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Trilemma blockchain: che cos'è?

Di Gabriele Brambilla

Sai che cos'è il trilemma blockchain? Preparati a conoscere uno dei problemi più famosi e complessi del nostro settore

Trilemma blockchain: che cos'è?

Introduzione al trilemma blockchain

Sappiamo bene quanto la tecnologia blockchain abbia il potenziale per cambiare il modo di lavorare, spostare denaro, investire e tanto altro ancora; bisogna però fare in conti con il trilemma, il suopiù grande limite.

Questo articolo è dedicato proprio a comprendere che cos’è il trilemma e, non da meno, quali sono le soluzioni a disposizione o in studio per superarlo.

Parleremo genericamente di “blockchain”, ma ricordiamoci che esistono tantissime strutture. Alcune hanno determinati limiti, altre differiscono e ne incontrano di nuovi, altre ancora invece puntano a non averne.

Che cos'è il blockchain trilemma

Il termine “trilemma” è stato creato dal solo e unico Vitalik Buterin, co-fondatore di una delle chain per eccellenza: Ethereum. Questo concetto fa riferimento ai tre punti cruciali della blockchain, difficili da conseguire contemporaneamente, ossia sicurezza, decentralizzazione e scalabilità.

Secondo Buterin (e non solo), il network ideale dovrebbe avere questi tre elementi alla base; tuttavia, si tratta di un’impresa titanica da conseguire.

La sicurezza andrebbe a garantire un ambiente che mette al riparo da attacchi e attori malevoli. Inoltre, possiamo pure includere l’assenza di bug e vulnerabilità che renderebbero la struttura instabile e pericolosa. Una chain sicura deve essere il punto di partenza, senza cui è impossibile andare oltre.

Parlando invece di decentralizzazione, la chain ideale dovrebbe assicurare una distribuzione della stessa su un numero minimo di attori, evitando concentrazioni di potere.

Infine, la scalabilità andrebbe a garantire un numero di transazioni per secondo elevato e in grado di adattarsi alla crescente richiesta. Il tutto senza ritrovarsi con delle gas fee proibitive, che andrebbero a impattare eccessivamente sulle finanze degli utenti. Chi utilizza la chain madre di Ethereum sa bene di cosa stiamo parlando.

Questi punti si intersecano e condizionano a vicenda, dando vita al blockchain trilemma. Se si spinge tanto su uno, si va a penalizzarne quasi certamente un altro, o addirittura entrambi i restanti. Per esempio, una chain molto sicura (pensiamo a Bitcoin), difficilmente possiede elevata scalabilità. O al contrario, una blockchain dalle altissime prestazioni tende a penalizzare la sicurezza.

Secondo alcuni esperti, il trilemma sarà sempre di mezzo. Altri ritengono invece che si possano studiare delle soluzioni che non vadano a penalizzare alcun elemento portante di una struttura a catena di blocchi. Ma proseguiamo.

Sicurezza, decentralizzazione, scalabilità

Analizziamo più a fondo gli elementi portanti della blockchain e, di conseguenza, del trilemma.

Iniziamo con la sicurezza, il must have a cui probabilmente nessuno rinuncerebbe.

Su un network circolano capitali ingenti e si sviluppano soluzioni di finanza decentralizzata, pagamento, compravendita di NFT, contratti tra società e tanto altro ancora. Di conseguenza, non ci si può esporre a dei rischi lato sicurezza.

Una chain carente su questo fronte sarebbe prona ad attacchi malevoli, manipolazioni delle transazioni e via dicendo. Ad esempio, se una singola entità riuscisse a impadronirsi almeno del 51% del network, essa sarebbe in grado di validare transazioni errate, sottrarre denaro e, in generale, fare tutto ciò che desidera. Un evento che non deve assolutamente accadere.

Tutti concordiamo sull’importanza della sicurezza. Però, spingendo troppo su questo punto si possono penalizzare gli altri due pilastri; vediamo come.

Spostiamoci quindi sulla decentralizzazione che, come suggerisce il nome, lascia il controllo a un numero esteso di partecipanti al network, evitando grandi concentrazioni di potere e autorità centrali.

Una decentralizzazione elevata garantisce trasparenza, libertà e no alla censura. Inoltre, essa premia anche la sicurezza, perché mette al riparo dalle manipolazioni. Però, al tempo stesso, un’eccessiva decentralizzazione arriva ad avere l’effetto contrario e può lasciare spazio ad attacchi malevoli di varia natura.

Un’altra criticità sta nell’impatto sulle performance. Quando si è in tanti, è più difficile trovare il consenso. Ciò comporta un maggior dispendio di tempo ed energie, con la conseguenza di minare le performance.

Parlando proprio di prestazioni, la scalabilità è l’ultimo elemento dell’equazione. Come dicevamo, essa consiste nella capacità di una chain di adattarsi a una maggior richiesta di transazioni, senza però impattare sulla velocità di esecuzione né sui costi.

Questo punto è importantissimo. Pensiamo a una blockchain che mira a diventare di uso comune, magari per pagare la spesa o fare acquisti online. Essa dovrebbe gestire una mole di transazioni elevatissima, garantendo velocità e commissioni ridotte. Una missione non semplice se si vogliono mantenere sicurezza e decentralizzazione.

Solana fa delle performance il suo cavallo di battaglia. Peccato però che ciò comporta di tanto in tanto instabilità e disservizi: la chain spinge fin troppo!

A questo punto possiamo spostarci sulle possibili soluzioni a queste problematiche.

Sicurezza, decentralizzazione, scalabilità

Soluzioni al trilemma blockchain

Con il passare degli anni, l’assalto al trilemma si è fatto sempre più duro, con svariati progetti che provano a offrire la soluzione più o meno definitiva alla questione.

Da un lato si è cercato di trovare idee che migliorassero le blockchain già esistenti. I layer-2, strutture costruite al di sopra delle chain principali, sono i rimedi più gettonati e naturali.

Bitcoin è un esempio perfetto: network dalla sicurezza robusta, la migliore in circolazione, ma carente lato scalabilità. Lightning Network è il layer-2 che assicura rapidità ed economicità delle transazioni, con la sicurezza di Bitcoin a coprire le spalle.

Non parliamo poi di Ethereum, su cui i layer-2 sono letteralmente esplosi (Arbitrum e Optimism su tutti). La competizione è feroce, ma dà la possibilità di trovare soluzioni più brillanti ed efficaci in tempi ridotti, a beneficio proprio di Ethereum. Tra l’altro, esistono diverse tipologie di L2, basate su approcci differenti.

Dall’altro lato, sono nati network nuovi di zecca, che dovrebbero essere già “trilemma-free” in partenza. Abbiamo però visto che è molto difficile fare ciò e siamo ben lontani dal trovare la soluzione finale.

Vi è poi da dire che la tendenza nel settore è quella di creare blockchain specializzate su aspetti molto specifici (come ad esempio il consenso), che lavorano in sinergia con altre soluzioni. Modularità è la parola d’ordine e il futuro sembra andare in questa direzione. Forse è proprio questo il segreto: fare in modo che diversi network possano lavorare tra loro, lasciando che ognuno si occupi di un compito che sa fare molto bene.

Per adesso, l’ambiente sta ancora creando e sperimentando, ma rispetto al passato si vedono già le differenze. Portiamo quindi ancora un po’ di pazienza, perché siamo certi che la soluzione definitiva arriverà.


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