ETF bitcoin spot: un'epopea da film

Di Gabriele Brambilla

La lunga storia sull'approvazione degli ETF bitcoin spot negli Stati Uniti potrebbe avere presto il suo lieto fine: ripercorriamola

ETF bitcoin spot: un'epopea da film

Introduzione al focus on di oggi

Una delle vicende più seguite nel panorama crypto (e non solo) è quella che riguarda l’emissione degli ETF bitcoin spot negli Stati Uniti.

Seppur questi strumenti siano già disponibili in altri Paesi, gli USA avrebbero un impatto cruciale. Dopotutto si tratta del più importante mercato mondiale; difficile quindi pensare che un ETF di questo tipo non venga ben accolto dagli investitori più intrapredenti.

C’è però di più. Le istituzioni a stelle e strisce stanno portando avanti da tempo una vera e propria battaglia contro il comparto crypto. Oltre a frenare un’industria giovane e dagli ampi margini di crescita, lo scontro crea attriti anche all’interno dei singoli partiti o enti, creando divisioni. Uno spreco di energia che potrebbe essere incanalata su questioni al momento decisamente più urgenti.

Però, in questo approfondimento non vogliamo attaccare la classe decisionale americana, ma raccontare la vicenda ETF bitcoin spot nella sua interezza.

Prima di tutto ne ripercorreremo origini e storia. Poi ci sposteremo sul presente, dove ovviamente occupa la scena il caso Grayscale vs SEC. Infine, cercheremo di guardare al futuro e scoprire cosa potrebbe accadere.

Questo approfondimento è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 1 settembre 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!

Uno sguardo agli ETF

Il nostro primo articolo su un bitcoin ETF risale al lontano febbraio 2022, quando raccontammo dell’arrivo di questo prodotto in Corea del Sud. Iniziammo a parlare di Stati Uniti ed Exchange Traded Fund pochi mesi dopo, ad aprile; da quel momento in poi, la questione è tornata di tanto in tanto alla ribalta, fino a diventare caldissima nel passato più recente.

Ma che cos’è un ETF? Come abbiamo appena scritto, questa sigla sta per Exchange Traded Fund. Si tratta di fondi dalle commissioni ridotte, che vengono scambiati sulle piazze proprio come delle azioni.

L’ETF è basato su uno o più asset e mira a rappresentarne l’andamento in modo pressoché identico. Ad esempio, un ETF sull’oro seguirà fedelmente le performance di questo metallo, così come uno su un paniere azionario farà la stessa cosa.

Gli Exchange Traded Fund hanno ormai oltre trent’anni di vita (esordirono proprio negli Stati Uniti) e sono diventati uno strumento molto utilizzato da investitori di varia natura. Perché piacciono così tanto? Diversi fattori rendono gli ETF dei validi prodotti per investire il proprio denaro, tra cui spiccano facilità, bassi costi di gestione e la trasparenza.

Chiunque, anche chi non è esperto, può optare per un ETF: basta scegliere quello giusto (ad esempio uno che segue un indice azionario) e lasciare che gli eventi facciano il loro corso. Ovviamente non sarebbe il miglior approccio agli investimenti, però vi è questa possibilità.

Resta un’ultima cosa da capire su questi prodotti: quale legame c’è con l’asset (o gli asset) che essi rappresentano? Esistono diverse tipologie di ETF che non esploreremo in questa sede: sarebbe un discorso piuttosto lungo. Distinguiamone però due in particolare: quelli basati sui futures e quelli spot.

Nel primo caso, immaginando un ETF sui futures dell’oro, l’azienda che lo emette non dovrà acquistare fisicamente il prezioso metallo, in quanto il prodotto che offre segue il valore dei suoi futures.

Invece, nel secondo caso l’emittente dovrà comprare e detenere una quantità di oro fisico pari a quella del valore degli ETF in circolazione. Abbiamo di molto semplificato per comprendere il concetto di base, così da poter procedere con più tranquillità.

Ora che abbiamo gettato le fondamenta, possiamo concentrarci sul tema di questo approfondimento.

"È importante capire la differenza tra ETF futures e spot"

Passato: origini e storia del bitcoin spot ETF

Dicevamo che è dagli inizi del 2022 che la questione ETF bitcoin spot circola sulle nostre pagine, nonché su quelle degli altri portali crypto ed economici.

La distinzione appena accennata tra ETF futures e spot è fondamentale per poter comprendere l’evoluzione del tema. Questo perché negli Stati Uniti esistono degli Exchange Traded Fund su bitcoin, scambiabili già da un paio di anni. Essi sono proposti da giganti come VanEck (VanEck Bitcoin Strategy ETF), Valkyrie (Valkyrie Bitcoin Strategy ETF) e, con oltre 1 miliardo di capitalizzazione ad agosto 2023, il ProShares Bitcoin Strategy ETF. Cosa accomuna questi prodotti? Sono tutti basati sui futures.

