Bitcoin e TradFi: prove di integrazione
Di Matteo Bertonazzi
La finanza tradizionale si sta rendendo conto del potenziale delle criptovalute e inizia a compiere grandi passi per offrire servizi dedicati
La TradFi si interessa alle crypto!
Questo approfondimento è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 23 giugno 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!
Buongiorno Cryptoinvestitore e bentornato nel consueto appuntamento “Focus on” di Whale Weekend, dove approfondiamo l’argomento centrale della settimana appena trascorsa.
Che dire, in questi giorni sono circolate talmente tante news che è stato difficile anche per noi riassumerle e sceglierne una che spiccasse sulle altre.
Alla fine, eccoci ad affrontare un tema vasto e molto tecnico che riguarda anche la nicchia delle criptovalute; stiamo parlando della relazione che esiste tra gli istituti finanziari tradizionali e l’adozione di bitcoin come mezzo di investimento.
Prima di entrare nel vivo, partiremo da una definizione di quali sono i principali strumenti, almeno a oggi, in grado di dare un’esposizione di livello istituzionale all’asset crypto più capitalizzato; inoltre, ne sintetizzeremo le differenze tecniche.
Indice
ETF-ETC-ETN: cosa sono?
Nel vasto panorama degli Exchange Traded Products (ETP), sono presenti tre principali sottocategorie:
- ETF (Exchange Traded Funds): fondi che replicano le performance di un indice di riferimento;
- ETN (Exchange Traded Notes): strumenti finanziari che replicano passivamente le performance di indici o sottostanti diversi dalle commodities;
- ETC (Exchange Traded Commodities): titoli di debito specializzati nel replicare il valore di un indice di commodities o di una singola materia prima.
Gli ETN sono gli strumenti più diffusi, ma offrono meno garanzie rispetto agli ETF o agli ETP compliant, in quanto non beneficiano delle stesse protezioni in caso di insolvenza dell’emittente.
La normativa UCITS (OICVM in Italia) regola la creazione di fondi d’investimento collettivo in valori mobiliari, garantendo la tutela degli investitori e la promozione del mercato comune. I fondi che rispettano questa normativa possono essere commercializzati in tutta l’UE, offrendo così un’ampia scelta di strumenti finanziari per i piccoli investitori.
La principale differenza su cui dobbiamo porre la nostra attenzione è la caratteristica che deve assumere il sottostante. Infatti, per quanto riguarda gli ETC, questo può essere rappresentato da un singolo bene o contratto derivato; negli ETF bisogna invece avere una differenziazione degli elementi che compongono il sottostante, il che rende impossibile ottenere uno strumento che sia al 100% collegato a bitcoin fisici.
Sul mercato europeo e americano esistono diversi ETP e ETF popolari, tra cui:
ETN:
- BTCetc – ETC Group Physical Bitcoin (ETN): questo Exchange Traded Note (ETN) è stato emesso l’8 giugno 2020. È garantito al 100% da bitcoin e offre un modo semplice per ottenere esposizione alle performance di bitcoin sulle principali borse europee;
- Coinshares Physical Bitcoin (ETN): anche questo ETN emesso da Coinshares è supportato da depositi fisici di fitcoin;
- Wisdomtree Bitcoin ETN: questo ETN, quotato il 28 novembre 2019, è uno dei primi prodotti ETP basati su bitcoin. È pensato per offrire agli azionisti una soluzione semplice e sicura per ottenere esposizione al prezzo di BTC tramite copertura fisica;
- 21shares Bitcoin ETP (ETN): questo prodotto ETP, lanciato nel 2019, mira a replicare fedelmente il valore di bitcoin ed è esposto al 100% all’asset sottostante;
- VanEck Bitcoin ETN: questo ETN, lanciato il 19 novembre 2020, combina l’entusiasmo per bitcoin con la sicurezza della finanza tradizionale. Offre un’esposizione al 100% all’asset “fisico”;
- Invesco Physical Bitcoin ETN: lanciato il 23 novembre 2021, questo ETN su bitcoin offre un’esposizione al 100% su BTC ed è strettamente collegato a Coinshares.
