FOMC: ecco la notizia che non devi perdere!
Di Gabriele Brambilla
Riunione del FOMC molto attesa e indicata come la prima in cui i tassi non avrebbero subito nuovi aumenti. Sarà stato davvero così?
FOMC di giugno 2023: ci siamo
Se l’estate non è ancora arrivata e le temperature restano miti, ci pensa la Federal Reserve a rendere rovente l’atmosfera. Infatti, oggi era il fatidico giorno in cui il meeting del FOMC doveva rendere noti i nuovi tassi d’interesse americani.
Gli interventi alle politiche monetarie iniziarono oltre un anno fa, per la precisione a marzo 2022. Da allora, la spirale degli aumenti è continuata fino ad arrivare alla giornata odierna, in cui ci si attendeva il primo stop.
In quest’anno e tre mesi sono successe tantissime cose e non ci siamo mai annoiati, nel bene o nel male. Però, l’inflazione continua a rallentare (ieri i risultati del CPI sono stati soddisfacenti, con qualche riserva) e adesso è probabilmente giunto il momento di arrestare gli aumenti.
Finora l’economia ha tenuto e la FED ha potuto proseguire con i propri interventi. Sappiamo però che la pressione è elevata e accresce con il passare del tempo. Tra scenari di possibile recessione e smentite, la Banca Centrale statunitense non ha di certo avuto vita facile nel prendere le decisioni.
Ma vediamo quindi qual era lo scenario di partenza prima del comunicato emesso poco fa.
I tassi d’interesse USA erano pari al 5,25%. La maggioranza degli addetti ai lavori si aspettava lo stop agli aumenti e il mantenimento del dato a questo livello.
La Federal Reserve non ha regalato sorprese: nessun aumento né riduzione. I tassi resteranno quindi al 5,25%.
Il futuro dipenderà molto dai vari dati che arriveranno nelle prossime settimane. Non ci riferiamo solo all’inflazione ma anche al mondo del lavoro, al settore immobiliare e alla tenuta delle imprese.
Forse avverrà ciò che era stato ampiamente annunciato: alcuni mesi di stop, senza interventi; dopodiché spazio a una lenta diminuzione dei tassi.
Però, da quanto appena trapelato, questa pausa è solo momentanea e ci saranno almeno altri due aumenti da 25 punti base entro fine anno. Sarà effettivamente così? Per ora è impossibile dirlo.
In questo contesto bisogna però muoversi con la massima cautela, perché l’inflazione elevata è davvero una brutta bestia e abbassare troppo la guardia può costare caro.
Vediamo come si sono comportati i mercati.
Restando nel mondo finanziario tradizionale, borse europee in territorio verde, con Piazza Affari a comandare la classifica (+0,88%), seguita dal CAC 40 (+0,52%) e il DAX (+0,49%). Asia dai sentimenti contrastanti: se da un lato l’indice Nikkei chiude con un convincente +1,47%, male Kospi coreano (-0,72%), Hang Seng di Hong Kong (-0,58%) e Shanghai (un ridotto -0,14%).
Quanto a Wall Street, gli scambi sono ancora aperti e dovremo attendere la chiusura per tirare le somme. Al momento della scrittura, si segnalano perdite.
Spostandoci sulle nostre care criptovalute, bitcoin ed Ethereum sostanzialmente ferme, anche se sarà necessario monitorarle dopo le notizie dal FOMC (a cui sembrano reagire leggermente male). Tra le prime 50 coin per capitalizzazione, al momento della scrittura, finiscono sul podio UNI, ALGO e BNB. Titolo di “peggiore in campo” a TON, seguita a ruota da XMR (Monero).
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I tassi d'interesse nel tempo
Il 16 marzo 2022 fu applicato il primo aggiustamento ai tassi d’interesse: 25 punti base in più che portarono il dato (fermo da due anni) dallo 0,25 allo 0,5%. Nel FOMC successivo trovò spazio un aumento di 50 punti base e poi, come probabilmente ricordiamo, ben quattro incrementi da 75 punti base.
Dopo tutta questa pressione, la FED allentò un po’ la presa con un aumento di 50 punti base, seguito da tre da 25. Questa è la storia di come i tassi d’interesse USA sono passati dallo 0,25% al 5,25% in un anno e tre mesi.
Ecco il grafico di TradingView, aggiornato in tempo reale, che illustra l’andamento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti.