultima è una piccola società tecnologica che si convertirà in treasury proprio di WLFI. Il co-founder di WLFI, Zach Witkoff, siederà nel board di ALT5 assieme a Eric Trump, figlio dell’attuale presidente degli States. Unire i puntini è facile: troppi interessi sovrapposti, troppe notizie esclusive di un progetto e dell’altro che si incrociano.

Bisogna quindi riflettere sulle DAT: alcune portano effettivamente grandi opportunità, ma altre hanno delle pericolose zone d’ombra.


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