Come investire in oro nel 2025
Di Gabriele Brambilla
Ampliamo le possibilità a nostra disposizione e capiamo come investire in oro nel 2025
Introduzione all'oro
L’oro è una materia prima “pilastro”, che si presta non solo a differenti applicazioni pratiche, ma anche all’investimento. In questo articolo scopriremo come investire in oro nel 2025, analizzando i tre metodi al momento disponibili, nello specifico:
- Partiremo dall’oro finanziario, ossia quello rappresentato da strumenti finanziari quali ETF ed ETP.
- Passeremo all’oro fisico, ovvero lingotti, monete e altre forme materiali.
- Concluderemo con una categoria legata alla blockchain, ossia l’oro tokenizzato.
Da notare che non abbiamo considerato gli strumenti derivati con oro sottostante né le azioni delle società minerarie. Questo perché si tratta di alternative più complesse, adatte solo a investitori con un certo grado di esperienza. Inoltre, non parleremo dell’oro numismatico, come ad esempio delle monete a tiratura limitata, perché il valore dipende non solo dalla quantità di oro presente nella creazione, ma anche (se non soprattutto) dalle caratteristiche legate al collezionismo.
Fatte le dovute premesse, iniziamo subito questo viaggio!
Leggi di più: oro, il bene rifugio per eccellenza
Indice
Gold: perché investirci
Per cominciare questo articolo con il piede giusto dobbiamo prima rispondere a una domanda lecita: perché investire in questo metallo?
Partiamo dicendo che nessuno ci obbliga a investire in oro: si tratta di una scelta che per molti potrebbe essere intelligente, ma comunque non imperativa.
Il gold è il bene rifugio per eccellenza, su questo non c’è dubbio. Nel corso del tempo, questo prezioso metallo ha conservato e conserva il suo valore intrinseco. L’oro resta un punto fermo per proteggersi nei momenti di tempesta (pensiamo a un mercato ribassista o all’inflazione elevata), ma anche quando avvengono fatti quali guerre, crisi economiche e tanto altro ancora.
Il valore dell’oro dipende dalla sua rarità, ma anche dalle caratteristiche fisiche stesse. Dopotutto si tratta di un metallo dotato di grandi pregi, che si presta a molte applicazioni industriali e non: dalla produzione di gioielli alla costruzione di componenti elettronici.
Ci sono poi altri punti di forza che lo rendono perfetto per proteggersi, tra cui la volatilità contenuta e la liquidità su scala globale.
Come dicevamo, non c’è nessun obbligo a investire in oro. Tuttavia, date le sue caratteristiche, potrebbe adattarsi bene a diverse tipologie di investitore e portafoglio, portando benefici interessanti a fronte di un rischio complessivamente inferiore rispetto a quello di altre asset class.
Vediamo quindi quali sono le strade percorribili per investire cominciando dall’oro finanziario.
Leggi di più: l’altro bene rifugio: bitcoin
Investire in ETF ed ETP sull'oro
Eccoci all’oro finanziario, termine che definisce ETF o ETP che detengono gold come sottostante. Esattamente come accade per bitcoin, la BlackRock di turno può emettere degli strumenti simili basati sull’oro.
Per dar vita all’oro finanziario, un fondo acquista e detiene il metallo fisico. Dopodiché emette lo strumento finanziario (ETF o ETP) e lo rende disponibile all’acquisto da parte degli investitori. Comprando oro finanziario si detiene quindi una quota dell’oro detenuto dal fondo.
Si tratta di un’opzione semplice, ampiamente disponibile e molto efficiente. Questa è la forma più diffusa al mondo per l’investimento nell’aureo metallo.
L’oro finanziario replica fedelmente l’andamento di quello spot, da cui è spesso collateralizzato. Alcuni strumenti optano invece per una collateralizzazione con derivati, che consigliamo di evitare per mantenere più bassa la complessità dell’investimento.
ETF ed ETP sull’oro sono acquistabili sui mercati tradizionali e scambiabili senza limitazioni particolari, salvo gli orari del mercato.
Ora mettiamo a confronto pro e contro dell’oro finanziario, così da poterlo individuare meglio.
PRO:
- Liquidità alta e spread bassissimi. Quasi certamente non avremo problemi a scambiare il metallo, né ci ritroveremo con spese fuori mercato.
