Lo scopo di Chainlink: studio approfondito

Di Matteo Bertonazzi

Chainlink ha siglato nuove partnership e la coin LINK sta reagendo molto bene. Andiamo quindi ad approfondire tutto ciò che riguarda questo ottimo progetto

Lo scopo di Chainlink: studio approfondito

Introduzione al focus on

Benvenuto Cryptoinvestitore al nostro appuntamento settimanale, dove approfondiamo un argomento di centrale importanza nella settimana appena trascorsa. Visto che gli argomenti caldi sono più che altro i movimenti di prezzo, abbiamo deciso di dedicarci a uno dei top performer sulle chart e a livello infrastrutturale: parleremo quindi di Chainlink.

Affronteremo questo ecosistema di oracoli sotto diversi aspetti, partendo da una descrizione del progetto e delle funzionalità per poi concentrarci sulle partnership principali che sta stringendo con i colossi della finanza tradizionale. Infine, daremo qualche spunto sulla tokenomics e l’utilità del token LINK.

Ma che cos’è esattamente un ecosistema di oracoli? Cosa permette di fare nel dettaglio? Iniziamo da qui!

Questo focus on è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 10 novembre 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!

Il sistema di oracoli

Innanzitutto parliamo di network di oracoli al plurale, perché per ragioni di scalabilità e di sicurezza affidare i compiti a un unico network sarebbe limitante. Essi hanno lo scopo di eseguire computazioni off-chain che richiedano un intervento minimo del concetto di fiducia. Tipicamente ci riferiamo a qualsiasi cosa richieda il raggiungimento di un consenso sulla transazione di un valore o di un informazione che deve essere verificabile in maniera condivisa, sulla quale si basa l’operatività di un altro sistema.

Le blockchain raggiungono questo consenso tramite una computazione on-chain, dato che i partecipanti si occupano di far girare tutti lo stesso software e rispettano tutti le stesse regole. Per questo, possono raggiungere il consenso su un set limitato e generale di elementi, in particolare:

  • Le firme eseguite tramite le chiavi private, quindi possono verificare che un elemento sia effettivamente stato firmato da una particolare chiave privata;
  • Tokenizzazione di asset e registro delle regole collegate agli stessi;
  • L’avanzamento della state machines, ossia la produzione di blocchi e i cambiamenti di stato dei vari saldi collegati agli indirizzi.

Ci sono tantissime ulteriori funzionalità ed elementi che possono, e per alcuni servizi devono, essere verificate tramite il raggiungimento di un consenso che richieda il minimo livello di fiducia possibile e quindi escluda intermediari o controlli centralizzati.

Questo è quello che fanno gli oracoli, o meglio i network di oracoli. Infatti, Chainlink è un ecosistema di migliaia di network che si occupano di eseguire queste computazioni, senza fare riferimento a un’unica chain.

Il sistema di oracoli

Trust minimized off-chain computation

Tutte le computazioni che avvengono al di fuori della blockchain – che prevedono la possibilità di verificare in maniera pubblica la veridicità di un’operazione, dato che quest’ultima trasferisce valore o si basa su determinate informazioni che devono essere accertate – sono definite Trusted Minimized Off Chain Computation.

Perciò, i servizi esterni come Data Providers, Backend di applicazioni off-chain e/o sistemi di pagamento, comunicano questi dati con i network di oracoli decentralizzati, i quali si occupano di raccogliere queste informazioni e fornirle tramite uno standard riconoscibile ai vari smart contract presenti sulle blockchain.

Trust minimized off-chain computation

Verifiable web

Una blockchain permette effettivamente di verificare le firme, consente la tokenizzazione e permette determinate condizioni e operazioni. Ma come si fa a rendere tutto il panorama di internet verificabile, senza doversi fidare di altri partecipanti, perché effettivamente possiamo controllare personalmente le condizioni che lo compongono?

Struttura multi ecosistema

Ogni ecosistema di oracoli è composto da un set di validatori focalizzati su uno specifico compito, per rendere efficiente e distribuito l’intero sistema.

Ognuno di questi network di oracoli che compongono il grande network Chainlink può essere modificato in funzione delle necessità del protocollo che lo promuove, può essere ampliato il set di validatori per aumentare la sicurezza, può essere ampliata la tipologia di dati collegati all’attività del servizio o alle condizioni alle quali esso deve lavorare.