ETF:
- Grayscale Bitcoin Trust: questo fondo di investimento in bitcoin, quotato il 21 novembre 2021 sul Nasdaq, offre esposizione alla celebre crypto attraverso una combinazione di contratti (tipicamente derivati) o azioni collegate all’ecosistema di Bitcoin. L’esposizione non è più garantita al 100% a causa delle restrizioni normative.
- Proshares Bitcoin Strategy ETF (BITO): questo ETF, quotato il 18 ottobre 2021, consente di esporsi a diversi futures bitcoin del CME (Chicago Mercantile Exchange). Permette agli investitori di ottenere un’esposizione diversificata al prezzo di bitcoin tramite futures.
Per i prodotti su bitcoin, gli emittenti europei più rilevanti sono 21Shares, Coinshares, VanEck e Wisdomtree. Essi propongono una gamma di prodotti che danno esposizione diretta alle criptovalute, nonché ETP che si concentrano su settori specifici dell’ecosistema cripto.
In sintesi: ci sono molte opzioni di ETP e ETF per gli investitori europei e americani interessati a esporsi su bitcoin e altre criptovalute. Gli ETF offrono maggiori garanzie normative rispetto agli ETN e diverse emittenti offrono una vasta scelta di prodotti per soddisfare diverse esigenze di investimento.
Che differenza c’è tra GBTC e uno spot ETF ?
GBTC è un fondo di investimento a struttura chiusa, con un numero limitato di quote negoziate Over-the-Counter (OTC). Questa modalità di negoziazione non consente opportunità di arbitraggio tra GBTC e l’asset sottostante (bitcoin), causando frequenti scostamenti di prezzo tra i due strumenti.
Al contrario, negli ETF è possibile apportare modifiche all’offerta di azioni per rispondere alla domanda degli investitori, mantenendo nel contempo la stabilità dell’ETF in relazione all’asset sottostante.
Invece, BlackRock, il quale detiene una quota del 33% del mercato degli ETF statunitensi, e Vanguard, con il 30%, sono attori strategici che pianificano attentamente le proprie iniziative. Inoltre, vi sono legami significativi tra Blackrock e la Securities and Exchange Commission (SEC). Alcuni membri del personale di BlackRock hanno esperienza lavorativa presso la SEC e viceversa. Questa reciproca connessione porta a un’ampia consapevolezza delle limitazioni del mercato sia per BlackRock che per la Commissione.
BlackRock ha ottenuto un numero notevole di approvazioni per gli ETF, con un tasso di rigetto estremamente basso. Nello specifico, sono stati approvati 575 ETF, con soltanto 1 caso non accettato.
Sulla base di queste considerazioni, possiamo dedurre che la causa legale intentata da Grayscale contro la SEC, che accusa l’ente di aver impedito ripetutamente e senza regolamentazione chiara il listing di un ETF spot, potrebbe essere in procinto di raggiungere una soluzione favorevole a Grayscale.
Proprio perché un colosso come BlackRock decide di esporsi in prima linea per ottenere l’autorizzazione a listare un ETF spot su bitcoin, è solo questione di tempo prima che la causa tra Grayscale e la SEC finisca e inizino i processi di funding di questi nuovi strumenti tanto attesi.
Bull run istituzionale in arrivo? Vediamo qualche altro elemento della questione. Prima però, spazio a due risate con questo tweet cult.
Institutional exchange
Sono proprio di questi giorni le dichiarazioni di Jerome Powell, eterno antagonista delle crypto, il quale ammette non solo che le transazioni in stablecoin dovranno essere considerate come transazioni economiche riconosciute, ma addirittura che le crypto come asset class stanno dimostrando un apparente “staying power” (resilienza).
Tutto ciò non sembrerà strano ai più attenti appassionati crypto e investitori, abituati ad assistere a dichiarazioni istituzionali e prese di posizione decise da parte degli enti regolatori poco prima che accada l’esatto opposto.
Infatti, da circa 6 mesi lottiamo contro la FED e la SEC per sopravvivere ai loro tentativi di affossare l’ecosistema crypto; esse hanno colpito prima gli emittenti di criptovalute e poi i fornitori di servizi crypto, spaventando investitori e market maker e lasciando il mercato in una condizione di bassissima partecipazione e liquidità.