- Commissioni basse sia in termini di TER (Total Expense Ratio) sia relative a quelle applicate dai broker.
- La custodia è professionale e ci mette al riparo dai rischi della detenzione autonoma di oro fisico.
- A livello fiscale, si tratta di una via semplice e che non implica dei gran mal di testa: è tutto amministrato o basta davvero poco per dichiararlo.
- Possibilità di effettuare PAC con semplicità e a costi contenuti.
- Non sempre, ma comunque spesso, l’oro è collateralizzabile.
CONTRO:
- Non si possiede fisicamente l’oro. Questo è il principale punto a sfavore di questa categoria, che ci espone al rischio di controparte: se il fondo dovesse fallire, potremmo perdere il nostro denaro.
- In fasi di stress, sono possibili divergenze di prezzo tra l’asset spot e l’ETF/ETP. Si tratta di condizioni estreme, ma comunque possibili e da prendere in considerazione.
- Dobbiamo dipendere dagli orari di mercato, limitando così l’operatività.
- Se l’ETF è situato all’estero, dovremo cambiare la valuta sia in fase di acquisto che di vendita. Perciò, potremmo incassare una perdita dovuta al cambio sfavorevole, così come un guadagno inaspettato. Da considerare anche le spese richieste dal broker/dalla banca per procedere alla conversione di valuta.
Soffermandoci proprio sui costi, quanto si spende in media per mantenere un prodotto di questa categoria nel proprio portafoglio? Ecco qualche percentuale, ma attenzione: se desideri investire in oro finanziario, fa’ tutti i calcoli del caso per ottenere le cifre corrette per il tuo caso specifico. Nota: i costi medi che seguono provengono dai prodotti di BlackRock, tra i più utilizzati al mondo.
- TER dello 0,12% circa annuo.
- Spread che oscilla tra lo 0,05 e lo 0,1%.
- Commissioni variabili in base al broker o alla banca.
- Imposta di bollo annua dello 0,2%.
- Eventuali tassi di cambio valuta, variabili in base al broker o alla banca. Investendo in un ETP quotato in euro, questa voce di spesa ovviamente non c’è.
Ora che conosciamo meglio quello finanziario, scopriamo l’oro fisico.
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Investire in oro fisico
Parliamo un po’ dell’oro fisico, grezzo. Sappiamo bene che cos’è, quindi facciamo il punto sui vantaggi e svantaggi del possederlo fisicamente.
Iniziamo dicendo che non tutto l’oro è “buono”: in circolazione ci sono tantissime truffe ed è indispensabile avere la certezza di acquistare oro fisico reale. Bisogna quindi comprare solo prodotti certificati e indagare sui documenti forniti, sincerandosi che tutto corrisponda al vero. Insomma, ci sono un po’ di complessità con cui confrontarsi.
In aggiunta, l’oro fisico ha dei costi di acquisto molto alti. In genere, le commissioni si abbassano all’aumentare della quantità acquistata, ma parliamo di grammature decisamente importanti e fuori dalle possibilità del cliente retail. Comprando piccole quantità (il tipico lingottino o la moneta da pochi grammi), il prezzo di acquisto potrebbe essere superiore di vari punti percentuali rispetto a quello spot. In aggiunta, spesso c’è anche un taglio minimo.
Ok, siamo riusciti a trovare l’oro fisico certificato che fa per noi, magari pure a commissioni contenute. A questo punto però c’è la problematica della custodia. L’oro è un bene al portatore, privo di intermediari, una vera e propria liquidità globale. Dovunque sei, l’oro conserva il suo valore e tutti te lo riconoscono; hai quindi il potere di venderlo e incassare quella cifra. Bellissimo, punto.
Tuttavia, essendo appunto al portatore, è necessario proteggerlo e conservarlo adeguatamente. In caso di furto, difficilmente riusciremo a recuperarlo. Dovremo quindi trovare la giusta soluzione (cassetta di sicurezza? Caveau?), che non implichi spese ingenti.
In aggiunta, la portabilità introduce anche il tema della compliance e dell’antiriciclaggio. Non possiamo infatti prendere il primo aereo e partire con un lingotto nello zaino: dovremo dimostrare che si tratta di un bene lecito, non proveniente da attività criminali.
A livello logistico e di custodia, il gold fisico è quindi molto complesso e rappresenta una sfida. Se si tratta solo di un investimento, non ha senso comprarlo.