Tutto ciò rispecchia le differenze della natura di Chainlink rispetto alla struttura blockchain. Infatti, se a oggi la modularità è un percorso che Ethereum e altri progetti stanno perseguendo, all’interno di Chainlink è la base di funzionamento che garantisce che non ci sia un’unica superficie di attacco e che permette la comunicazione con potenzialmente infinite reti, in quanto può scalare in funzione delle necessità.

Verifiable web

Funzionalità

Pensa a un oracolo come a un’API che trasmette dati.

L’obiettivo di Chainlink è colmare il divario tra blockchain e data feed del mondo reale, garantendo un input affidabile di dati per i contratti intelligenti oltre a output attendibili ai servizi esterni rispetto ai cambiamenti di stato delle blockchain.

È un intermediario in grado di parlare sia il linguaggio dei sistemi esterni del mondo tradizionale, sia la lingua dei sistemi interni alle blockchain, per fornire un canale di comunicazione bilaterale che altrimenti sarebbe impossibile.

Post X/Twitter per approfondire.

Funzionalità

CCIP

Una delle punte di diamante degli sviluppi di Chainlink è chiamata Cross Chain Interoperability Protocol e si occupa di creare un punto di contatto per l’esecuzione di operazioni tra diverse realtà.

Tramite questo esteso protocollo di interoperabilità sarai in grado di utilizzare diversi protocolli di DeFi e applicazioni, connettendosi da diverse tipologie di interfacce sia del mondo di finanza tradizionale (quindi per esempio dall’home banking del tuo istituto di fiducia) fino alla possibilità di ottenere accesso a un mondo di smart contract cross-chain da una singola DApp del Web3.0.

Queste interfacce operano sostanzialmente come dei wallet che interagiscono con il CCIP, prendendo le tue stablecoin o asset compatibili e muovendoli tra diversi protocolli in diverse applicazioni, evitando i numerosi passaggi a oggi richiesti.

CCIP

Il tutto avviene sintetizzando in un firma l’operazione richiesta eseguita presso il provider iniziale. Quest’ultima viene letta dal CCIP e trasformata tramite il layer di astrazione condiviso nel risultato richiesto.

Grazie al layer condiviso che connette tutte queste infrastrutture sottostanti, è possibile creare un sistema di liquidità e di scambio di informazioni unico, il quale migliora la user experience e l’efficienza dell’intero sistema.

Uno degli ultimi arrivati che si unisce alla platea di nomi importanti che operano nodi all’interno del sistema CCIP è Vodafone, provider di servizi telematici globale che conta $32 mila miliardi di valore nel suo ecosistema.

Il Cross Chain Interoperability Protocol si basa su due principi fondamentali.

1) Fornisce una singola integrazione che permette la comunicazione e la connessione con migliaia di chain, riducendo la frizione da parte dei principali sistemi di finanza tradizionale nel connetterti con le diverse blockchain, senza modificare i loro sistemi di comunicazione e infrastrutture esistenti.

Dal punto di vista dell’utilità di questo servizio per gli istituti bancari, permette tramite un unico punto di contatto di accedere a fonti di liquidità, utenti e clienti altrimenti irraggiungibili presenti negli ecosistemi del Web 3.0.

Dettagli Chainlink

2) Il secondo punto fondamentale è la connessione diretta dei dati con il valore sottostante. Le transazioni, i messaggi e gli stati della blockchain sono riassumibili in semplici dati; CCIP si occupa di tradurre questi dati e permettere a diverse catene che parlano linguaggi differenti di poter ricollegare queste informazioni agli effettivi valori sottostanti.

Cross chain smart contract

Possiamo vedere le banche come dei giganteschi wallet, con centinaia di miliardi di liquidità e milioni di utenti i quali, grazie al CCIP, possono entrare in contatto e riversare questa liquidità all’interno delle reti pubbliche dell’ecosistema crypto, aumentando il grado di verificabilità di queste informazioni grazie alla tecnologia blockchain.

