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Bitcoin collaterale: un trend in crescita

Di Gabriele Brambilla

Cresce il trend di bitcoin collaterale, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. Analizziamo a fondo la questione.

Bitcoin collaterale: un trend in crescita

Introduzione a bitcoin come collaterale

Per anni, l’idea che bitcoin potesse un giorno diventare collaterale nei mercati finanziari tradizionali è stata relegata nella categoria delle fantasie dei maxi–bull. Una suggestione più che una prospettiva realistica.

Oggi, però, lo scenario è radicalmente diverso: l’ingresso massiccio degli ETF spot, la liquidità regolamentata del CME e la normalizzazione della custodia istituzionale stanno trasformando quella narrativa in una ipotesi concreta di evoluzione dei mercati globali.

Non è più una domanda teorica. È una questione di quando, non più di se.

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Cosa significa davvero "collaterale"

Nel linguaggio dei mercati tradizionali, “collaterale” non è un termine generico. È una parola tecnica che implica tre condizioni:

  • Liquidità profonda e costante. Deve esistere un mercato capace di assorbire rapidamente posizioni di grandi dimensioni con slippage ridotto.
  • Prezzo affidabile, verificabile, non manipolabile. Gli istituzionali devono poter valutare il mark-to-market con feed di prezzo robusti e riconosciuti.
  • Stabilità operativa e rischio di custodia sotto controllo. Il collaterale deve essere facilmente trasferibile, segregabile e utilizzabile nei sistemi di clearing.

Bitcoin soddisfa già il secondo punto e, sempre più, l’ultimo. Il problema rimasto, per anni, è il primo punto, ossia la liquidità “institutional grade”. Con l’arrivo degli ETF spot e la crescita del CME, questo freno sta progressivamente evaporando.

Fatta questa premessa indispensabile, proseguiamo.

"Liquidità, prezzo affidabile, stabilità e rischi di custodia sotto controllo: le basi di un buon asset collaterale"

Bitcoin come collaterale oggi

L’uso di BTC come collaterale non è più una suggestione teorica. Oggi esistono già esperienze concrete, in diversi contesti, che ne dimostrano la fattibilità.

Nel lending istituzionale, per esempio, bitcoin viene impiegato come garanzia in operazioni del tutto simili a quelle basate su asset tradizionali. I desk di realtà come Galaxy Digital, Fidelity Digital Assets o Anchorage hanno reso possibile ciò che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato assurdo: prendere in prestito capitale fiat o stablecoin depositando BTC in custodia regolamentata, con procedure di audit, segregazione degli asset e monitoraggio del rischio perfettamente allineati agli standard finanziari.

Una parte importante dell’evoluzione arriva anche dal mercato dei derivati. Il CME ha normalizzato l’utilizzo di bitcoin nei meccanismi di marginazione, introducendo un’infrastruttura di mercato in cui l’asset digitale è trattato con la stessa serietà dei future su materie prime o tassi. Non siamo ancora nella fase in cui BTC è riconosciuto come collaterale “di base” dal sistema, ma il terreno è preparato. Mica male rispetto a dove ci trovavamo pochi anni fa.

Parallelamente, i circuiti di prime brokerage crypto hanno fatto emergere un ecosistema in cui bitcoin non è soltanto un asset da scambiare, ma diventa una risorsa operativa. La coin può essere utilizzata per ottenere leva, coprire posizioni su derivati o accedere a liquidità in stablecoin. Anche se non si tratta ancora del pieno riconoscimento istituzionale, questi meccanismi dimostrano come BTC sia già entrato nella logica del collaterale a livello operativo.

Leggi di più: cosa sono le stablecoin?

