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Blockspace: cos'è e perché è importante

Di Gabriele Brambilla

Tra i dati alla base di ciascuna blockchain vi è il blockspace, ossia la capacità del network finalizzare e registrare operazioni

Blockspace: cos'è e perché è importante

Introduzione

Conosciamo più a fondo un fattore fondamentale delle blockchain, ossia il blockspace.

Dopo le presentazioni di carattere generale, ci sposteremo sull’ecosistema Polkadot, dove il blockspace ha raggiunto livelli di ottimizzazione elevatissimi.

Andiamo però per gradi e cominciamo dal principio: che cos’è il blockspace?

Blockspace: che cos'è?

Già il nome suggerisce di che cosa si tratta: il blockspace è la capacità di una blockchain di finalizzare e registrare le operazioni che avvengono su di essa. Nella pratica, si tratta dello spazio virtuale dove ciascuna transazione viene eseguita, dallo spostamento di fondi alle interazioni con gli smart contract.

Il blockspace è una caratteristica che ciascun network possiede, da Bitcoin (la prima chain della storia) fino alle soluzioni più recenti. Possiamo però sostenere che è la creazione di Vitalik Buterin, Ethereum, ad aver innovato per la prima volta il blockspace e la relativa offerta; il motivo? La creazione di una macchina virtuale e la precisa misurazione del blockspace mediante il gas. Così facendo, si riuscì a calcolare con precisione lo spazio offerto da ciascun blocco.

Per esistere, il blockspace impiega potenza di calcolo, memoria e larghezza di banda. Però, a differenza di soluzioni informatiche convenzionali, i tre elementi appena citati provengono da un network distribuito e decentralizzato, composto da tutte le macchine che rendono possibile l’esistenza di una determinata blockchain.

Quando vogliamo effettuare un’operazione su blockchain, dall’invio di crypto da A a B all’interazione con uno smart contract DeFi, serve una certa quantità di blockspace. E serve proprio in quell’istante, non un secondo prima né uno dopo. Di conseguenza, se una chain non lavora al regime corretto, le risorse impiegate vengono sprecate e con esse del blockspace (che resta non utilizzato).

Ricordiamoci poi che il blockspace è una risorsa scarsa. Avremo un limite ben definito ai dati inseribili in un solo blocco, che influenza quindi la congestione della rete e i relativi costi in gas fee. Da qui nasce l’esigenza di creare transazioni che richiedano meno spazio possibile, così da consentire al blocco di immagazzinarne un numero maggiore.

Il blockspace è un elemento molto importante per le blockchain e gli utenti che le utilizzano. Diventa quindi indispensabile poter fare affidamento su ecosistemi dai blockspace sani, componibili, sicuri, efficienti e flessibili. Non una missione semplice, ma c’è chi è riuscito a raggiungere l’obiettivo.

"Il blockspace è la capacità di una blockchain di finalizzare e registrare le operazioni che avvengono su di essa"

Le caratteristiche del Blockspace

Approfondiamo il tema e capiamo quali sono le caratteristiche principali del blockspace.

La qualità è la prima della lista e guarda soprattutto alla sicurezza generale della chain. Un blockspace di qualità insufficiente espone il network agli attacchi esterni (tra cui quello famoso del 51%), mettendo a repentaglio i capitali e la correttezza delle transazioni.

Vi è poi la flessibilità, ossia quanto il blockspace può adattarsi a operazioni differenti tra loro. In questo campo, molte chain non riescono ancora a offrire soluzioni convincenti in quanto limitate proprio dalla flessibilità.

Infine, vi è la disponibilità che, come nel mercato, è stabilita dall’incontro tra domanda e offerta. Servono network in grado di massimizzare la capacità nella totale sicurezza, così da garantire un servizio rapido ed economico.

"Qualità, flessibilità e disponibilità sono le caratteristiche principali del blockspace"

Polkadot 2.0 e il futuro

Spostiamoci ora su Polkadot, realtà che ha intrapreso una strada verso l’innovazione che la fa somigliare sempre più a una macchina multi-thread, un po’ come le moderne CPU.

Polkadot punta a dare vita a una rete multichain eterogenea e scalabile. Per fare ciò si basa sull’Execution Core, ossia il tempo di esecuzione, che vuole massimizzare l’utilizzo delle risorse e raggiungere il più elevato blockspace possibile. Infatti, ogni singolo core è in grado di eseguire un blocco da una macchina alla volta; le risorse, ovvero i validatori, mettono la rete nelle condizioni di andare a massimo regime (quindi al numero più elevato di core possibili) in qualsiasi momento. In questo modo, il network può rispondere immediatamente “presente!” se necessario.

C’è di più: per i validatori conta solo il numero di core che gli sono stati assegnati, nonché la relativa blockchain programmata su di essi. Non devono essere convinti a eseguire il software, né essi possono scegliere su quale chain lavorare in un dato momento. Grazie a queste caratteristiche, i validatori diventano fornitori di servizi e Polkadot può soddisfare le richieste anche più impegnative.

L’ecosistema può allocare su una singola chain più core in simultanea (multi-core), aprendo quindi la possibilità alla produzione di più blocchi in contemporanea. Come molti sapranno, una chain standard avanza invece un blocco alla volta.

Questa caratteristica dona massima elasticità alle blockchain dell’ambiente Polkadot, perché possono affrontare immediatamente i picchi di carico, così come scaricarsi nelle fasi in cui la richiesta è bassa. La capacità di avere accesso se necessario a più core, “noleggiandoli”, ricorda le istanze tipiche del cloud computing, dove un sito o app può incrementare le proprie capacità se la domanda risulta troppo elevata. In tutto ciò, dobbiamo mettere in evidenza quanto il sistema sia efficiente.

L’allocazione del blockspace è quindi al centro del funzionamento delle blockchain, ma anche della loro evoluzione. Esistono due metodi di assegnazione del blockspace sull’ecosistema in oggetto:

  • Parachain: si tratta di slot Polkadot a lungo termine, che danno il diritto a una porzione del blockspace per un certo periodo (da qualche mese fino a due anni);
  • Parathread: somigliano alle istanze spot del mondo del cloud computing.

La Relay Chain, colei che ospita gli slot, mette quindi a disposizione un sistema di validazione e blockspace che va incontro alle esigenze di ogni cliente, sia esso una grande realtà o una piccola dApp.

Polkadot 2.0 e il futuro

Conclusioni

Il Web3 prosegue nella sua evoluzione divenendo sempre più presente anche nel mondo tradizionale.

La crescita della popolarità sta portando a un’adozione maggiore rispetto a un tempo, il che richiederà una crescente efficienza. In questo senso, il blockspace diventa essenziale. Le chain dovranno lavorare anche su questo aspetto per poter davvero offrire il meglio all’utenza, pena la possibilità di perdere supporto a favore di altre realtà simili.

In questo contesto, Polkadot è uno dei principali attori, spesso frutto di ispirazione anche per altri nomi, che si sta affermando come leader sia per gli sviluppatori che per le aziende.


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