SWIFT - PKI (Private Key Infrastructure)

Ti sei mai chiesto che cos’è effettivamente il sistema SWIFT? L’abbiamo sentito nominare numerose volte negli anni passati, ma non abbiamo mai approfondito il suo funzionamento o le sue caratteristiche. È arrivato il momento di scendere più nel dettaglio di questo cugino alla lontana dei sistemi crypto.

SWIFT trasmette messaggi tra le banche e tra vari istituti finanziari, tramite un’infrastruttura di firme a chiavi private, la quale permette di firmare transazioni e di gestire gli spostamenti di valore nel settore TradFi.

È un sistema di messaggistica composto da una serie di standard che permettono alle banche di comunicare tra di loro gli spostamenti di valore e altri dati, come per esempio dettagli sull’identità o sulle decisioni di governance.

Non è un organizzazione meramente basata sul profitto, bensì è un organizzazione controllata dai suoi partecipanti, i quali impattano sulla governance in funzione del valore transato all’interno dell’infrastruttura: più è alto il valore transato, più è alto il potere di voto del membro.

Il motivo principale per cui Chainlink ha deciso di integrarsi con SWIFT risiede nella natura di questa infrastruttura, che ha dimostrato la sua efficacia nel tempo e ha un track record di sicurezza tale da renderlo un potenziale partner piuttosto che un concorrente (al contrario di come la pensa Ripple).

Dato che SWIFT non cambierà il suo modo di operare né cercherà di sviluppare integrazioni internamente con il mondo blockchain, il network di oracoli di Chainlink provvederà a diventare il connettore tra i messaggi trasmessi da SWIFT e il sistema di ricezione di questi messaggi negli ecosistemi crypto tramite uno standard globale che permetta l’integrazione tra questi due mondi separati.

SWIFT - PKI (Private Key Infrastructure)

DTCC (Depository Trust and Clearing Corporation)

Questa organizzazione prima completamente sconosciuta è arrivata alle orecchie dei crypto investitori più attenti qualche settimana fa, quando è stata coinvolta nel processo di listing dell’ETF Bitcoin di iShares.

Bene, se prima ne avevamo parlato solo marginalmente e relativamente a quella notizia, ora è arrivato il momento di approfondire la sua importanza e lo stretto rapporto che sta costruendo con Chainlink.

Il DTCC è un sistema di settlement e di regolazione delle transazioni in securities (strumenti finanziari a scopo di investimento) degli Stati Uniti.

Sono l’organizzazione legalmente incaricata di occuparsi della regolazione degli scambi delle stocks, equities e degli altri prodotti finanziari definiti securities dalla legge.

Questa organizzazione, non direttamente controllata dal governo americano, si occupa di regolare transazioni per un valore di $2/4 quadrillions, ossia milioni di miliardi, tramite i propri database. Hai capito bene: milioni di miliardi.

La relazione tra la DTCC e Chainlink potrebbe portare questo immenso, inimmaginabile a oggi, volume di transazioni, proveniente dai più disparati organismi finanziari, a operare su un layer globale regolato da standard comuni e affidabili per lo spostamento di valore.

Le potenzialità del mondo crypto sono ambite da organismi come SWIFT e DTCC, poiché la verificabilità e l’accessibilità dei dati fornita dalle reti pubbliche e distribuite permette di evitare crisi come quella avvenuta nel 2008 o come quelle che stanno avvenendo a oggi nel sistema bancario regionale.

Queste crisi sono dovute principalmente agli istituti finanziari che aggirano le leggi di ispezione e sfruttano le zone grigie dove possono effettivamente nascondere le proprie perdite e perpetrare i propri intrugli finanziari.

Questo in un registro pubblico, distribuito e trasparente non sarà possibile e permetterà l’immediata verifica dei sottostanti collegati agli strumenti finanziari e ai conti economici degli istituti; prima si riesce a creare un sistema di standard comune e affidabile, prima questo immenso valore potrà accedere e passare tramite il nostro settore.

Lo scopo ultimo è quindi quello di rendere il settlement di valore tra le varie chain del mondo crypto, giuridicamente vincolante, così come avviene a oggi per i milioni di miliardi di transazioni regolamentate tramite i servizi della DTCC.