ETF spot BTC: i game changer

L’approvazione degli ETF spot, soprattutto quelli negli Stati Uniti, ha introdotto un nuovo tipo di collaterale, ossia bitcoin tokenizzato in forma regolamentata. Infatti, per gli istituzionali, gli ETF sono preferibili a BTC trazionale per tre motivi:

  1. Custodia standardizzata (BlackRock, Fidelity, Coinbase Custody e via dicendo). Realisticamente, non potevamo pensare che un istituzionale avesse il wallet con la sua seed phrase nel cassetto, servono soluzioni ad hoc.
  2. Prezzo verificabile tramite NAV, audit e reporting normato. Si parla di operazioni importanti, che necessitano di dati precisi e sicuri sotto tutti gli aspetti.
  3. Integrazione diretta nei sistemi bancari e nei repo desk. Altro punto fondamentale, così da permettere agli istituzionali di muoversi nel loro ambiente naturale.

L’idea che quote di ETF bitcoin possano essere utilizzate come collaterale nel mercato repo non è più un’ipotesi accademica: alcuni desk americani stanno già sperimentando l’utilizzo di ETF spot come garanzia in operazioni bilaterali.

Se questo processo si espande, l’impatto sul mercato della coin numero 1 sarebbe storico: si aprirebbero le porte alla prima forma di repo market basato su asset crittografico regolamentato.

"Gli ETF spot hanno mischiato cambiato le carte per bitcoin e gli istituzionali"

Perché BTC è un collaterale rivoluzionario...

Bitcoin possiede una combinazione di caratteristiche che nessun altro asset moderno è in grado di offrire. Nel tempo ne abbiamo parlato più volte, ma è bene ricordarle per proseguire con il paragrafo successivo:

  • Operatività ininterrotta. Il fatto che il mercato funzioni 24/7 permette una gestione del rischio più agile rispetto agli asset tradizionali, che seguono gli orari delle borse e sono soggetti alle chiusure del fine settimana.
  • Liquidità in forte crescita, sostenuta dall’ingresso dei principali gestori di ETF, dall’aumento della partecipazione istituzionale e dalla standardizzazione delle piattaforme di scambio regolamentate.
  • Neutralità geopolitica, un elemento che in un mondo polarizzato riduce il rischio politico intrinseco in asset come titoli di Stato o valute nazionali.
  • Scarcity programmata e trasparente, che elimina il rischio di espansione imprevista dell’offerta, un tema sensibile per gli operatori più esposti all’inflazione monetaria.
  • Custodia professionale sempre più robusta, grazie a provider istituzionali dotati di assicurazioni, segregazione degli asset e audit indipendenti.

Queste caratteristiche non rendono BTC  automaticamente perfetto come collaterale (lo vedremo a breve), ma spiegano perché sia oggi considerato con crescente serietà nei contesti regolamentati.

... e perché resta problematico

L’altro lato della medaglia non può però essere ignorato. Ecco alcuni problematiche che continuano a persistere:

  • Volatilità ancora elevata, che costringe a perdite di valori importanti e limita l’efficienza del collaterale.
  • Assenza di un prestatore di ultima istanza, ossia ciò che rende impossibile immaginare interventi simili a quelli di Fed o BCE in condizioni di stress di mercato. Questo punto può anche essere visto come positivo, dipende da come lo si vuole osservare.
  • Correlazione non sempre prevedibile, che in alcune fasi porta BTC ad allinearsi agli asset rischiosi, compromettendo la sua funzione di garanzia.
  • Mancanza di un mercato repo consolidato, l’elemento chiave che oggi limita la scalabilità del suo utilizzo in ambito istituzionale. Su questo però ci sono segnali incoraggianti.
  • Rischi operativi e normativi non uniformi, perché la regolamentazione di custodia e trattamento fiscale varia significativamente da Paese a Paese. Qui c’è ancora tanto da lavorare, ma sono già stati fatti parecchi passi avanti.

Questi fattori non eliminano la possibilità di usare la coin come collaterale, ma ne definiscono i confini attuali e i limiti di adozione su larga scala. Più andremo avanti, più queste limitazioni si faranno piccole, o addirittura se ne andranno (o almeno lo auspichiamo).