Negli States, i bitcoin ETF al momento disponibili sono esclusivamente futures. Nel tempo, diversi fondi hanno provato a proporre dei prodotti spot, ma sono sempre stati rispediti al mittente dall’autorità che vigila sui mercati, ovvero la Securities and Exchange Commission.

La disparità futures-spot nasce da una semplice osservazione della SEC, più volte ripetuta nel tempo: i futures sono prodotti regolamentati e vigilati, scambiati su mercati (come il CME, Chicago Mercantile Exchange) altrettanto regolamentati e vigilati. Di conseguenza, un ETF futures risulta più sicuro di uno spot, in quanto il mercato di bitcoin non ha alcuna supervisione né regola. La SEC ha sostenuto anche che il prezzo è meno manipolabile rispetto al mercato spot.

Come ben sappiamo, seppur regolamentati, i futures sono strumenti complessi e adatti esclusivamente a investitori e trader esperti. Le motivazioni della SEC fanno quindi sorridere non solo noi di TCG, ma anche personaggi di spicco del mondo crypto e finanziario.

In ogni caso, la SEC iniziò a rifiutare tutte le proposte di bitcoin ETF spot. Tra le realtà più bombardate c’è Grayscale, che ha fatto di questo prodotto la sua missione di vita. A giugno 2022, dopo il diniego alla richiesta di un ETF spot, la società sostenne che “la volontà della SEC di ammettere un prodotto future, ma negare al contempo le offerte spot, potrebbe costituire una violazione della legge”, dando il via a una delle tante battaglie legali che coinvolgono la Commission.

Se nel 2022 la questione ETF spot ha continuato a occupare la cronaca, senza però diventare la più seguita, quest’anno la musica è totalmente cambiata. A Grayscale si sono uniti altri fondi che vorrebbero offrire un prodotto di questo tipo ai propri clienti. Oltre al già menzionato VanEck, è arrivato uno degli attori più potenti sulla scena mondiale: BlackRock.

La storia ci dice che BlackRock è il fuoriclasse dei fondi. Il rapporto tra approvazioni e rifiuti sugli ETF proposti è di 575:1; sì, la cifra è proprio questa e la riscriviamo: 575:1, il che significa che solo una volta la SEC si è permessa di dire di no.

BlackRock muove somme enormi e ha un potere preoccupante che permea anche nel mondo della politica americana e non. Tuttavia, in questo specifico caso, avere un gigante del genere al proprio fianco è positivo, perché mette una pressione enorme sulla SEC, sempre più in difficoltà.

Passato: origini e storia del bitcoin spot ETF

Presente: il caso Grayscale vs SEC

Il vento è cambiato e la Commission mostra i propri limiti. L’affanno non è solo lato ETF, ma anche con altre realtà e progetti crypto (vedi l’exchange Coinbase) con cui ha deciso di scontrarsi. Finora, il 2023 è stato un anno arrembante per la SEC, molto aggressiva verso il settore e i suoi attori. Però, si è trovata dinnanzi a degli avversari che rispondono a suon di cause legali e non adottano l’atteggiamento remissivo sperato. Gensler e compagni sono quindi tra vari fuochi e anche la politica inizia a guardare “di traverso” il presidente e la sua condotta.

Ma torniamo agli ETF e concentriamoci su ciò che sta accadendo nel presente.

La Securities and Exchange Commission ha davanti a sé varie scadenze sulle proposte degli ETF. Dovrà quindi esprimersi e motivare la decisione. Oppure vi è l’opzione di guadagnare del tempo, cosa peraltro già fatta di recente. Comunque, la clessidra ha sempre meno sabbia e non sarà possibile mantenere questo atteggiamento ancora a lungo.

Ad aggiungere ulteriore pressione la causa legale con Grayscale, il più grande fondo crypto al mondo.

Grayscale avanzò la richiesta di conversione del proprio trust GBTC (Grayscale Bitcoin Trust) nel lontano ottobre 2021. Come dicevamo, la SEC rifiutò la proposta appellandosi alle possibili manipolazioni di un mercato privo di regolamentazione. Da lì in poi, via a scontri sia verbali che per vie legali.