La creazione di questa infrastruttura legalmente riconosciuta, la quale permetterà di transare securities e bond (grazie alla DTCC) e stablecoin e altri dati (grazie a SWIFT) creerà un enorme afflusso di nuovi utenti e di nuovi potenziali acquirenti per i crypto asset, nell’ordine di grandezza dell’intero sistema finanziario attuale.

Fonte immagine: DTCC

DTCC (Depository Trust and Clearing Corporation)

Tokenomics

Come tutto questo mare di informazioni bullish effettivamente beneficerà Chainlink dal punto di vista economico e come questi profitti potranno essere rappresentati dal valore di LINK?

I servizi di Chainlink, tra cui CCIP, Data Streams, Functions e gli altri, sono sempre stati a pagamento per i fornitori di servizi, i quali corrispondono alla compagnia un determinato numero di LINK per accedere ai servizi e quindi generano domanda per il token.

Il ruolo principale di coloro che forniscono servizi tramite Chainlink è quello di fare girare i nodi dei vari servizi di oracoli che abbiamo osservato in precedenza i quali:

  • Recuperano dati e richieste;
  • Eseguono i calcoli necessari;
  • Generano il consenso necessario ai trust minimized services:
  • Restituiscono risposte spesso sotto forma di aggregati di informazioni.

Inoltre è in roadmap di coinvolgere in tutte queste operazioni anche gli stakers di LINK, i quali riceveranno ricompense per aver aiutato a mettere in sicurezza i servizi offerti dal network.

Qui interviene il complesso meccanismo di staking previsto dall’ecosistema di oracoli e il potere di slashing nel momento in cui si compiano azioni malevole volte a minare la sicurezza dei servizi.

Esistono poi alcuni progetti paralleli chiamati BUILD e SCALE, i quali prevedono rispettivamente:

  • Un acceleratore per startup le quali preallocano parte dei loro token alla rete in cambio dell’uso dei servizi; il programma BUILD conta ad oggi circa 50 progetti;
  • Mentre le chain già avviate coprono i costi operativi di Chainlink all’interno della loro infrastruttura in cambio dei servizi offerti dall’oracolo, creando una sorta di interscambio di valore; già 8 infrastrutture stanno partecipando al programma SCALE.

Non è ancora presente un pannello di controllo in grado di monitorare l’intero panorama degli accordi e dei pagamenti, soprattutto dato che alcuni di questi sono negoziazioni private. Tuttavia, il network è al lavoro per standardizzare i flussi di pagamento tramite la chain, rendendo così il tracciamento pubblico e verificabile.

In aggiunta alle diverse fonti di revenue appena affrontate, la società sta sviluppando un sistema di pagamenti attraverso una soluzione di Payment Abstraction. Questa permetterà agli utenti di effettuare pagamenti con qualsiasi asset desiderino, pagando una commissione aggiuntiva, la quale verrà successivamente convertita in LINK e distribuito ai fornitori di servizi.

Questo includerà carte di credito, conti bancari e depositi di contanti tokenizzati, per rispettare la visione di essere sempre più un ponte che colleghi il mondo tradizionale e il mondo Web3 senza snaturare le abitudini dei due ecosistemi.

Il risultato di tutto ciò è che $LINK si trasformerà in un gas token universale, lo standard di pagamento per i servizi di Chainlink, sia in forma diretta che tramite conversione di forme di pagamento FIAT.

GLINK

Parliamo ora di un interessante strumento rivolto al pubblico istituzionale che dà accesso diretto alle prestazione del token LINK.

Si chiama GLINK, un trust promosso da Grayscale sulla scia di GBTC. La caratteristica principale di questi strumenti è che non possono essere rimborsati: sono un fondo unidirenzionale il quale non permette efficienti strategie di arbitraggio. Sebbene l’AUM di $GLNK sia effettivamente ridotto, pari a circa $4 milioni, l’incredibile domanda per questo asset ha portato il prezzo di questa securities a un premium di oltre il 200%, per un valore di oltre 39$ e un sottostante collegato alla singola shares di 0.934 LINK.

Ciò dimostra come parallelamente all’impennata di volumi legata ai prodotti istituzionali esposti su BTC come i futures del CME, anche altri asset e progetti crypto stanno effettivamente attirando l’attenzione del panorama istituzionale.

Fonte immagine: ChainLinkGod X/Twitter

GLINK

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