Diverso invece il caso in cui si cerchi la proprietà fisica. Se domani scoppiasse una guerra di scala mondiale, non ci sarebbe ETF che tenga: l’oro fisico rappresenterebbe uno dei pochi asset in grado di proteggere effettivamente il nostro capitale. Alcune persone cercano proprio questa sicurezza che solo il gold reale può dare.
L'oro tokenizzato: da PAXG a XAUT
Torniamo nel mondo crypto dando spazio all’oro tokenizzato. Per capire di cosa si tratta, immaginiamo quanto visto per l’oro finanziario, ma con una differenza chiave: anziché emettere un ETF o ETP, la società rilascia un token su blockchain.
Quando un investitore acquista uno o più token, così come una frazione, ottiene delle “quote” proporzionali al capitale. Spieghiamoci meglio con un esempio.
In circolazione ci sono due asset che rappresentano l’oro tokenizzato: Pax Gold (PAXG), emesso dalla società Paxos; XAUT, emesso dalla società Tether (sì, la stessa della stablecoin USDT). Entrambe le società acquistano oro fisico e lo detengono, così da poter emettere i rispettivi token sul mercato. L’investitore può comprare PAXG o XAUT esattamente come qualsiasi altra criptovaluta, esponendosi però al valore dell’oro. Entrambi i token hanno un valore pari a 1 PAXG o XAUT = 1 ozt (oncia troy) d’oro.
Il grande vantaggio di questa scelta sta nel fatto che è tutto on-chain: l’oro tokenizzato è quindi frazionabile e trasferibile in pochi click. In aggiunta, non ci sono commissioni di custodia e gestione.
Sia con PAXG che con XAUT è possibile convertire il capitale direttamente in oro fisico. Tuttavia, segnaliamo che ci sono dei minimi da rispettare, uniti alla necessità di dover effettuare la procedura KYC. Però, a parte questo, si può fare.
La killer application sta nell’integrazione con la finanza decentralizzata. L’investitore può mettere il proprio oro tokenizzato in appositi pool di liquidità, utilizzarlo come collaterale o altro ancora. Il capitale non resta fermo, ma si può impiegare per sviluppare strategie più complesse (e rischiose) per massimizzare i potenziali guadagni (ma attenzione alle perdite) in DeFi.
Infine, sia PAXG che XAUT seguono bene l’andamento del prezzo spot dell’oro.
Guardando ai lati negativi o complessi, gestione e custodia restano un tema. Servono conoscenze approfondite per maneggiare l’oro tokenizzato, esattamente come accade per tutte le altre crypto. Dovremo quindi avere dimestichezza con concetti quali wallet, trasferimenti blockchain, gestione delle chiavi private e seed phrase e via dicendo.
Vi è poi anche la questione della liquidità. Finché si tratta di muovere qualche migliaio di dollari di controvalore, nessun problema. Tuttavia, quando le cifre diventano importanti, la maggior parte degli exchange e DEX non dispone di sufficiente liquidità. Si rischia quindi di muovere eccessivamente il prezzo dell’asset e, di conseguenza, si deve optare per operazioni OTC, alzando l’asticella della difficoltà.
Infine, non scordiamoci del rischio di controparte: per quanto solide, Paxos e Tether restano due società che potrebbero avere dei problemi, esattamente come per i fondi. In queste circostanze, il nostro capitale potrebbe essere in pericolo.
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Conclusioni
In conclusione, quale forma d’oro è meglio? La risposta non è univoca e dipende da cosa è più importante per ciascuno.
L’oro finanziario non si batte in termini di semplicità: regime amministrato, commissioni basse e certe, nessun problema di custodia e facilità di scambio sono il grande pregio di questa tipologia. Ci sono dei rischi e dei limiti, ma nel complesso si adatta perfettamente alla maggior parte degli investitori retail.
Se si ha particolare interesse nel mondo on-chain, l’oro tokenizzato vince. Oltretutto migliora le condizioni economiche di quello finanziario, introducendo però maggiori difficoltà in termini di custodia e gestione fiscale (da fare in autonomia).
Per chi desidera la massima protezione, l’oro fisico vince. Avremo davanti delle sfide (custodia, logistica, costi…), ma l’asset sarà realmente nelle nostre tasche.
E tu, quale scegli?
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