Liquid Staking, un nuovo trend?
Di Luca Boiardi
Il liquid staking permette agli utenti di ottenere la liquidità corrispondente al momento dello staking dei token, senza rinunciare gli staking rewards.

Introduzione e contesto
L’avvento delle blockchain Proof of Stake (PoS) e la transizione a quello che chiamavamo Ethereum 2.0 ha avuto un forte impatto nel mondo della finanza decentralizzata (DeFi).
La PoS permette in sostanza agli utenti di prendere parte al meccanismo di consenso di una blockchain bloccando (nella maggior parte dei casi delegando) in staking i relativi token che generano flussi di entrate tramite i cosiddetti staking rewards, offerti come ricompensa per tale deposito.
L’attuale sistema però presenta diversi limiti.
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Indice
Problemi dello staking
L’attuale e più diffuso sistema “plain staking” presenta delle limitazioni, scopriamole.
Innanzitutto vi è il problema degli importi minimi di staking.
Questi possono portare all’esclusione di utenti dal meccanismo di consenso, perché talvolta sono necessari capitali ingenti per entrare a farne parte. Ad esempio, servono 32ETH per Ethereum o, ancora, 2000 AVAX per la chain di Avalanche.
Vi è poi l’unbonding e lock-up period.
I token messi in staking sono soggetti a un “periodo di svincolo” che li rende temporaneamente inaccessibili al momento del unstaking, il periodo varia da una chain all’altra: Crypto.org Chain e Polkadot richiedono 28 giorni; la defunta blockchain Terra ne richiedeva 21. Giusto per fare qualche esempio pratico.
Infine, ci sono poi limitazioni alla supply circolante e alla liquidità.
Molte chain PoS contano la maggior parte dei loro token bloccati nello staking. Per Cardano e Solana questa soglia supera addirittura il 70%. La conseguenza è che solo una parte minore della supply è liquida e disponibile per essere utilizzata attivamente nei protocolli di finanza decentralizzata.
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Cos’è il liquid staking
Il compromesso per i problemi dello staking tradizionale è offerto dal liquid staking che, come suggerito dal nome, permette agli utenti di ottenere liquidità corrispondente al momento dello staking dei token, senza quindi rinunciare alla partecipazione al meccanismo di consenso e agli staking rewards.
Questo meccanismo permette di partecipare allo staking e raccogliere le relative reward ma, al tempo stesso, evitare di lasciare bloccato e inutilizzabile il capitale. In questo modo, la liquidità può trovare un altro utilizzo e contribuire alla crescita dell’ecosistema di una data chain, DeFi in primis.
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Come funziona il liquid staking
Mediante apposite piattaforme come Lido, l’utente deposita il token in uno staking contract che raccoglie gli staking token (ETH, DOT, AVAX… dipende dal protocollo), ottenendo in cambio un token derivato per lo stesso ammontare del deposito.
L’utente può così accedere al consenso della rete senza preoccuparsi dei limiti minimi richiesti e, allo stesso tempo, senza rinunciare alla libera disponibilità dei token depositati. Si potranno quindi sviluppare strategie di investimento multilivello, così come spendere parte dei fondi senza disinvestirli.
Tuttavia, il token sarà poi necessario per prelevare il token originale quando vorremo procedere in questo senso.
I benefici del liquid staking
Come si intuisce e abbiamo anticipato, i benefici del liquid staking sono molti. Ecco i principali:
- Migliore efficienza del capitale: il capitale allocato allo staking liquido frutta infatti sia grazie agli staking rewards, sia grazie alla sua libera disponibilità ed eventuale utilizzo nei protocolli DeFi;
- Immediata liquidità: il liquid staking elimina di fatto i lock-up period e garantisce maggiore liquidità dei token, con conseguente riduzione del fenomeno di price discovery per quei token la cui maggior parte della supply è vincolata;
- Sicurezza della chain: data l’immediata liquidità offerta non si deve rinunciare allo staking per interagire con la DEFI o viceversa, non ci sarà motivo di non partecipare al consenso della blockchain e questo garantirà maggiore sicurezza e stabilità per le stesse chain nel medio-lungo periodo;
- Interazione cross-chain: i liquid staking-token essendo dei derivati sono potenzialmente replicabili sulle diverse chain favorendo cosi la circolazione tra i diversi protocolli.

Quali sono i rischi
Ci sono due rischi principali derivanti dall’operatività in liquid staking.
Il primo è la fungibilità del token derivato. Sebbene il liquid staking offra liquidità immediata attraverso il rilascio del token derivato, è inoltre necessario assicurarsi che quest’ultimo funzioni correttamente all’interno dell’ecosistema e che sia valutato in modo efficiente dal mercato.
Vi è poi l’azzardo morale. Ipoteticamente, un validatore malevolo potrebbe shortare il token derivato e trarre profitto dal ribasso del prezzo che esso stesso provocherebbe tenendo comportamenti opportunistici (andare offline, double-signing).
All’equazione potremmo poi aggiungere i rischi specifici della piattaforma di liquid staking utilizzata, che variano però da realtà a realtà.
Attuali utilizzi
Il sistema del liquid staking è parecchio diffuso.
Il più celebre protocollo è Lido Finance, che permette lo staking di ETH senza un importo minimo ed erogando in cambio stETH. Lido offriva lo stesso servizio per LUNA e SOL, coin poi abbandonate.
Un meccanismo simile, seppur non propriamente definibile “liquid staking”, è stata attuato da Binance in occasione delle auctions delle parachains di Polkadot.
Conclusioni
Il liquid staking si è diffuso molto velocemente tra le blockchain PoS.
Innumerevoli progetti e protocolli sono arrivati e arriveranno per cavalcare questo trend sempre di moda, che offre diversi benefici rispetto al sistema tradizionale, primo fra tutti la riduzione delle barriere di ingresso per la partecipazione alla blockchain: obiettivo fondamentale in un mondo decentralizzato.