SEC ETF

La notizia recentissima è che un tribunale federale americano ha dato ragione al fondo, facendo incassare alla SEC una parziale ma cocente sconfitta. La Commissione ha ora a disposizione 45 giorni per ottenere un’altra udienza, nella speranza di avere maggior fortuna. La situazione appare piuttosto complessa per questa istituzione, che dovrà prendere una tra queste decisioni:

  • Dare l’ok alla conversione del GBTC, importante in quanto consentirebbe ai clienti di comprare al valore di mercato dell’asset;
  • Rifiutare nuovamente, con tutte le conseguenze del caso; il tribunale ha definito l’atteggiamento della Commission “arbitrario e capriccioso”; a sostegno di questo parere anche l’ok a ETF futures e in leva, uno strumento molto complesso e per cui Grayscale ha etichettato la SEC come ipocrita. Il “no” è contemplato, ma dovrà essere motivato in modo più sensato e convincente.
  • Eliminare tutti gli ETF futures già in essere, una decisione piuttosto improbabile e che amplificherebbe la portata della tempesta in corso.

Proprio in questi giorni ci saranno diverse scadenze riguardo l’approvazione di altri ETF, tra cui spiccano BlackRock, VanEck, Invesco e Fidelity. Queste verranno probabilmente rimandate: tutto previsto.

Il punto su cui restare concentrati è la battaglia con Grayscale. Infatti, la vittoria del fondo spalancherebbe le porte anche a tutti gli altri.

Ovviamente è comunque presto per cantare vittoria. La sentenza apre alla rivalutazione della richiesta da parte della SEC, ma non la obbliga ad accettare. Il giudice ha contestato le motivazioni dietro al rifiuto, non il rifiuto di per sé, sostenendo che:

“The Commission failed to adequately explain why it approved the listing of two bitcoin futures ETPs but not Grayscale’s proposed bitcoin ETP. In the absence of a coherent explanation, this unlike regulatory treatment of like products is unlawful.”

Tuttavia, si tratta di un passo importante verso un cambio di scenario, perché sembra difficile che la Commissione possa trovare delle valide giustificazioni al rifiuto, considerando appunto l’esistenza di prodotti futures e in leva, regolamentati ma decisamente rischiosi.

"La sentenza apre alla rivalutazione della richiesta da parte della SEC, ma non la obbliga ad accettare"

Futuro: quando arriverà l'ETF?

L’importanza degli Exchange Traded Fund su bitcoin spot non è da poco per questa criptovaluta.

Innanzitutto, la natura dell’ETF implicherebbe l’acquisto a mercato di BTC. Il successo dei prodotti avrebbe un effetto direttamente proporzionale sul prezzo della coin.

Ancor più importante è l’impatto sul piano dell’adozione. Oggi le criptovalute sono ancora un fenomeno di nicchia e che richiede la conoscenza di blockchain, exchange e wallet per poter investire.

L’utente medio e che non vuole prendere rischi evitabili deve conoscere le basi, sapere cosa sono le gas fee, scegliere dove acquistare e come conservare le proprie crypto. L’ETF elimina tutti questi processi: basta comprarlo e tutto il resto viene seguito dall’emittente in cambio di una commissione contenuta.

Possiamo quindi immaginare che chi oggi teme di avvicinarsi al mondo crypto avrà un ostacolo in meno sul percorso.

Da non sottovalutare poi il generale riconoscimento dell’intera industria, da molti vista ancora come acerba e pericolosa. Da un punto di vista, l’opinione è condivisibile, perciò come maturare? In vari modi, anche entrando nella finanza tradizionale con prodotti ETF.

Difficile prevedere le tempistiche di arrivo degli Exchange Traded Fund spot su BTC negli States. In verità, non abbiamo neppure la certezza che vedranno la luce, anche se almeno su questo punto possiamo essere piuttosto ottimisti.

Secondo Bloomberg, vi è un 75% di possibilità che il 2023 sarà l’anno buono. La percentuale è cresciuta del 10% dopo la sentenza sul caso Grayscale, in quanto il giudice è stato piuttosto risoluto. Se poi guardiamo al 2024, le probabilità si alzano al 95%. Ricordiamo che Bloomberg è una delle più prestigiose società di informazione e analisi finanziaria; i due autori delle previsioni sono James Seyffart e Eric Balchunas, due tra i più noti esperti in circolazione.

Al coro si uniscono altri analisti e, più in generale, c’è da evidenziare la grande risonanza mediatica della sentenza, coperta da portali come CNBC, Barron’s e Investing, oltre ai principali quotidiani di settore.

È presto per esultare, ma il traguardo si avvicina. Si tratterebbe di una pietra miliare per l’industria delle criptovalute, sempre più riconosciuta e presente nei portafogli degli investitori.

Ma forse, la cosa più bella di questa lunga questione è la resilienza di un settore giovane ma intenzionato a consolidarsi. Nel mezzo ci saranno ancora momenti di difficoltà, battaglie e diffidenze da vincere; però, se qualcuno può farcela, è proprio il mondo crypto.


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