Bitcoin collaterale: casi attuali e passati

L’idea di BTC come collaterale trova conferma nella pratica quotidiana dei desk istituzionali.

Diversi operatori regolamentati hanno condotto vere e proprie operazioni di prestito con bitcoin come garanzia; la combinazione fra custodia assicurata, protocolli di rischio e trasparenza ha reso l’asset pienamente utilizzabile anche da fondi tradizionali, non solo da hedge fund nativi crypto.

Un passaggio particolarmente rilevante riguarda l’utilizzo delle quote degli ETF spot come garanzia nei repo bilaterali.

Si tratta di sperimentazioni ancora ad applicazione limitata, ma che aprono una strada del tutto nuova: per la prima volta, BTC entra nei meccanismi del mercato monetario attraverso una forma tokenizzata e regolamentata. In questo contesto, non è nemmeno necessario trasferire bitcoin on-chain: è sufficiente la titolarità delle quote dell’ETF, con una struttura di garanzia perfettamente comprensibile per banche e desk istituzionali.

Il caso FTX offre il contraltare più utile: il collaterale costituito da token illiquidi e generati dalla stessa entità che li utilizzava come garanzia ha mostrato esattamente cosa non può essere considerato affidabile in finanza. In questo confronto implicito, bitcoin appare come l’unico asset digitale con le caratteristiche necessarie (liquidità, prezzo verificabile, indipendenza) per essere usato senza generare rischi sistemici.

Bitcoin collaterale: casi attuali e passati

Il futuro: BTC nel sistema finanziario globale

Il percorso di integrazione di questa crypto nel sistema finanziario tradizionale è ancora in evoluzione, ma la direzione complessiva è chiara.

La prossima grande svolta potrebbe arrivare dal riconoscimento esplicito di bitcoin come collaterale accettato dalle principali clearing house. Un passo come questo avrebbe implicazioni enormi, perché permetterebbe agli operatori di utilizzare BTC nei meccanismi ufficiali di compensazione, equiparandolo agli asset finanziari più consolidati.

Un’altra frontiera riguarda il mercato repo. L’idea che le quote degli ETF spot possano essere scambiate come garanzia nel mercato del pronti contro termine è molto più vicina alla realtà di quanto si creda. Se questo modello dovesse consolidarsi, nascerebbe una forma embrionale di “money market” basato su BTC, con una sofisticazione che fino a poco tempo fa era impensabile nel mondo crypto.

A completare il quadro, col tempo è plausibile aspettarsi una progressiva riduzione degli haircut applicati al collaterale in bitcoin, man mano che la liquidità aumenta e la volatilità tende a stabilizzarsi. Ciò renderebbe l’asset più efficiente da utilizzare come garanzia, aumentando il suo appeal presso le istituzioni e ampliando ulteriormente lo spettro delle applicazioni possibili.

Conclusioni

Bitcoin come collaterale non è più un’idea confinata agli ambienti più ottimisti della comunità crypto.

Gli sviluppi degli ultimi anni, dall’ingresso degli ETF spot al consolidamento dei mercati regolamentati dei derivati, mostrano che la coin sta muovendosi con decisione verso un ruolo infrastrutturale nel sistema finanziario globale. Non è più solo un asset speculativo, né un veicolo d’investimento alternativo: sta diventando un elemento operativo, utilizzabile per ottenere liquidità, strutturare prestiti e, potenzialmente, alimentare un mercato repo dedicato.

La sua natura (digitale, neutrale e indipendente) lo colloca in una posizione unica rispetto a tutte le altre forme di garanzia oggi utilizzate. Se il processo proseguirà lungo le traiettorie attuali, bitcoin non sarà più soltanto un investimento, ma un componente di base dell’architettura finanziaria internazionale. E noi saremo qui a raccontarvelo.


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