Poi, quando il peggio sembrava essere arrivato, ecco che in una settimana veniamo inondati di notizie super positive: dalla FOMO di grandi fondi di investimento per il listing di prodotti regolamentati, fino alla creazione di veri e propri exchange centralizzati istituzionali.
Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto e parliamo di EDX Markets, un exchange che si pone con un modello di business differente rispetto a quello a cui siamo stati abituati.
“Ciò che stiamo osservando è un notevole incremento da parte degli investitori, di poter operare nel mondo delle crypto tramite il proprio intermediario di fiducia, specialmente dopo FTX, il quale sarebbe dovuto essere il leader nei mercati di asset digitali. Se non possiamo fidarci di loro, di chi possiamo?” Queste le affermazioni di Nazarali a CoinDesk in un’intervista di aprile.
Questa affermazione ci serve per capire l’idea di business integrata da questo nuovo exchange istituzionale; infatti, il modello di interazione con questa piattaforma non sarà diretto da parte degli investitori retail, bensì intermediato da broker.
Un po’ come succede sul Nasdaq o sul NYSE, dove l’investitore retail non può depositare direttamente i propri ordini sul mercato, ma deve sempre passare tramite entità accreditate presso la borsa, tipicamente rappresentate da broker.
Questo modello di business, che tende a creare una netta separazione tra la funzione di exchange e broker, è piaciuto molto agli investitori istituzionali US che si sono fatti avanti per finanziare, tramite partecipazione, lo sviluppo e il lancio di questa piattaforma.
Tra gli investitori coinvolti troviamo i principali venture capitalist già visti in azione nel mondo crypto come Fidelity e Paradigm Capital, ma anche investitori tipicamente legati al mondo tech e finance come Miami International Holdings e Citadel Securities e Charles Schwab Corporation.
Insomma, tanto fumo negli ultimi mesi che ci è parso per un attimo che l’intero mercato stesse andando a fuoco e non ci fosse via di fuga. Come spesso accade quando si ha a che fare con grandi volumi di denaro e possibilità di speculare, prima si crea il problema e si rendono illegali coloro che forniscono un’alternativa, poi si presenta la soluzione istituzionale… Grazie Satoshi per aver inventato il protocollo Bitcoin!
Adozione nel mondo
Concludiamo questo approfondimento citando altri risvolti istituzionali avvenuti al di fuori degli Stati Uniti.
Partiamo dalla collaborazione tra Chainlink e Swift per connettere numerose istituzioni finanziarie con diverse blockchain tramite il sistema di oracoli di Chainlink e quello di connessioni interbancarie di Swift. Essi stanno collaborando con dozzine di istituzioni finanziarie di rilievo internazionale come l’Australia and New Zealand Banking Group Limited (ANZ), BNP Paribas, BNY Mellon, Citi, Clearstream, Euroclear, Lloyds Banking Group, SIX Digital Exchange (SDX) ed il Depository Trust & Clearing Corporation (DTCC).
Se vuoi approfondire, ecco un articolo dedicato.
Dopodichè veniamo a Santander, un colosso in termini sia di numero di clienti sia per la sua diffusione a livello globale. Pochi giorni fa, nella sua serie dedicata ai digital asset, l’istituto ha portato un interessante approfondimento su Lightning Network.
Stiamo sempre più vedendo questa tecnologia adottata; dopo Shopify e McDonald’s, anche le grandi banche inizieranno a fornire servizi di micropagamenti tramite Lightning?
Infine, notizia fresca di stampa e che vede coinvolti i nostri vicini francesi. Il colosso CACEIS, con oltre 4 mila miliardi di euro in asset controllati e partner sia di Crédit Agricole sia dell’appena citata Santander, avrebbe fatto richiesta e si sarebbe registrata sotto l’AMF, ossia l’autorità di regolamentazione dei mercati francese.
Che dire… c’è davvero un gran movimento. Saremo finalmente arrivati alla tanto sognata adozione di massa? In attesa di una risposta, stiamo sempre con le antenne ben dritte e non perdiamo nessun aggiornamento.